Wole Soyinka | Il Premio Nobel Al Festival Della Letteratura Di Venezia

All’indomani dell’insediamento di Trump alla Bianca Casa, Wole Soyinka ha strappato la sua green card (il suo permesso di soggiorno) come segno di protesta, mantenendo la promessa che aveva fatto a un suo studente durante una lezione al New York University’s Institute of African American Affairs.
Drammaturgo, poeta, scrittore, saggista, il Premio Nobel per la Letteratura (1986) di battaglie politiche ne ha fatte nella sua vita, pagando anche con la libertà. Nel 1967 il governo nigeriano lo fece infatti incarcerare per un articolo in cui chiedeva il cessate il fuoco durante la guerra civile nigeriana. Articolo che gli costò ventisette mesi di prigionia forzata, ventidue dei quali in isolamento: non poteva né leggere, né scrivere, ma quando ci riusciva sottraeva della carta igienica sulla quale compose con dei fiammiferi usati alucni poemi. Un’esperienza dura, che lo segnò, e che riporta in uno dei suoi libri di maggior successo, L’Uomo è morto – The man died: prison notes (1971)
Nel 1994 la sua critica contro la dittatura militare di Sani Abacha gli fece guadagnare una condanna a morte, motivo per cui fu costretto a scappare e a passare molti anni in esilio, trovando rifugio negli Stati Uniti. Solo dopo la morte di Abacha, nel 1998, è ritornato in Nigeria, paese dove nonostante tutto continua a vivere la sua vita, svolgendo la sua attività di difensore dei diritti umani e il suo lavoro.
Ma se è vero che la letteratura—e il suo attivismo politico—gli hanno fatto guadagnare il più ambito riconoscimento al mondo, è altrettanto vero che è il teatro che lo ha fatto affermare in Africa, Europa e negli Stati Uniti. Un’area che gli ha permesso di sconfinare molto con la sua creatività, grazie alla quale ha rivaluato il teatro della tradizione nigeriana e la “folk opera Yoruba”, un tipo di teatro che combina mimi, costumi colorati, percussioni tradizionali, musica e folklore.
Ha scritto inoltre più di venti drammi e commedie e, tra le varie opere, ha adattato a un contesto africano Le Baccanti di Euripide. “Sono cresciuto in un ambiente pervaso di teatro. Sulle strade della mia città, Abeokuta, da bambino vedevo sfilare i cortei degli egungun, le maschere ancestrali yoruba. Processioni religiose e secolari riempivano le piazze pubbliche, i mercati. Poi c’erano i riti, le festività stagionali delle divinità tradizionali. Quando cominciai ad andare a scuola e m’imbattei in un altro tipo di teatro, tutto divenne un continuum nella mia mente e cominciai a sperimentare,” racconta in un’intervista.
In occasione di Incroci di Civiltà – Festival della Letteratura di Venezia (4-7 aprile) l’intellettuale ed eclettico artista nigeriano yoruba il 7 aprile, alle 18.00, sarà ospite all’Univeristà Ca Foscari (Auditorium Santa Margherita CF). Se siete a Venezia non perdete l’occasione di conoscerlo e sentirlo parlare dal vivo. Il festival ospiterà anche lo scrittore keniota Ngũgĩ wa Thiong’o e un parterre di scrittori provenienti da vari paesi del mondo.
Maggiori info qui.
Immagine di copertina | via Quartz
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