
Due anni fa, hanno fatto luce sul sound e la cultura gqom, esplorando Durban e le sue townships nel coinvolgente documentario, Woza Taxi. Questa volta, il collettivo romano Crudo Volta si è avventurato in Ghana insieme a Hagan, per il loro nuovo progetto, Yenkyi Taxi.
Presentato lo scorso martedì in una proiezione privata a Londra, il documentario segue il produttore britannico-ghanese mentre va alla ricerca di autenticità creativa e riscopre le sue radici. Nel tentativo di indagare come la musica urbana africana sta influenzando la fibra della cultura club europea, le spettacolari immagini—diligentemente catturate da Tommaso Cassinis—combinano paesaggi, musica, persone, costumi e tradizioni, ritraendo uno splendido scorcio di Ghana, paese la cui produzione artistica contemporanea è sotto il radar europeo da ormai molto tempo.
Come suggerisce il titolo, il taxi rimane il simbolo al centro di questa esplorazione, un format concepito per rivelare gli aspetti impliciti di una determinata scena o genere musicale, ci ha spiegato il direttore creativo di Crudo Volta, Michele: “Il taxi si concentra sulle dinamiche creative e socio-culturali che consentono ad una scena di esistere. Tuttavia, non c’è alcun tipo di finzione accademica al lavoro, il nostro approccio è molto turistico. È qui che entra in gioco la parola taxi: è una sublimazione dell’atto di vagabondare in luoghi di cui non si ha un’idea precisa, ci permette di immergerci nell’ambiente senza un programma specifico e senza preconcetti.”
Il collettivo ha scelto Accra per creare un senso di continuità con il precedente lavoro in termini di posizione geografica, ma anche per rispondere alle numerose domande che erano emerse a seguito di quel progetto. “Dopo il nostro ultimo documentario con Nan Kolé, essendoci trovati—principalmente in Europa—a far fronte ad alcune riflessioni su concetti quali appropriazione culturale, colonialismo culturale e così via, ho pensato che sarebbe stato interessante osservare il paese e la scena musicale con un artista che condivide entrambe le identità, quella africana e quella europea. Hagan era perfetto perché il suo sound e il suo stile di produzione si fondono perfettamente con le sue identità.”
Hagan e la sua musica infatti sono il risultato di questa intersezione culturale. Protagonista e narratore, il produttore aveva visitato il Ghana molte volte da bambino, ma questa era la prima volta da adulto. Nel documentario parla di come a casa viveva la cultura ghanese, mentre a scuola assorbiva quella britannica.
La sua passione per la musica, comunque, ha sempre unito i due contesti: “Durante le recite scolastiche, preferivo sempre i ruoli musicali ai personaggi, e cercavo di trovare dei modi per aggiungere elementi percussivi in ogni canzone, di dargli un tocco personale. A casa mio zio mi ha introdotto alla musica Hiplife e Highlife, e poi ho continuato a seguirlo quando faceva il dj, quindi è stato il genere Hiplife con cui ho iniziato quando ho cominciato a suonare. La fusione di questi due elementi ha formato la mia personale esperienza di Black British: l’influenza dei miei genitori e di mio zio, e l’essere stato esposto ai tratti britannici più tradizionali fuori da casa.”

Durante il viaggio, Hagan ha incontrato e discusso con musicisti e produttori locali, tra cui Gafacci e Rvdical The Kid. La loro musica è leggermente diversa dalla sua, ma condividono tutti l’obiettivo di spingere musica elettronica con influenze africane: “Stiamo tutti autenticamente cercando il modo di fondere suoni provenienti da diverse parti del mondo mantenendoli però afro-centrici,” ha osservato.
