Summertime | Quattro Ragazze Su Rappresentazione, Inclusione E Consigli Per La Serie Netlfix

di Johanne Affricot - Pubblicato il 21/05/2020

Faccio parte della generazione Beverly Hills 90210, Dawson’s Creek ed era qualche anno che non guardavo un teen drama. Ma Summertime non volevo perderla per varie ragioni: perché me ne avevano parlato l’anno scorso, perché qualche settimana fa mi sono arrivati dei messaggi con il trailer, e soprattutto perché la protagonista della serie, Coco Rebecca Edogamhe—che mi è piaciuta nel suo debutto di attrice—è nera e ha una meravigliosa corona Afro.

Inoltre volevo avvicinarmi a Tre Metri Sopra il Cielo, il romanzo di Federico Moccia che quando uscì era sulla bocca di tanti amici (ma non lessi per poco interesse), diventato un cult generazionale, poi film, da cui in parte si ispira la serie; ed ero curiosa di vedere la raffigurazione del protagonista maschile, Step, personaggio che molti di noi hanno conosciuto a Roma negli anni ‘90-2000, con la sua Harley rombante che quando passava sapevi che era lui senza doverti girare.

Uscita su Netflix il 29 aprile, Summertime (prodotta da Cattleya) racconta la storia d’amore tra due ragazzi, Summer e Ale. Sullo sfondo la costiera adriatica, immersa in un’estate che catapulta lo spettatore alla scoperta di storie di amicizia, famiglie, vite e dinamiche che, insieme a una bella e ben studiata colonna sonora, dettano il ritmo e la pasta della serie.
griot mag summertime coco rebeccaLa contentezza di vedere finalmente nel ruolo di protagonista un’attrice italiana nera la manifesto senza veli, e devo dire che l’intero progetto, indossando lo sguardo di una  giovane teenager, è carino, leggero e azzeccato in molte parti.

La presenza di un player straniero come Netflix sicuramente sta stimolando il sistema audiovisivo internazionale a intraprendere senza remore strade che narrano storie originali, inclusive, autentiche, più appetibili per un mercato internazionale e glocale, sollecitando anche le nostre case di produzione ad aprire di più quel guscio socchiuso dal quale, negli ultimi anni, sono già usciti diversi prodotti con attori italiani neri in ruoli di co-protagonista o di rilievo: Suburra, Nelle tue mani, Nero a metà, Alla ricerca della Felicità, Tutto può succedere. E a breve ci aspetta l’uscita di Zero (ne abbiamo parlato qui).

Osservando la serie con occhio più critico, credo che il potenziale sia enorme, ma è ancora troppo lenta e ripetitiva in alcuni punti, diverse cose dovrebbero essere aggiustate, e sui social sono stati tanti i commenti, sia positivi che negativi. Per questo ho chiesto a quattro ragazze nei loro 20+ di dirmi la loro sulla serie italiana per settimane nella top 10 delle serie Netflix più viste in vari paesi del mondo.  

EVA, 24 anni, italo-nigeriana, studentessa di lingua cinese e occasionalmente modella. La sua serie cult: The O.C.

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GRIOT: Quali sono le cose che hai apprezzato e quelle che ti sono mancate in Summertime?

Mi è piaciuto molto come è stata rappresentata la protagonista. Non l’hanno trattata diversamente perché era nera. È una ragazza normale, una ragazza qualunque, con la sua vita e i suoi amici.

Per quanto riguarda le mancanze, nelle scene delle feste, o in altre situazioni, non c’erano altri personaggi italiani neri o con altre origini. Non ha senso. Pensando alla mia esperienza, senza voler creare stereotipi, la ragazza nera, in qualsiasi contesto si trovi in Italia, per me cerca sempre di trovarsi una base in cui potersi rispecchiare, perché per quanto possa volere bene a un’amica, il modo in cui riesco a parlare di certi temi con una persona più simile a me è diverso rispetto al parlare con un’amica con la quale non ho condiviso certe esperienze.

Il fatto di non aver trattato la parte delle origini è qualcosa che ti è mancato?

