‘The Orginators’ | Il Produttore Romano Nan Kolé Svela Le Origini Del Gqom

di Celine Angbeletchy - Pubblicato il 28/02/2018

È venerdì sera, il tanto discusso freddo siberiano ha raggiunto anche l’Inghilterra, ma ciò non basta a calmare il mio fervore mentre mi dirigo verso il nord di Londra. Oggi è finalmente uscito The Originators EP, e non vedo l’ora di avventurarmi in una lunga chiaccherata con il dj, produttore e attivista musicale romano Francesco “Malumz” Cucchi, in arte Nan Kolé.

In molti lo conoscono come il capo della label londinese Gqom Oh!, una delle etichette che più ha contribuito alla diffusione del genere sudafricano in Europa, ma il suo percorso musicale comincia e si sviluppa in un background socio-culturale completamente diverso.

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Nan Kolé e dj Lag durante la lecture per RedBull Muisc Academy sul gqom

Roma, 1993. Francesco ha 13 anni e, come tanti pischelli della sua età, sta in fissa con l’hip hop. Andare a trovare il padre, che per lavoro si trova a Los Angeles, fomenta ancora di più la sua passione per la musica e, come regalo per gli esami di terza media, riceve i suoi primi giradischi. “Praticamente ho cominciato a fare casino in casa con quelli, mio padre mi ha sicuramente dato l’imprinting perché è sempre stato un appassionato di musica afro-americana. Prima dell’hip hop mi aveva messo in fissa con Jimi Hendrix, con il mito dei capelli afro, anche le mie zie lo adoravano,” mi racconta. “Poi nel 1995 ho iniziato ad andare ai rave, e ho iniziato a sentire l’esigenza di produrre. La mia famiglia ha sempre supportato la mia vena artistica, infatti per i diciotto anni mi regalarono Groove Boxla MC-505 della Rolande ho iniziato a produrre con quella.”

In quegli anni a Roma la scena musicale era profondamente divisa e anche allora Nan Kolé andava contro corrente, facendo sia techno che beats hip hop, mi ha raccontato. “Avevo degli amici che facevano parte della crew Flaminio Mafia, e ogni tanto venivano a fare qualche beat e free-style a casa, però io stavo in fissa con i rave, ed ero l’unico, perché a Roma in quegli anni o andavi alle feste hip hop o andavi ai rave. Il Colle del Fomento cantava “Zero rave sopra il colle!” e io stavo in mezzo; ero un outsider nell’una e nell’altra scena. Poi nel 2001 ho fatto il mio primo disco techno a 180BPM, una roba mattissima, e quella è stata la mia prima esperienza di produzione musicale seria.”
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Nel suo percorso Nan Kolé ha incontrato molti personaggi che hanno contribuito alla sua crescita artistica, in particolare Riccardo Petitti e Andrea Lai, due dj che con le loro serate al Brancaleone hanno portato a Roma il suono underground UK nei primi anni 2000. “Suonavano jungle, drum’n’bass, breakbeat. Mi sono fatto così tante serate con tutti gli artisti di spicco di quegli anni, dal più famoso, Goldie, a tutti gli altri. Loro mi hanno indirizzato verso la cultura clubbing, insegnandomi la storia e la cultura del djing che ancora non conoscevo, oltre che a darmi un’infarinatura tecnica. Ho fatto un corso con loro e con DJ Stile che mi ha insegnato a scratchare per circa un anno.”

Nel 2007-2008 è poi arrivata la dubstep, e con essa la UK Funky, evento che ha portato Kolé ad avvicinarsi anche a sonorità con influenze afro. Sempre su proposta di Petitti, inizia una serata dubstep in un locale di domenica notte e nello stesso periodo conosce la sua ex-partner, Karima, che al tempo era vocalist e MC a M2O nell’ambiente house.

Poco tempo dopo nasce Pepe Soup, un gruppo che presentava un miscuglio di elettronica con matrice afro ispirata al UK Funky. “È stato un viaggio bellissimo, lei stava iniziando a riscoprire le sue radici – perché è nata a Roma ma ha origini liberiane – e suo papà ci aveva dato un sacco di cassette liberiane anni settanta-ottanta. Ci siamo sentiti un sacco di roba, per me quel periodo è stato di grande ispirazione.”

Sempre insieme, Cucchi e Karima iniziano a fare i loro pezzi e fondano Soupu Music, etichetta il cui concept richiama l’universo culinario e le spezie. “Abbiamo fatto uscire Hagan, Lorenzo_BITW e molti altri, poi ci siamo connessi con il Sudafrica perché ci piaceva la house sudafricana che in quegli anni era davvero figa. Avevamo quattro o cinque artisti dal Sudafrica – da Porto Elizabeth, Cape Town e Johannesburg, e questo è stato uno degli eventi che mi ha portato alla scoperta del gqom tramite tutti i contatti e le connessioni Facebook.”

