Uno Sguardo Profondo Sull’Arte Di Juan De Pareja

Il Metropolitan Museum of Art ha aperto la prima mostra istituzionale dedicata all'arte e alla vita di Juan de Pareja, primo pittore afroispanico, con una selezione senza precedenti delle sue opere, accompaganata da un catalogo.

di GRIOT - Pubblicato il 18/04/2023
Diego Velázquez, Juan de Pareja

Juan De Pareja (ca. 1608–1670) è ampiamente conosciuto come il modello dell’iconico ritratto realizzato da Diego Velázquez a Roma nel 1650, commissionato da Re Filippo IV di Spagna durante un soggiorno reale. La vita di Pareja fino al 1926 rimase in gran parte trascurata, quando Arturo Alfonso Schomburg, intellettuale e collezionista Nero portoricano e studioso del Rinascimento di Harlem, intraprese un viaggio di studio in Spagna, a Siviglia, Granada e Madrid. Qui iniziò a ricostruire le dinamiche della società multirazziale spagnola all’epoca di Pareja, in cui le persone di origine africana svolgevano un ruolo cruciale, seppure non riconosciuto. L’esito della sua ricerca è presentato in mostra grazie a una serie di prestiti dello Schomburg Center for Research in Black Culture della New York Public Library. Tra questi il suo storico saggio, The Negro Digs Up His Past, ma anche fotografie e altri volumi.

Il dipinto di Velázquez è entrato nella collezione del Metropolitan Museum of Art nel 1971, per la cifra record di 5,5 milioni di dollari, e da allora è rimasto lì. Oggi ,con la mostra Juan de Pareja, Afro-Hispanic Painter (3 marzo-16 luglio 2023)—ospitata nell’ala del MET intitolata a Robert Lehman (gallerie 955 e 960-62), il museo si propone di incoronare Pareja come uno dei primi artisti europei afrodiscenti, recuperando la sua storia e collegando le prove del lavoro degli artigiani schiavizzati e della società multietnica che abitava la Spagna barocca al grande movimento estetico occidentale—e in particolare al patrimonio culturale e religioso del Medioevo della prima Età moderna.

Juan de Pareja, Fuga dall’Egitto, COURTESY Metropolitan Museum of Art

Infatti, accanto a Velázquez, questo periodo ha visto molti altri artisti spagnoli iniziare a ritrarre persone discendenza Nera o moresca (musulmani che dopo il 1942 furono costretti a convertirsi al cristianesimo ), attraverso varie discipline, media e tecniche.

In un recente articolo su The Art Newspaper, la co-curatrice Vanessa K. Valdés ha dichiarato: “Schomburg scriveva solo alcuni decenni dopo l’abolizione della schiavitù, qui negli Stati Uniti, in un Paese intento a negare la storia delle persone Nere. Per Schomburg, l’importanza di Pareja non era unicamente legata alla sua esistenza e al suo essere un artista affermato e a pieno titolo, ma anche il suo essere parte di una narrativa più ampia incentrata sulla realizzazione delle persone Nere.”

Diego Velázquez, Kitchen Maid, ca. 1620. COURTESY Metropolitan Museum of Art

Oggi sappiamo che Juan de Pareja era nato ad Antequera in Andalusia (Spagna), i cenni biografici su di lui sono confusi e mitizzati per via della novità del lavoro scientifico che è stato svolto su di lui. Tuttavia, importanti ricerche affermano che sua madre fu molto probabilmente una donna schiavizzata di origini africane e altre fonti dimostrano che ad un certo punto della sua vita Pareja entrò al servizio della famiglia Velázquez, per mezzo di un acquisto. Pareja, rimase in condizione di schiavitù per più di vent’anni nello studio di Velázquez, lì preparava pigmenti e vernici, puliva i pennelli, stendeva e preparava le tele.

Il successo ottenuto fin dalla prima esposizione nel Pantheon, e il realismo della sua complessa identità resa su tela, che ne rendeva evidente la dignità e l’umanità contrapposte al suo stato di sottomissione, spinsero Velázquez a sostenerne l’emancipazione, una volta tornato in Spagna. Tuttavia, anche lì la libertà non gli venne concessa immediatamente e fu costretto a prestare altri quattro anni di servizio, prima di poter essere considerato legalmente libero.

Nel 1964 Pareja, finalmente emancipato, iniziò a sviluppare il proprio stile pittorico trovando una maggior ispirazione nella Scuola di Madrid e nella palette di colori veneziani, e lavorò in modo indipendente fino alla sua morte, nel 1670.

La Mostra

La mostra include una collezione raramente esposta di dipinti di Pareja, recuperati grazie al lavoro di ricerca di Schomburg e a diversi prestiti temporanei che provengono da collezioni museali (Museo Nazionale del Prado a Madrid, il Museo di Belle Arti di València, la Basilica Santa Maria Maggiore, Roma, e il Museo d’Arte John and Mable Ringling di Sarasota in Floridagr) in dialogo con vari quadri, manoscritti e documenti storici di Velázquez, sculture ed esemplari di raffinata arte decorativa attribuiti ad artisti spagnoli come Francisco de Zurbarán, Bartolomé Esteban Murillo, José Montes de Oca e Pedro de la Cuadra e altri.

Diego Velázquez, Documento Donatio Libertatis, 1650

La maggior parte dei dipinti esposti realizzati da de Pareja, come La fuga in Egitto (1958), La vocazione di San Matteo (1661) e Il battesimo di Cristo (1667) guidano il pubblico attraverso il suo percorso artistico, che risuona molto all’interno dei canoni dell’arte occidentale e del contributo culturale portato dalla diaspora africana, di cui la mostra vuole contrastare la narrazione ed evidenziare il ruolo essenziale che ha avuto nella cultura europea. Dei tre La Vocazione di San Matteo, dalla collezione del Museo Nazionale del Prado, è di gran lunga la sua opera più nota; si può anche vedere l’autoritratto completo dell’artista, sulla sinistra, la cui figura può essere facilmente paragonata al dipinto che lo ha reso noto.

Juan de Pareja, La Vocazione di San Matteo, 1661. COURTESY Metropolitan Museum of Art

Juan de Pareja, Afro-Hispanic Painter è resa possibile grazie al sostegno di diverse istituzioni, sponsor e donatori, in particolare la Sherman Fairchild Foundation e Denise Sobel, e con un’indennità del  Federal Council on the Arts and Humanities (Consiglio federale delle arti e delle discipline umanistiche). Ulteriori finanziamenti sono stati dati da Laura e John Arnold, Fundación María Cristina Masaveu Peterson, Ann M. Spruill e Daniel H. Cantwell e il fondo destinato dal MET a Diverse Art Histories (il racconto di diverse forme della storia dell’arte). Il contributo di Sobel ha consentito la pubblicazione del catalogo illustrato, acquistabile online, prima monografia scientifica su Pareja a includere 14 lavori fermamente attribuiti a lui, alcune possibili attribuzioni e circa 30 lavori mai pubblicati prima.

La mostra, a cura di David Pullins e Vanessa K. Valdés, con l’importante contributo di Arturo Schomburg, ha inaugurato all’inizio di aprile e sarà aperta fino al 16 luglio 2023.

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