Nigeria E Sicilia Nel Debutto Discogafico Di Chris Obehi

La prima volta che sentii Cu ti lu dissi, canzone popolare portata originariamente al successo da Rosa Balistreri, fu attraverso la voce di Carmen Consoli e, pur non riuscendo a comprendere perfettamente il dialetto siciliano, mi colpì per la potenza comunicativa e l’intensità con la quale riusciva a trasmettere le emozioni di un amore burrascoso. Recentemente il brano è tornato alle mie orecchie grazie a una nuova—e sorprendente, per certi versi—interpretazione: quella del musicista nigeriano Chris Obehi.
Arrivato a Palermo nel 2015, passando per il deserto e la Libia, il Mediterraneo e Lampedusa, Chris ha pubblicato a fine marzo il proprio album d’esordio, intitolato semplicemente con il nome tradizionale della sua famiglia, Obehi, che in Esan significa “mano d’angelo”.

Brani originali, scritti in questa nuova vita siciliana, fra i quali la cover di Rosa Balistreri conserva un posto speciale: “Le canzoni di Rosa hanno fin da subito attirato la mia attenzione. Ero da poco arrivato a Palermo quando un mio amico musicista, Francesco Riotta, mi ha fatto ascoltare Cu ti lu dissi. Mi è piaciuta subito, perché ho sentito del ritmo africano e delle emozioni forti. Ho deciso di provare a cantare questa canzone e, per impararla, l’ho ascoltata per giorni. Per farla mia ci ho messo due settimane e da allora la suono a ogni concerto. È il mio portafortuna qui in Italia e non poteva mancare nel mio primo album.”
Forse la fortuna può capitare, ma più spesso bisogna aiutarla e andarla a cercare, proprio come ha fatto Chris, che in Italia ha cominciato a studiare, scrivere canzoni e suonare la chitarra per strada. “Un giorno alcuni ragazzi si sono avvicinati incuriositi, chiedendomi se potevano intervistarmi. All’inizio ero molto diffidente, ma alla fine qualcosa mi ha detto di fidarmi di loro e da questo incontro è nato il video di Cu ti lu dissi. In pochissimo tempo è stato visto da molte persone, sono diventato ‘il nigeriano che canta Rosa’ e molte persone si sono interessate alla mia storia e alla mia musica.” Fra queste, anche il musicista e produttore Fabio Rizzo, che ha portato Chris in studio di registrazione per realizzare questo debutto discografico.
I nove brani di Obehi, pubblicato in digitale dalla 800A Records, sono stati ispirati dalle esperienze vissute dall’artista in prima persona e vivono sospesi fra generi diversi, dal pop al reggae, dal folk all’Afrobeat. “Succede che una melodia compaia nella mia mente—e questo può capitare in qualsiasi momento, anche in mezzo alla strada—e, appena posso prendere in mano la chitarra, comincio a scrivere. A volte registro il motivo con il mio cellulare, per riprenderlo appena possibile. Alcune canzoni sono nate di getto, come Fly away o Mr Oga, mentre altre le ho prima accantonate, per poi riprenderle in un secondo momento, come Without you e Voice of the wind.
Da giovane uomo che ha lasciato la propria casa per trovarne un’altra, Chris si esprime in lingue diverse. Così come è capace di attraversare stili e generi musicali, oltrepassa anche confini linguistici e barriere culturali. “Scrivo nella lingua nella quale mi sento di scrivere. Per alcune canzoni la scelta della lingua non si pone, per esempio Mr Oga non poteva che essere in Pidgin per seguire la tradizione dell’Afrobeat. In altri casi, invece, la scelta della lingua è dettata dal messaggio che voglio trasmettere, come per Non siamo pesci, che è stata ispirata da un’esperienza vissuta durante la traversata del Mar Mediterraneo. Volevo lanciare un messaggio a sostegno dei diritti umani e mi è venuto spontaneo scriverla in italiano, anche se allora non era certo la lingua che padroneggiavo di più. Walaho, invece, l’ho scritta in Esan, la mia lingua madre, perché è una canzone dedicata alla mia mamma. Queste lingue sono tutte parte di me e mi piace mischiarle all’interno della stessa canzone, perché esprimono me stesso.”
Se la drammatica storia del suo arrivo in Sicilia è stata ormai raccontata più volte, meno conosciuto è il percorso di formazione artistica e musicale di Obehi, che è iniziato in Nigeria per proseguire a Palermo—alternando lo studio tra il Conservatorio Vincenzo Bellini e l’Istituto Tecnico economico per il turismo “Marco Polo”—arricchendosi di stimoli nuovi e per lui inediti. “La musica è sempre stata presente nella mia vita: mia madre canta in un coro gospel, mia sorella balla, uno dei miei fratelli minori fa musica rap, mio zio suona il piano, mio cugino canta e suona la batteria. Da piccolo ho imparato a suonare il piano, guardando mio zio che suonava in chiesa, ma il mio strumento è il basso: ho preso alcune lezioni e poi ho continuato da autodidatta. I miei modelli sono Victor Wooten, Richard Bona, Fela Kuti, Bob Marley e Lucky Dube. Una volta sistemato a Palermo, ho cominciato a frequentare il conservatorio per imparare a leggere la musica. Ho sempre suonato tutto a orecchio e ancora oggi continuo a farlo.”
Nelle sue parole e nel suo sguardo, si percepisce che per Chris la musica è davvero come l’aria che respira. “È la mia lingua, il modo di esprimere i miei pensieri e le mie emozioni e per sorpassare la mia timidezza. Sento la necessità di suonare ogni giorno o almeno di essere in contatto con la musica quotidianamente. Quando questo non è stato possibile, come durante il mio viaggio per arrivare in Europa, la musica è stata sempre dentro di me, è stata la mia forza nei momenti difficili.”
La musica è una presenza costante, ma inevitabilmente gli ascolti sono cambiati insieme ai suoi spostamenti nel tempo e, soprattutto, nello spazio. “Sono cresciuto a ritmo di reggae, perché a mio padre piaceva molto, ma ascoltavamo anche musica gospel. Mi è sempre piaciuto l’Afrobeat, mentre fra gli artisti contemporanei nigeriani apprezzo Davido e Wizkid, oltre a Rihanna. Se ci penso, prima di arrivare in Italia non ascoltavo blues e rock e non conoscevo la musica italiana. Mi piacciono molto il lavoro di Roy Paci, che ho l’onore di conoscere personalmente e che ha collaborato in due canzoni del mio disco (Mr Oga e 100%Amore), e la voce di Alessandra Amoroso.”
In Sicilia Chris si è sentito accolto, al sicuro, libero di cantare ed esprimersi attraverso le sue canzoni. Una città come Palermo, dalle mille voci e dalle anime molteplici, non può che avere aggiunto elementi preziosi alla sua musica. “Quando sono arrivato a Palermo ho sentito un’ospitalità che aveva qualcosa di simile a quella africana. Il sole per certi versi mi ha ricordato la mia Nigeria e alcune aree della città, come il mercato di Ballarò, mi hanno ricordato l’Africa. In questi posti, dove diverse culture si mescolano, le distanze si accorciano e le differenze sembrano scomparire.”
Metà italiana, metà egiziana, nata e cresciuta nelle Marche, passata per Bologna, adottata da Milano, lavoro nel campo della comunicazione e dei media. Scrivo di musica, street art e controculture, sono affascinata dalla contaminazione culturale a tutti i livelli.