Essendo solo otto episodi, ci sta che non abbiano affrontato il suo background. Credo sia stato onesto e una scelta voluta. Potevano cadere nel banale, nello stereotipo di “Cosa vuol dire essere neri”, ma non lo hanno fatto. Mi è piaciuta molto la colonna sonora, lei che ascolta canzoni italiane, che passa il cantautorato italiano nelle scene in cui c’è lei. Ho riconosciuto Mina, molti brani non li conoscevo, li ho shazammati e mi sono piaciuti molto. È stato bello perché attraverso la musica hanno mostrato un aspetto di cosa vuol dire essere afroitaliani. Io sono afroitaliana e amo il cantautorato italiano. Non hanno mostrato la protagonista che ascolta Beyonce, Drake, musica hip hop.

Pensi che una ragazza nera dark-skinned sarebbe stata scelta nel ruolo di protagonista?

Secondo me no. A parte l’Italia, la questione light-skinned, dark-skinned riguarda molti paesi, perché è molto più facile per un pubblico bianco approcciarsi a una persona che sentono più vicina, che è una via di mezzo. Del tipo ‘sei accettabile, la tua gradazione di nero è una gradazione che possiamo accettare.’ Si tratta comunque di colorism. Se penso a me, a tutti gli shooting che faccio, è perché sono light-skinned. Non vedo mai ragazze nere nere. La scelta di persone light-skinned penso dipenda dalla convinzione che le produzioni hanno: pensano di accontentare più pubblico possibile, mentre credono che una persona dark-skinned nel ruolo di protagonista non sia desiderabile.

Secondo te è così?

Secondo me no, secondo me funzionerebbe, anche perché credo che le nuove generazioni siano molto più aperte mentalmente. C’è da dire però che nelle case di produzione ci sono persone di 40-50 anni che sono rimaste un po’ indietro, non riescono ad avere quell’apertura mentale che oramai c’è oggi. Le nuove generazioni cercano rappresentazione, inclusione per persone LGBTQ+, persone disabili. Rispetto agli Stati Uniti siamo indietro, lì ci sono serie con protagoniste trans, e qui stiamo ancora a parlare del colore della pelle. Siamo molto indietro.

La migliore amica di Summer, Sofia, è lesbica. Parlando di inclusione LGBTQ+, come hai visto questo passo?

Io do per scontato che oggi ci siano personaggi LGBTQ+ nelle serie. Sarebbe stato strano il contrario, anche perché nella mia vita sono circondata da persone di tutti i tipi. Magari quando avevo 13 anni mi avrebbe sorpreso vedere un personaggio gay, ma oggi no.

A parte Summer, quali sono i personaggi che ti sono rimasti più impressi?

In realtà avrei lavorato di più sui personaggi, non emergono molto, non hanno tanto carattere. A parte il meccanico, che è un tatone, è vero che lei è la protagonista, ma non spiccano, hanno poca personalità. Anche nelle scene dove Summer non c’è, non brillano molto.

La serie è stata accolta positivamente in molti altri paesi del mondo. Che effetto ti fa sapere che una serie italiana di questo tipo stia ottenendo un successo internazionale?

Ovviamente sono molto contenta che la prima serie TV italiana con una protagonista afrodiscendente stia avendo questo successo, non solo in Italia ma anche in altri paesi europei. Credo sia piacuta anche perché ha fatto vedere in minima parte un po’ della diversità che c’è in Italia, che ovviamente esiste anche altrove. È un bel passo in avanti e da qui in poi non si può più tornare indietro.

Se uscisse una seconda stagione la vedresti? Che consiglio daresti agli sceneggiatori?

Se dovesse uscire una seconda stagione non credo la vedrei, semplicemente perché come serie non mi ha preso e ho trovato difficile anche finire la prima. Direi agli sceneggiatori di mettere più impegno nel creare dei personaggi con delle personalità ben definite, anche nel modo in cui si vestono e come sono arredati i loro spazi.

SARAH, 22 anni, italo-nigeriana, modella. Le sue serie cult: Sabrina vita da Strega, Reven

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GRIOT: Quali sono le cose che ti sono piacute di più e quelle che ti sono mancate in Summertime?

