Sufyvn | L’incofondibile Sound Elettronico Sudanese Arriva In Italia In Due Date Esclusive

di Celine Angbeletchy - Pubblicato il 12/10/2017

Le narrazioni culturali, artistiche e sociali di paesi come il Sudan sono sempre così poco accurate e intrise di un nonsochè di post-coloniale che farsi l’idea sbagliata di solito è più facile che arrivare ad intuire una parvenza di verità.

Sufyvn è un producer sudanese, il suo sound è inconfondibile e tra pochi giorni arriverà in Italia in due date esclusive, a Milano e Roma. Sufyvn racconta la sua storia in prima persona attraverso le sperimentazioni sonore che lo hanno portato a forgiare il suo sound unico e sofisticato. Un percorso che ha iniziato da bambino, all’età di sei anni, quando componeva beats per rapparci sopra, poi continuato una volta finito il liceo.

Con il suo ultimo EP, Ascension, che è uscito lo scorso marzo e pochi giorni fa ha raggiunto 3 milioni di play su Spotify, Sufvyn porta l’elettronica sudanese ad un nuovo livello artistico ed espressivo e apre nuove frontiere per tutta la musica IDM che raramente è stata mescolata a sonorità tradizionali in modo così originale.
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Lo abbiamo intervistato in vista delle sue perfomance live il 14 ottobre al Roodkapje (Rotterdam), il 15 Ottobre al Vinile, Milano, e il 17 Ottobre a Roma, a Le Mura, per scoprire di più su di lui, sulla sua musica e ricerca sonora, e sulla scena musicale elettronica in Sudan.

GRIOT: Come descrivi la tua musica?

Sufyvn: È sempre difficile rispondere a questa domanda, ma direi che la mia è musica elettronica che non si conforma a nessun genere specifico, ma presenta elementi distintivi sudanesi. Spesso, non sempre. A volte produco qualsiasi cosa mi sento di fare in un determinato momento, e potrebbe essere diverso da tutto quello che ho fatto fino ad ora. Quindi la risposta breve è: dipende.

Nelle tue produzioni usi strumenti d’epoca sudanesi e altre percussioni africane. Come fai ricerca a riguardo, dove li trovi e come hai sviluppato questo approccio artistico?

Li ricavo da molte fonti, da cassette e vinili, da file wav e anche da youtube a volte. Qualunque cosa su cui riesco a mettere le mani, basta che suoni bene e mi piaccia. Ricercare vecchi vinili sudanesi è probabilmente la cosa più difficile di tutte, perché online non si trova quasi niente. Direi che almeno la metà dei più grandi dischi prodotti e pubblicati in Sudan non si trovano su internet, a volte non si trovano le discografie intere di artisti famosissimi. Anche ricercare vecchie cassette è difficile, persino a Khartoum. Inoltre cerco e campiono anche altri strumenti tradizionali della musica asiatica, araba, afrocubana e haitiana. Qualsiasi cosa suoni bene!

Il tuo ultimo EP Ascension è un lavoro incredibile ed è stato accolto molto bene. Qual è il concetto e come lo hai composto?

Non c’è un concetto specifico dietro, ma è fondamentalmente il tipo di musica che ho sempre voluto fare, ma non avevo mai avuto abbastanza fiducia nelle mie capacità fino a quel momento. Utilizzando elementi sudanesi in un genere altrimenti moderno, può essere estremamente complicato ed è facile finire con un risultato noioso, generico e prevedibile – che è quello che cerco di evitare sempre a tutti i costi. Quindi mi ci è voluto molto tempo e tanta sperimentazione per essere un po’ più convinto, non lo sono ancora del tutto, ma ci sto lavorando.

Il modo in cui ho prodotto Ascension è diverso ai miei precedenti lavori perché ho iniziato a implementare strumenti come l’Oud, e l’ho suonato io questa volta, piuttosto che campionarlo. Ovviamente ho usato anche molti campioni, ma solo come suoni complementari.

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Che musica ascoltavi da piccolo?

Ascoltavo di tutto. Quando ero a scuola, la mia unica fonte di musica era MTV, quindi ascoltavo tutto ciò che apprezzavo e mi sembrava buono, ma soprattutto hip-hop.

Quali sono le tue principali influenze musicali?

Non credo di avere influenze importanti ma naturalmente ci sono musicisti mi hanno aiutato a modellare il mio suono in un modo o nell’altro, anche inconsciamente magari. Ad esempio, personaggi come J Dilla, lui è stato una grande influenza quando ho iniziato. Ma ascolto anche i musicisti sudanesi locali come Abdel Gadir Salim e Sharhabeel.

Sentiamo molto poco di ciò che succede realmente in campo musicale e artistico in Sudan. Com’è la scena elettronica a Khartoum?

Purtroppo la musica elettronica non è molto popolare qui. Solo poche persone la conoscono e la seguono, la cosa che si avvicina di più alla musica elettronica è un genere chiamato ‘Zanig’, che è musica tecnicamente elettronica abbinata a musica sudanese, alla dance e al reggae in un modo molto interessante. E direi che l’hip-hop è abbastanza diffuso.

Stai scrivendo nuova musica al momento?

Sì, produco sempre nuova musica, attualmente sto lavorando sul mio primo album completo e su alcune collaborazioni che dovrebbero uscire nel prossimo futuro.

Il 15 e 17 ottobre ti esibirai a Milano e Roma. È la tua prima volta in Italia? Cosa ti aspetti? E cosa possiamo aspettarci dal tuo set live?

Sì, questa sarà la mia prima volta e sono davvero entusiasta. Non ho aspettative perché è un nuovo territorio per me, ma farò un set interessante e cercherò anche di divertirmi.

Noi non vediamo l’ora di sentirlo dal vivo. Qui potete trovare più informazioni sui concerti di Milano (15 ottobre) e Roma (17 ottobre.)

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Immagine di copertina | Foto di Mansour Omer, via

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Celine Angbeletchy
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Sono una persona molto eclettica con un’ossessione per la musica e la sociologia. Nata e cresciuta in Italia, Londra è diventata la mia casa. Qui creo beat, ballo, canto, suono, scrivo, cucino e insegno in una scuola internazionale.