Sasha Huber In Mostra | YOU NAME IT

L'artista Sasha Huber esplora il modo in cui le storie coloniali sono impresse nel paesaggio attraverso la denominazione e gli atti di ricordo, chiedendosi quali azioni potrebbero essere necessarie per riparare i traumi ereditati dalla storia. Le opere di Huber presentano una visione dei modi in cui possiamo confutare con cura e teneramente i danni già inflitti dalla storia. Mettendo in discussione i termini con cui ricordiamo, l'artista si chiede chi e cosa commemoriamo e, soprattutto, come lo facciamo.

di GRIOT - Pubblicato il 16/11/2022
Sasha Huber, Tailoring Freedom - Renty and Delia, 2021. COURTESY: Autograph Gallery

YOU NAME IT raccoglie più di un decennio di lavoro di Huber, ispirato dalla campagna Demounting Louis Agassiz. Iniziata nel 2007 dallo storico e attivista svizzero Hans Fässler, la campagna si propone di riscattare l’eredità del glaciologo e razzista di origine svizzera Louis Agassiz (1807-1873). I suoi contributi scientifici nei campi della glaciologia, della paleontologia e della geologia hanno dato vita a oltre 80 monumenti che portano il suo nome sulla Terra, sulla Luna e su Marte. Meno nota è invece l’eredità del razzismo scientifico di Agassiz, che utilizzò la sua posizione per promuovere attivamente l’asservimento, lo sfruttamento e la segregazione dei Neri e di altre persone di colore. Nel marzo del 1850 incaricò J.T. Zealy (1812-1893) di fotografare le/gli schiavз nella piantagione di Edgehill, nella Carolina del Sud, utilizzando la tecnologia della fotografia per promuovere la sua campagna eugenetica.

Il cuore della mostra, curata da Renée Mussai, Mark Sealy e Bindi Vora, è Tailoring Freedom, che comprende i ritratti di Renty e Delia Taylor, padre e figlia congolesi ridotti in schiavitù, i cui ritratti furono scattati con la forza da Zealy e utilizzati da Agassiz. Huber ha riprodotto su legno i dagherrotipi di Zealy e ha usato il suo metodo caratteristico della pistola a graffette per vestire Renty con un abito ispirato a Frederick Douglass (1818-1895), mentre Delia con un abbigliamento ispirato a Harriet Tubman (1849-1913), onorando il contributo di entrambi lз abolizionistз. Queste opere sono esposte insieme ai video, alle fotografie, alle performance e alle ricerche di Huber, che hanno portato alla luce l’eredità razzista di Agissiz e gli sforzi per rimuovere il suo nome da una montagna delle Alpi svizzere e sostituirlo con quello di Renty, uno degli obiettivi della campagna Demounting Louis Agassiz.

Il desiderio di Huber di usare l’arte per guarire i traumi coloniali e storici è visibile in tutta la mostra. L’artista usa una pinzatrice per ricucire simbolicamente le ferite, creando ritratti di grande impatto visivo. Questa tecnica è visibile in The Firsts – Tilo Frey, che commemora il politico svizzero-camerunense che si batté per i diritti delle donne e il suffragio in Svizzera, e in Khadija Saye: You Are Missed, che onora la defunta artista, attivista e badante morta insieme alla madre nell’incendio della Grenfell Tower nel 2017.

Nella vetrina della galleria è presentata Space Race, l’animazione 3D di Huber che riflette su come le storie di razzismo abbiano influenzato la colonizzazione cosmica. L’artista ci chiede di considerare cosa c’è in un nome e cosa evochiamo sulla Terra—e oltre—con questi nomi?

BIO

Sasha Huber è un’artista visiva e ricercatrice multidisciplinare di origine svizzero-haitiana basata a Helsinki. Sensibile ai sottili fili che collegano la storia e il presente, usa e risponde al materiale d’archivio all’interno di una pratica creativa stratificata che comprende interventi performativi, video, fotografia e collaborazioni.

Huber recupera spesso – consapevole del suo significato simbolico – la pistola a graffette ad aria compressa come “arma” artistica, attingendo al suo potenziale per rinegoziare dinamiche di potere diseguali. È nota per il suo contributo di ricerca artistica alla campagna Demounting Louis Agassiz, che mira a smantellare la meno nota ma controversa eredità razzista del glaciologo. Huber lavora spesso in collaborazione creativa con l’artista Petri Saarikko, con il quale ha avviato il progetto a lungo termine Remedies Universe.
Ha conseguito un master in cultura visiva presso l’Università di Aalto e sta attualmente svolgendo un dottorato di ricerca basato sulla pratica, presso la Zurich University of the Arts.

Ha tenuto numerose presentazioni personali, residenze d’artista e partecipato a mostre e festival internazionali, tra cui la 56a Biennale di Venezia nel 2015. Nel 2021 è iniziato al Kunstinstituut Melly di Rotterdam il tour della sua mostra personale YOU NAME IT, che prosegue alla Power Plant Contemporary Art Gallery di Toronto, all’Autograph di Londra nel 2022/23 e al Turku Art Museum in Finlandia nel 2023. Nel 2018 Huber è stato insignita dello State Art Award nella categoria arti visive assegnato dall’Arts Promotion Center Finland.

Autograph London
11 Novembre 2022 – 25 Marzo 2023
Ingresso gratuito
autograph.org.uk

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