Non sono mai stata una grande fan delle serie italiane, perché non mi sono mai sentita rappresentata. Appena ho visto la pubblicità di Summertime, ho esclamato: ‘Cosa? Wow! Siamo sicuri che sia una serie italiana? Che non sia stata fatta in Spagna o altri paesi? Finalmente qualcuno in cui posso immedesimarmi, finalmente succede in Italia, uno spiraglio.’ Mi sarebbe piaciuto che si fosse parlato anche di tematiche più delicate, le cose con cui hanno a che fare i neri in Italia. Non per forza il vecchietto che ti urla dietro cose brutte, o anche per esempio vedere altri personaggi con altre origini, al di fuori di lei, sua sorella, suo padre. Mi è venuto da pensare, ‘Oddio, in che villaggio sei capitata?”. Comunque, lo vedo come un primo step. Ci sta. Non è il Get Out della situazione, ma ci sta.

La parte del suo background ti è mancata?

Sì, da una parte, ma non più di tanto perché sapevo cosa aspettarmi. Per questo penso che se dietro la serie ci fosse stato uno sceneggiatore nero, ci sarebbero state sicuramente sfumature diverse, un altro approccio. Cioè, è molto italiana come serie, però mi piace che abbiano almeno messo lei come protagonista. E forse questo stimolerà altre persone, magari anche a me, a fare di più.

Pensi che una ragazza nera dark-skinned sarebbe stata scelta nel ruolo di protagonista?

Secondo me, visto che questo è un primo step, probabilmente non si rendono neanche conto di questioni dark-skinned, light-skinned. Mi capita anche nelle campagne di moda che faccio. È vera la questione della gradazione della pelle, ma anche se provassi a chiedere perché non ci sono neri più scuri, secondo me non capirebbero. Nella serie sembra un po’ che loro siano state impiantate lì, invece di essere in un contesto più normale, in cui esci e ci sono neri, bianchi, latini, eccetera. Poi dipende da città a città, ma in una città di mare c’è più gente diversa. Almeno io quando vado al mare vedo di tutto. Non è molto realistico, quindi l’ultima cosa che mi aspetto da un contesto così è che capiscano light-skinned, dark-skinned. Però è una cosa positiva, non c’è mai stata una rappresentazione del genere. Cioè, io mi ricordo che le uniche nere che vedevo in televisione erano la Gatta Nera [Ainett Stephens, nel programma Il Mercante in Fiera], e altre cose stereotipate/razziste. Quindi rispetto a queste rappresentazioni dico, ‘Wow, ci sta’. Spero con il tempo stimoli a una crescita costante, e che un giorno ci sia il regista nero, una crew di neri, che nel cast ci siano bianchi, neri. Neri che parlano napoletano, friulano… Ci sono tante cose da sistemare.

A parte Summer, i personaggi che ti sono rimasti più impressi?

Anche la sorella minore mi è piaciuta. E mi è piaciuto molto Edo, l’amico, perché è il mio tipo di ragazzo. È un po’ come me: un po’ timido, un po’ nerd. Li seguo tutti su Instagram. Comunque, in generale la serie mi è piaciuta, anche se la storia è molto per teenager e io sono più adulta.

La serie è stata accolta positivamente in molti altri paesi del mondo. Che effetto ti fa sapere che una serie italiana di questo tipo stia ottenendo un successo internazionale?

Sono molto felice, è un segnale positivo e sono sicura che siamo nella direzione giusta: innovazione, cambiamento, inclusione. Alla gente piace di più, dimostra alle persone che questo altro modo di lavorare e includere è il modo giusto.

Se uscisse una seconda stagione la vedresti? Che consiglio daresti agli sceneggiatori per un’eventuale seconda stagione?

Sì, assolutamente. Però ci metterei un po’ più di cultura. Per quanto riguarda consigli, suggerirei di assumere, includere sceneggiatori black, per avere degli input diversi. Oppure di permettere a chi vede la serie di entrare più in contatto con lei, mostrarla in più sfaccettature. Nella serie c’è solo la domanda “Di dove sei”? Ecco, un po’ più di quello. Non ne parlano più di tanto e sarebbe stato bello. Anche se alla fine penso che il loro processo sia stato, ‘Su cosa ci concentriamo di più?’.

