‘Not African Enough’ – Poco Africano | Il Libro Di The Nest Collective Contro Gli Stereotipi Sulla “moda Africana”

di Eric Otieno Sumba - Pubblicato il 01/10/2017

Quando Louis Vuitton presentò la collezione primavera/estate alla settimana della moda di New York nel 2012, ci fu un tumulto sul web. Da un lato, le fashioniste salutavano i colori audaci, il blocco-stampa e la novità. Dall’altra, la collezione sembrava letteralmente essere stata tolta dalle spalle degli ignari uomini e donne Maasai che si facevano i fatti loro a Nairobi o Arusha, con una aggiunta di tonalità di khaki-marrone e verde oliva per fare emergere un nonsoché di safari. Uno scalpore enorme e accuse di appropriazione culturale sono seguiti. Da allora i Maasai hanno cominciato a proteggere il loro marchio dalle case di moda di lusso che cercano ‘ispirazione’, ma stiamo divagando.

Benvenuti nel mondo della moda contemporanea, dove gli stilisti di etichette euro-americane hanno la libertà di trarre l’ispirazione da qualsiasi luogo (indipendentemente dal fatto che lo possano fare o meno,) mentre alle loro controparti keniane viene implicitamente negato lo stesso lusso creativo.
griot mag not african enough - the nest collective-Model Shanelle Nyasiase_Outfit Ami Doshi Shah_ Image Sunny DolatSunny Dolat, uno stilista e regista che lavora a Nairobi, vede la questione come il sintomo di un problema più ampio: gli stilisti africani sono limitati nell’ispirarsi solo alla propria cultura: “Ma nel momento in cui osi allontanarti, il tuo lavoro non è abbastanza africano e tu non sei abbastanza africano” spiega. Con alcune eccezioni, la frase “Non abbastanza africano” è diventata la più comune scusa per non prendere seriamente un numero significativo di stilisti emergenti del continente africano.

griot mag not african enough - the nest collective- Maganga Mwagogo
The NEST collective

Il collettivo the NEST, un tour-de-force di creativi di Nairobi, ha deciso di sfidare questo status quo, dando una risposta formidabile fatta di parole, immagini, suoni, idee, debolezze e storie che compongono ciò che il collettivo chiama “super-concetto” dell’Africa.

Il libro, intitolato Not African Enough – Non Abbastanza Africano, arriva giusto in tempo ma è atteso da molto. La fusione dell’idea di look-book ad un approccio antologico che mescola i racconti degli stilisti e il rigore estetico tipico del NEST Collective, rende un il tutto elegante e infinitamente delizioso.

griot mag Model Juliet Kiruhi_Outfit M+K (Muqaddam Latif and Keith Macharia)_Photo by Maganga MwagogoNel libro, quattordici stilisti condividono le loro fonti di ispirazione, i processi di progettazione e le loro esperienze nell’industria della moda. La retorica comune che molti di loro si sono sentiti rivolgere è l’idea che il loro design debba includere tessuti colorati a stampa in cera.

Questo imperativo della stampa in cera tenta di definire uno spettro creativo all’interno del quale gli stilisti africani ‘hanno il permesso’ di operare limitando così la loro creatività. Per esempio, Katungulu Mwendwa spiega che:

“La mia estetica in un primo momento confondeva la gente. Alcuni addirittura dicevano “E quello sarebbe africano? Ma non c’è nessuna stampa!” Mi sono reso conto che alcune persone hanno una definizione molto ristretta di “Africa” e raramente si sforzano di avventurarsi al di là delle stampe colorate. La mia risposta a questa idea è sempre stata: ‘Perché volete limitare la mia creatività? Mi stai dicendo che, perché provengo da questo enorme continente – con così tante persone diverse – mi è consentito solo usare le stampe in cera quando creo i miei stili?'”

griot mag not african enough - the nest collectiveModel Randy Gowon_Outfit Munga_Image Joseph Nabster ChegeInoltre, gli inglesi sono stati molto accurati con il loro colonialismo in Kenya. A differenza del Ghana, dove molte tecniche di fabbricazione e lavorazione del tessuto sono sopravvissute indenni ad un altrettanto brutale colonialismo, il Kenya non è stato così fortunato. Inoltre, gli abiti importati e l’ascesa globale della fast-fashion negli anni ’90 hanno accelerato la scomparsa dell’abbigliamento fabbricato localmente, ed il conseguente afflusso di abiti di seconda mano Mitumba ha poi soffocato la cultura sartoriale che stava iniziando a crescere in Kenya, dove i sarti locali creavano pezzi su misura per clienti desiderosi.

