PREMIÈRE | Abbiamo Parlato Con Amir Ra Della Sua Nuova Opera Video Origines

“Siamo tutti Origines, tutti individui con identità plurali.” Questo è il messaggio, ridotto alla sua essenza, dell’ultimo lavoro del regista italo-egiziano Amir RA: un’opera video che affida alla musica, ai volti e alle parole dei suoi protagonisti—ventenni romani, figli e figlie di varie diaspore—il desiderio di costruire insieme un movimento artistico di giovani italiani di origine straniera, che si andrebbe ad aggiungere ai vari percorsi, collettivi e piattaforme artistici e culturali sorti in Italia negli utlimi sei anni come spontanea risposta a un vuoto narrativo.
Amir Ra è nato al Cairo, ma a un mese di vita si è trasferito a Milano insieme a sua madre per raggiungere il padre, che viveva in Italia già da tempo. È tornato al Cairo per studiare all’Accademia Internazionale di Scienze della Comunicazione, specializzandosi in Cinematografia. “Al terzo anno mi sono trovato a lavorare sui set, la fortuna ha voluto che il direttore della fotografia Marco Onorato, che ha vinto premi prestigiosi per la sua opera nei film di Matteo Garrone, avesse bisogno di un assistente operatore che parlasse italiano mentre girava il film del grande ritorno di Omar Sherif. È nato un bellissimo rapporto di stima e affetto e alla fine Marco mi ha convinto a seguirlo a Roma per continuare a lavorare insieme. È stato il mio maestro nel campo della fotografia e dopo la sua scomparsa ho intrapreso un percorso da freelance.”

Un percorso che lo porta ad avvicinarsi alla scrittura e alla regia per cominciare a raccontare finalmente le proprie storie. “Sentivo l’esigenza di parlare della mia perenne ricerca di un’identità, come forse accade nella vita di ogni persona che vive in un contesto diverso rispetto alle proprie origini.” Anche il suo primo film come regista, attualmente in fase di preproduzione, parlerà di questo tema, attraverso l’amicizia di due donne, una italiana e l’altra egiziana. “Vorrei allargare la prospettiva sul ruolo della donna nel mondo arabo, ci sono situazioni assurde per il nostro tempo.”
Il lavoro a stretto contatto con i ragazzi e le ragazze di origine straniera è cominciato con la realizzazione di un docu-film, un’esperienza che lo ha portato a girare con persone giovanissime tra Roma, Berlino e Podgorica, in Montenegro. È in questa occasione che avviene l’incontro con Fatou Soukhna, intensa cantante soul afro-romana di origine senegalese. “Volevo raccontare la storia di Fatou, cresciuta a Roma da sola con sua madre, svelare una parte della sua vita. Ne è venuto un cortometraggio, Io sono Fatou, che sta partecipando a diversi festival, e rappresenta appunto la continua ricerca di equilibrio tra radici e futuro.”

Il fatto che Fatou sia anche una cantante ha spinto il regista ad allargare la prospettiva, consentendogli di sviluppare l’idea di Origines. “Ho voluto creare uno spazio di espressione e comunicazione per i ragazzi e le ragazze, desideravo che mostrassero i loro talenti in campo artistico. Si tratta semplicemente di giovani individui che parlano di se stessi e dei problemi legati alla peculiarità di essere italiani di origine straniera. Si sono aperti, mi hanno quasi sorpreso. La situazione italiana è diversa da quella degli altri Paesi europei o degli Stati Uniti, perciò è necessario avere una voce originale.”
La performance musicale è di Fatou, insieme al rapper italo-egiziano Shady Osman, “che ha scritto un testo diretto, efficace, potente e mai banale.” Le musiche, invece, sono state composte da Dario Lanzellotti, già autore della colonna sonora di Bangla (2019, Phaim Bhuiyan) mentre il video è stato realizzato da Wale Studio. Nel video compaiono altri ragazzi e ragazze, i loro volti e le loro voci, difficili da abbinare: storie personali che diventano paradigmatiche della nostra società. “In Italia c’è sicuramente un problema di razzismo, ma è soprattutto razzismo indiretto, come svelano le parole dei ragazzi. È un dolore che si portano dentro fin da bambini, è uno sguardo sull’autobus, qualcuno che rifiuta di sedersi accanto a loro, il non sentirsi al sicuro o sapere di essere visti come un pericolo.”



In Origines troviamo Momo, che fa lo Youtuber e ha un consistente seguito, ma anche lo street artist Mosa One, che ha realizzato un murale per il video, la graphic designer e fumettista Takoua Ben Mohamed e il ballerino e coreografo Shady Salem. “Attraverso l’arte e il proprio talento, ciascuno di noi può mettere un tassello nella costruzione di una nuova prospettiva.”
Amir Ra realizzerà anche una versione lunga di Origines: “Questo primo video è un’introduzione, il primo passo per creare un seguito di ragazzi intorno a questa suggestione musicale. È il tentativo di creare una base che può affezionarsi e seguire tutte le storie che entreranno nella versione lunga. Qui mostriamo tanti mondi, che poi saranno spiegati e si apriranno al pubblico.”
La scelta di parlare ai ragazzi e alle ragazze di origine straniere per Amir sembra l’unico dialogo costruttivo possibile. “Parliamo di noi per noi, per trovare uno spazio sicuro di espressione e confronto che ci aiuti a creare un movimento collettivo basato sull’arte. Spero che si smetta di andare avanti per folate momentanee, in base ai fatti di attualità, ma che questo movimento possa essere continuativo, solido. Siamo parte integrante della società, abbiamo un pensiero e i mezzi per farci sentire e per comunicare. È ora di uscire dall’angolo.”
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Immagine di copertina | Foto di Fabrizio di Giulio
Metà italiana, metà egiziana, nata e cresciuta nelle Marche, passata per Bologna, adottata da Milano, lavoro nel campo della comunicazione e dei media. Scrivo di musica, street art e controculture, sono affascinata dalla contaminazione culturale a tutti i livelli.