MINA, 22 anni, italo- burkinabé, studentessa di recitazione. Le sue serire cult: Il mondo di Patty, Gossip Girl
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GRIOT: Quali sono le cose che hai apprezzato e quelle che ti sono mancate in Summertime?

Ho apprezzato tantissimo la fotografia e la musica. Premessa: io in generale non amo tanto le teen series, l’ho guardata per curiosità, perché la co-protagonista è nella mia stessa agenzia e la protagonista è una ragazza mulatta. Parlando di mancanze, avrei preferito una migliore interpretazione da parte di alcuni attori, ma essendo una serie teen, studiata per un target giovane, non mi sento di dire come sarebbe dovuta essere. Avrei preferito un approfondimento di altri personaggi e più puntate rispetto alle otto. Mi sarebbe piacuto uno sviluppo del padre di Summer, per esempio, un approfondimento del suo rapporto con la madre, perché non si è capito molto del loro rapporto, se è un rapporto incrinato da anni, se si amano davvero oppure no.

Il fatto di non aver trattato il tema delle origini della protagonista è qualcosa che è mancato?

Devo confessarti che mi ha fatto molto piacere che non si rimarcasse troppo l’origine della ragazza, perché comunque troppo spesso nelle serie, anche quelle italiane, quando il personaggio è di un’altra etnia si evidenzia troppo, ed è stereotipato nel ruolo del personaggio di quella etnia lì. Invece in questa serie Summer non è stata relegata a uno stereotipo. È una ragazza, mulatta, che vive la sua vita, i suoi amori, ha i suoi problemi famigliari. Fine. L’ho molto apprezzata. Capire di più le origini di Summer, la storia del padre, mi avrebbe fatto sicuramente piacere, magari succederà in una seconda stagione.

Pensi che una ragazza nera dark-skinned sarebbe stata scelta nel ruolo di protagonista?

Bella domanda. Forse sì, forse no. Quello che so per certo è che non cercavano una persona specificatamente mulatta. Il ruolo di Summer in realtà era un ruolo con etnia generica. Non so, non posso dare un’opinione per certa.

A me è piaciuto molto anche il personaggio di Sofia e come vive in maniera esplicita e con naturalezza la sua omosessualità. Che ne pensi?

È piaciuta molto anche a me. Vive la sua omossessualità in maniera tranquilla, senza conflitti. Non si è mai vergognata di quello che è. In realtà all’inizio della serie pensavo che Sofia nascondesse il suo orientamento e si scoprisse dopo, e invece no, si sapeva, era tutto normale, anche con gli amici. Poi mi piace anche nel ruolo di amica, è un’amica presente per Dario.

A parte Summer, quali sono i personaggi che ti sono rimasti più impressi?

Mi è piaciuta tanto Blue, la sorellina. Si vede che a volte subisce la presenza della sorella maggiore. La dolcezza e la tenerezza che trasmette nella serie sono uniche tra tutti i personaggi.

La serie è stata accolta positivamente in molti altri paesi del mondo. Che effetto ti fa sapere che una serie italiana di questo tipo, con una protagonista nera, stia ottenendo un successo internazionale?

A me fa molto piacere che una serie italiana abbia una certa visibilità nel mondo, facendo vedere che l’Italia è in grado di produrre buoni prodotti.

Se dovesse uscire una seconda stagione, se tu fossi una sceneggiatrice, che consigli daresti alla produzione?

Approfondirei di più i caratteri dei vari personaggi, più dialoghi. Spesso i personaggi agiscono in maniera incomprensibile. Punterei di più sulla comunicazione tra Summer e gli amici. Nonostante sia una serie per teenager, non ce la vedo una ragazza che si bacia con il suo migliore amico, non dice niente alla sua migliore amica e sparisce nel nulla.

LOREDANE, 27 anni, italo-congolese, assitente alla vendita. Le sue serie cult: Skins, Misfists

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GRIOT: Quali sono le cose che ti sono piacute di più e quelle che ti sono mancate in Summertime?