griot mag not african enough - the nest collective-Model Maureen Onyango_Outfit_M + K (Muqaddam Latif and Keith Macharia)_Image Maganga MwagogoSecondo Kepha Maina:

“C’è una forte influenza britannica in ciò che indossiamo: quando abbiamo ottenuto l’indipendenza, non abbiamo buttato via tutto quello che ci era arrivato con il colonialismo. Da allora non abbiamo mai cercato di capirci – abbiamo continuato con la vita dopo il 1963. Negli anni ’90, l’abbigliamento di seconda mano erano molto in voga, anche il governo si prese carico di promuoverlo, e credo che abbia giocato un ruolo importante nell’erosione di tutto ciò che era nostro: Mitumba era un brand economico e facilmente accessibile, ha marcato la nostra infanzia, insieme all’idea di valorizzare le cose dagli Stati Uniti e dall’Europa.”

Ma invece di creare in un’ottica occidentale, gli stilisti keniani stanno lanciando un forte segnale. Sentono il bisogno di creare un prodotto con un appeal globale: una moda che si distingue per il suo design, la sua qualità e la sua arte, piuttosto che per da dove proviene.

griot mag not african enough - the nest collective-_Model Jo Kisila_Outfit_Firyal Nur Al Hossain_Image Sarah WaiswaI designer di Not African Enough rivendicano la loro libertà artistica, vogliono che la loro creatività parli per se stessa, grazie al talento e al duro lavoro che la fondano. Anyango Mpinga pensa che:

È in atto un grande cambiamento con questa nuova generazione di designer africani, perché stiamo creando prodotti che hanno un appeal a livello mondiale. Qualcuno a New York, Seoul, Sydney o Parigi potrebbe guardare il mio vestito e chiedere: “Di dov’è?” Non è ovvio che un pezzo sia africano solo perché stampato.

L’istanza che Not African Enough porta alla luce non è quella di rinunciare all’estetica della cera. Al contrario, questo libro mette in evidenza il recupero di spazi in cui la diversità di influenze keniane (tra cui il tessuto di cera stampato)  e del continente africano può essere inclusa e sfruttata per l’innovazione nella moda e nella design.

Gli stilisti presenti sono pronti a spingere i loro orizzonti, si stanno riprendendo il potere di poter definire il significato di ‘africano’ e c’è una realizzazione collettiva del fatto che una continua riconfigurazione dell’identità e della cultura è ciò di cui la moda ha bisogno per prosperare nel mondo, tanto più in Kenya.

griot mag not african enough - the nest collective-Model Laura Anjili_Outfit Namnyak Odupoy_ Image Sarah Waiswa

Not African Enough trascende i limiti e le aspettative implicate dall’ambiguità di categorie come “moda africana” o “design africano”. Il libro non solo si concentra su una conversazione importante ma stabilisce anche degli standard come non era mai stato fatto prima, e dimostra che le opportunità globali troveranno il talento keniano all’opera.

I designer, i modelli, gli stilisti e i fotografi che hanno partecipato alla creazione di questo libro vivono e lavorano in Kenya e stanno aprendo studi, case editrici, agenzie di casting e “recuperando il tempo” e l’attenzione persi dalla disinteressata scena della moda internazionale. Questo libro è la celebrazione del loro piccolo attivismo estetico ed ha il compito di smantellare il “super-concetto” di Africa e il suo ruolo controproducente nel pensiero contemporaneo del design e della moda.

griot mag not african enough - the nest collective-Model Shanelle Nyasiase_Outfit Kepha Maina_Image Sunny DolatNot African Enough: A Fashion Book by The NEst di NEST collective. 368 Pagine. Disponibile in due edizioni di copertina (rigida.) Potete ordinarlo online qui, e qui se siete in Kenya.

Tra gli stilisti presenti: Adele Dejak, Anyango Mpinga, Ami Doshi Shah, Ambica Shah, Katungulu Mwendwa, Munga, Kepha Maina, Ogake Mosomi, Namnyak Odupoy, Firyal Nur Al Hossain, Wambui Mukenyi e il  duo M+K (Muqaddam Latif and Keith Macharia)
griot mag not african enough - the nest collective-_Model Shanelle Nyasiase_Outfit Adele Dejak_Image Sunny Dolat and Maganga Mwagogo

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Courtesy of  The Nest Collective

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Eric Otieno Sumba
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Sono uno ricercatore e studioso di decolonialismo. Lavoro sull'intersezione tra giustizia sociale, politica, economia, arte e cultura. Amo leggere, ballare, andare in bicicletta e il capuccino senza zucchero.