Il film documenta anche il processo creativo dietro al suo nuovo progetto musicale, inclusa una sessione presso i Vivivi Studios di West Legon, dove ha avuto l’opportunità di accedere a una vasta gamma di strumenti percussivi come i talking drums, il fontomfrom, le conga, il dondo e altri ancora: “La mattina prima di andare in studio ho messo insieme uno scheletro di traccia, era un semplice ritmo di batteria. L’intenzione era di lavorare con un percussionista per aggiungere elementi al mio beat e dargli il suono naturale africano. Lavorare con Nii (il percussionista di Vivivi Studios) ha prodotto un ottimo risultato, è stato in grado di comprendere la mia visione, eseguendo alla perfezione ogni istruzione che gli davo. Questa è probabilmente stata la parte migliore del viaggio e la più importante per me: l’anno scorso mi sono prefissato l’obiettivo di integrare le percussioni dal vivo nel mio prossimo EP, quindi era fondamentale farlo bene.”

Il prossimo EP di Hagan uscirà molto presto e sarà fortemente influenzato da questo viaggio in Ghana: “Ogni traccia è ispirata da un momento particolare: andare ad Akosembo mi ha spinto a iniziare due tracce dell’EP, le riprese ad Aburi mi hanno dato idee per un altro pezzo, e quando eravamo negli studi di Akwaaba e Vivivi ho trovato l’ispirazione per un’altra canzone che alla fine è diventata una collaborazione. Questo EP è quasi dedicato a mia nonna: ogni giorno prega per me e se non fossimo andati lì a sorpresa per festeggiare il suo 80° compleanno, non sarei nemmeno stato in Ghana per rendere possibile questo progetto.”
Con delle riprese aeree letteralmente mozzafiato, un’impeccabile colonne sonora e un approccio narrativo fresco e coinvolgente, Crudo Volta è sicuramente riuscito a scavare nel profondo legame tra la musica ghanese contemporanea, le sue espressioni tradizionali e i nuovi ibridi sonori derivanti dall’intersezione delle due sfere. “Sono arrivato ad Accra con questa idea occidentale -derivata dalla cultura giovanile post-industriale- che la musica urbana dovrebbe essere un linguaggio creato come antitesi ai mezzi di espressione delle generazioni precedenti—con tutti i rituali e le convenzioni necessarie,” ci racconta Michele. “Mi sono reso conto che nella nostra cultura occidentale abbiamo accettato questa grande menzogna paternalistica secondo cui rilanciare o elogiare il passato e le abitudini tradizionali è sintomo di un atteggiamento conservatore. Il documentario rivela che questo in realtà non è vero. Ci può sicuramente essere fluidità tra tradizione e progresso.”
Indubbiamente, questo è più vero che mai per artisti come Hagan che provengono da contesti afrodiasporici in cui l’arte e la musica sono fortemente radicate nella diversità culturale, e che stanno contribuendo con il loro estro all’innovazione sonora del loro paese d’origine. In un’incredibile sequenza girata al Chale Wote festival, a James Town (Accra), Hagan suona circondato da un’enorme folla. La sua missione: far sentire un po’ di afrobeat inglese, afroswing e UK funky al pubblico ghanese. “La folla era così incuriosita da quello che stavo suonando e c’era un ragazzo in particolare che sentiva davvero la musica! È stato bellissimo vedere varie forme d’arte esposte—danze tradizionali, percussioni dal vivo e molto altro ancora.”
Sudafrica, Ghana, molti si staranno già chiedendo dove ci porterà Crudo Volta nel prossimo documentario. Michele ci ha rivelato che—per l’ennesima volta—ci sarà molto di cui essere entusiasti: “Visiteremo altri tre paesi africani entro la fine di quest’anno e ci auguriamo di crescere anche a livello di narrativa e struttura. Non posso dire molto al momento, ma teneteci d’occhio!”
Sicuramente lo faremo. Nel frattempo, godetevi il trailer di Yenkyi Taxi, in uscita il 19 aprile sul canale YouTube di Crudo Volta.
Tuttet le immagini | Tommaso Cassinis / Crudo Volta
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Sono una persona molto eclettica con un’ossessione per la musica e la sociologia. Nata e cresciuta in Italia, Londra è diventata la mia casa. Qui creo beat, ballo, canto, suono, scrivo, cucino e insegno in una scuola internazionale.