Nonostante i miei 27 anni, amo molto i teen drama. Inizialmente quello che ho apprezzato di più è stato il tentativo. Mi è piaciuto molto il fatto che sia stata scelta un’attrice protagonista non bionda con gli occhi azzurri, ma una ragazza che rappresenta un altro spaccato d’Italia e che l’abbiano fatto con normalità, senza storia strappa lacrime, senza passati drammatici: questa è Summer, vive qui. Punto.

La serie in sé ha una bella fotografia, è molto estiva, colorata. Per il resto, nonostante il tentativo di presentare Summer con tutta la normalità del caso, come è giusto che sia perché la sua storia può essere la mia, come quella di tante altre ragazze, secondo me alla serie è mancato il coraggio di osare; di far dire a quel personaggio qualcosa in più. Farle dire che come lei ce ne sono tanti altri, farle raccontare una storia che è diversa da quella di molti, che non hanno vissuto certe esperienze. Una storia che valeva la pena raccontare.

Ci sono storie che sono diverse ma non per questo sono assurde o lontane, anzi. Puoi essere circondato da compagni di classe che hanno storie diverse. Ed è qualcosa che i tredicenni, i quattordicenni, i quindicenni possono capire tranquillamente, perché non sono stupidi. Forse fanno un po’ più fatica i quarantenni, però se partiamo dalla prima fascia, e raccontiamo una storia senza troppi drammi o patriottismo, forse ci arriviamo. Lo avrebbero potuto fare tranquillamente e invece spiace che abbiano perso un po’ l’occasione.

Pensi che una ragazza nera dark-skinned sarebbe stata scelta nel ruolo di protagonista?

Probabilmente no. Purtroppo secondo me siamo ancora nella fase per cui è molto più conveniente e comodo scegliere una ragazza light-skinned come Coco, che non critico perché è stata scelta. Ma credo che avere una donna dark-skinned nello schermo inevitabilmente fa scattare nello spettatore tutta una serie di domande, perché non è abituato a vedere quel tipo di rappresentazione: a partire dai capelli, ai vestiti, al corpo. Non siamo mai rappresentate e normalizzate come tutte le altre. Oppure veniamo fortemente sessualizzate, quindi quando si tratta di mostrare la “panterona nera”, tipo Ainett Stephens, allora quel personaggio lì va bene. Non c’è ancora molto spazio per noi. Tezeta Abraham ha avuto una parte più interessante in un’altra serie tv italiana, qualche anno fa. C’è Alberto Malanchino, che ha recitato in una serie recente di medici e chirurghi. Ci stiamo muovendo in maniera diversa adesso, ma ci sono ancora tanti stereotipi.

A parte Summer, quali sono i personaggi che ti sono rimasti più impressi?

Mi è piaciuta molto Blue, la sorella piccola. Mi è piaciuto il personaggio di Dario, per l’interpretazione. Mi coinvolgevano le scene in cui c’era lui. Anche Tersigni, che avevo già visto in Skam Italia. In linea di massima però, al di là dei singoli personaggi, come progetto finale non l’ho trovato molto coinvolgente, né emozionante, e l’ho guardato a più riprese. I dialoghi mi sono sembrati un po’ sterili, sconnessi. Tanto di quello che avrebbero potuto dire i personaggi è stato lasciato dire alla musica: bella, c’è tanto pop, ma un po’ meno musica e più dialogo lo avrei preferito.

Se ci fosse una seconda stagione, la vedresti? E che consigli daresti alla produzione?

A questo punto sì, per vedere se qualcosa è migliorato, ma gli darei tre episodi di prova. Come consiglio direi alla produzione: osate un po’ di più, avete un’occasione d’oro tra le mani. Chi vi guarda è giovane e se gli fate capire bene due cose, a vent’anni i ragazzi non starebbero a guardare quei personaggi che sappiamo.

La serie è stata accolta positivamente in molti altri paesi del mondo. Che effetto ti fa sapere che una serie italiana di questo tipo stia ottenendo un successo internazionale?

È ovvio che si prova orgoglio, perché comunque è un primo passo. Non tutti lo hanno fatto. Quindi sapere che c’è una serie italiana con una protagonista nera, che sta avendo molto successo nel mondo, e che in altri paesi non si sognerebbero neanche di fare, ne vado fiera. Però sottolineo: osate!

Tutte le immagini | Per gentile concessione delle intervistate

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