Nasty Gal, Le Mille Vite Di Betty Davis Diventerà Un Film

di Alberto Castelli - Pubblicato il 16/10/2015

Quella che è partita recentemente non è la solita campagna di crowfunding. Phil Cox e Damon Smith hanno lanciato infatti una campagna per partecipare alla produzione di Natsy Gal, the many lives of Funk Queen Bettie Davis, un documentario che ripercorrerà la vita, non proprio ordinaria, e la musica di Betty Davis. Del documentario farà parte anche la registrazione di un concerto, il primo dopo tanto tempo, che l’artista terrà a Pittsburgh.

“Perché lei corre come il vento. Sicuro…”.

Non ricordiamo bene tutta la storia e la scena, ma questa battuta non l’abbiamo dimenticata. Come potevamo? È inserita in She’s Gotta Have lt, il primo film diretto da Spike Lee, quello che in Italia nel 1986 fu presentato con il titolo di Lola Darling e nessuno ha mai capito perché, visto che la protagonista del film, la ragazza che corre come il vento, in realtà si chiama Nola. Una cosa è certa: Nola a Brooklyn correva come il vento. E sembrava che nessuno fosse in grado di fermarla.

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Qualche anno fa, quando abbiamo ascoltato per la prima volta This Is It, l’antologia che raccoglie una serie di brani tratti dai tre album dannatamente funk che Betty Davis incise tra il 1973 e il 1975, prima di sparire dalle scene, abbiamo pensato proprio a quella frase tratta dai dialoghi del film di Spike Lee.

La sensazione, guardando la foto della copertina di quella raccolta e soprattutto ascoltando le canzoni che contiene, è stata proprio questa: in quel giorni Betty Davis correva come il vento. Libera e spregiudicata. E ovviamente proprio come nella commedia seriamente sexy di Spike Lee sembrava che nessuno fosse in grado di fermarla.

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Le cose in realtà non sono andate così e oggi Betty Davis è una tranquilla, silenziosa e saggia signora di più di sessant’anni che vive in un piccolo appartamento nella periferia di Pittsburgh, la città dove è cresciuta e che lasciò nel 1967 per stabilirsi nel Greenwich Village, New York, il posto dove tutto poteva accadere, o almeno così sembrava in quei giorni.

Quando cominciò a correre per le strade del Village, Betty Mabry, in quel periodo si chiamava così, aveva poco più di vent’anni e un mucchio di cose da fare. Frequentava un istituto per diventare stilista, lavorava come modella, gestiva insieme al suo uomo un club, scriveva canzoni e cercava l’occasione giusta per tornare ad incidere.

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A Pittsburgh, qualche anno prima aveva infatti firmato un contratto con la casa di produzione gestita da un certo Don Costa per la quale aveva registrato un singolo, Get Ready For Betty, che aveva ottenuto un successo moderato, facendole comunque capire che poteva tranquillamente scommettere sul suo talento. Tutto cambiò in una sera d’estate del l967, quando Betty Mabry entrò al Village Vanguard per assistere ad un concerto di Miles Davis.

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ll locale era quasi chiuso quando qualcuno le disse che Miles Davis, proprio quel Miles Davis, sarebbe stato felice di bere qualcosa con lei. Nel giro di pochi mesi, i due diventarono prima amici, poi amanti e infine marito e moglie.

La loro sarà una relazione accesa e travolgente, destinata a naufragare nel giro di pochi stagioni, ma una cosa è certa: Betty contribuì non poco a quella rivoluzione, totale e straordinariamente creativa che il celebre trombettista mise in scena proprio in quel periodo. Quella, per intenderci, che culminò con l’incisione di Bitches Brew, l’album con il quale Miles Davis cambiò radicalmente perfino il concetto di jazz. I due correvano come il vento.

Grazie anche e soprattutto a sua moglie, Miles in quel giorni scoprì un mondo nuovo: cambiò il suo guardaroba, prese ad ascoltare ed a studiare a fondo i dischi di gente come James Brown, Sly And The family Stone, i Temptations… tutte suggestioni che lo spinsero più avanti di tutti, in un processo creativo che ha pochi paragoni nella vicenda della musica del Novecento.
griot-mag betty davis and mile davisLe cose tra i coniugi Davis cominciarono a precipitare quando Betty entrò in contatto con Jimi Hendrix. Questa è una storia che non è mai stata chiarita completamente. Betty Davis ha dichiarato più volte che lei è stata solo un’amica di Hendrix e che cercò solo di far conoscere i due perché da un incontro del genere poteva scaturire qualcosa di grande e di indimenticabile per la storia della musica (difficile darle torto).

Miles dal canto suo sospettò da subito che tra sua moglie e Hendrix ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia (difficile dargli torto) e anche questo contribuì alla fine del loro matrimonio.

I ’70 sono gli anni in cui escono i suoi tre dischi.

Gregg Errico, il batterista di Sly And The Familly Stone, nel 1973 firmò la regia del suo primo album. Proprio come Miles, anche Betty in quel periodo era decisamente più avanti, molto più  avanti di  tutti. In quel disco infatti c’era un suono torrido e sensuale, un ritmo funk frenetico e acceso, il tutto accompagnato da testi altrettanto spericolati e liberi.

La sua era una visione tanto creativa quanto personale del rock’n’roll che dialogava senza paura e freni con il funk. In fondo, Betty Davis voleva diventare una vera rockstar e sentiva che aveva tutto, ma proprio tutto, per riuscirci.

Nel 1974 fu la volta di They Say I’m Different (titolo quanto mai appropriato), album  pubblicato come il precedente dalla piccola etichetta discografica Just Sunshine, nel cui repertorio spiccava ‘Shoo B·Doop And Cop Him”, brano che molti anni dopo sarà campionato da Ice Cube in Once Upon A Time In The Projects.

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Nel 1975, grazie a Robert Palmer (il cantante che aveva stile, classe e una gran bella voce), la Davis ottenne un nuovo contratto dalla lsland, che poi pubblicò “Nasty Gal”, il suo terzo e ultimo album.
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A partire dalla seconda metà degli anni ’90 i suoi vecchi dischi sono stati pubblicati nuovamente e molti anni dopo, in coincidenza con la pubblicazione di This Is It, antologia da non perdere, Betty Davis si riprese con i musicisti che furono al suo fianco per l’incisione di “‘Nasty Gal'”. Quelli che, beati loro, l’ hanno vista correre come li vento.

Poi ancora anni di silenzio. Ora la notizia del documentario. Una bella notizia. Una splendida notizia perché quella di Betty Davis è una storia che bisogna conoscere. Proprio come la sua musica.

Avete tempo fino al 13 novembre per sostenere la campagna indiegogo di Phil e Damon che servirà a scovare materiali d’archivio, pagare le royalty per la musica che verrà usata nel documentario, girare più scene e pagare le spese di viaggio e editing. Intanto guardatevi il teaser.

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Alberto Castelli
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Produttore, giornalista, conduttore radiofonico, dj, musicista. Ho cominciato molto presto a far uso di vinile, la droga più potente del mondo. Alcuni la chiamano Musica, quella nera soprattutto, la musica dell’anima.