Ma dopo un periodo di cambiamento a livello personale, e vedendo l’entusiasmo musicale romano scemare sempre di più, Cucchi decide di trasferirsi a Londra non curante di tutti coloro che glielo sconsigliano. “Scoprire il gqom per me è stata una spinta al cambiamento, una ventata d’aria fresca. A Roma stavano chiudendo i locali, l’approccio era cambiato, non c’erano più le iniziative politiche di un tempo ed io ero sempre nella mia comfort zone. Trasferirmi a Londra è stato un salto nel buio, e non è stato per niente facile. Innanzitutto non capivo niente di inglese,” mi confessa ridendo, “poi ho dovuto lavorare in ristoranti per qualche mese, però è stata una botta di energia incredibile, perché quando sono arrivato c’era già un sacco di fervore intorno al progetto Gqom Oh!, cosa di cui a Roma non mi ero reso conto.”
griot mag gqom Nan Kolè durban south sud africaNon a caso dopo un solo un mese dalla release, la compilation Gqom Oh! The Sound of Durban è andata sold out, e da lì è iniziata l’ascesa dell’etichetta che arriva oggi alla sua ottava ed importantissima release: The Originators. L’EP, composto da 9 tracce inedite e 4 bonus tracks storiche in esclusiva digitale, rappresenta ‘il passato, il presente e il futuro del Gqom – il tuonante suono club di Durban’ presentando gli artisti pionieri che hanno contribuito all’invenzione, allo sviluppo e all’innovazione del genere.

“Sono molto fiero e contento perché è stato un lavoro difficile e lunghissimo, l’ho fatto per dare una cornice culturale al gqom in un momento in cui la scena di Durban sta cambiando radicalmente. Come etichetta che si presenta come il sound di Durban, era importantissimo per me avere nel roster gli artisti che hanno così tanto contribuito all’evoluzione del genere. Ci ho lavorato per più di un anno, ho dovuto fare molta ricerca perché questa storia degli iniziatori del gqom era molto controversa.” Di fatti nel frammentato contesto socio-culturale sudafricano molti produttori sono spariti, o non fanno più musica, altri non si fidano, di altri non si ha la certezza che siano i reali autori delle tracce, mi ha spiegato Nan Kolé. Tuttavia, i suoi tre viaggi a Durban sono stati fondamentali per fare luce su questi complicati aspetti.

“Durante l’ultimo viaggio sono voluto proprio andare a fondo e sono riuscito a connettere i punti, perché la scena di Durban è gigantesca e l’idea di The Originators è nata quando Citizen Boy è riuscito a trovare Griffit Vigo, un personaggio leggendario di cui si sapeva poco o niente. Quando aprivo i computer dei ragazzi a Durban, vedevo sempre i nomi di Griffit Vigo e Sbucardo sui pezzi campionati, quindi è stata una fortuna poter passare tempo con lui.”

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Nan Kolè con Citizen Boy e Griffit Vigo

Griffit è un artista creativo e disinteressato che gli ha raccontato nei minimi dettagli la storia musicale delle township negli anni, il tutto corredato da ascolti, mi racconta Malumz. “Non mi sembrava vero, aveva questo hard-disc pieno di roba vecchissima e sono riuscito a capire l’evoluzione della scena a Durban. Mi ha raccontato di quando con DJ Lag sentirono per la prima volta i broken beats dei Naked Boys, tutti impazzirono, e da lì cominciarono a produrli anche loro, anche se Griffit già produceva e aveva un gruppo che si chiamava Hopeless Sound. È un personaggio davvero particolare, ascolta Beethoven e Nina Simone, non avevo mai visto un approccio del genere in tutte le sessioni in studio che ho fatto a Durban.”

Ma sono tantissimi gli artisti che Francesco avrebbe voluto includere, e che a modo loro hanno contribuito a fare la storia e innovare il gqom. “Per esempio, i primi a introdurre il famoso tom roll e a renderlo virale sono stati i Rude Boyz, ma poi tutti hanno iniziato a farlo, e c’era proprio una sorta di competizione. Uno dei più bravi con i tom rolls era Sbucardo,  anche per questo ho voluto inserirlo nel disco. Poi c’è Umshanelo (che significa scopa, per spazzare) che è stato introdotto da Griffit Vigo insieme ai vocals tagliuzzati. Sono fiero di avere questi artisti, per me era molto importante.”

E come da tradizione per la famiglia Gqom Oh! anche questo disco è corredato da una potentissima grafica 3D in cui spiccano i simboli iconici di Durban e della cultura gqom, mi ha spiegato Kolé. “Ci tenevo a rappresentare ancora di più  il contesto geografico e culturale: c’è il leone che rappresenta la forza della musica e la forza di questi artisti, perché hanno tutti un energia incredibile; poi c’è lo stadio, un luogo importante dove si svolgono tutti gli eventi; la palma, il taxi e poi il fuoco, perché tutte le tracce sono delle bombe.”
griot mag gqom Nan Kolè intervistaOltre a dedicarsi all’etichetta, Nan Kolé porta avanti anche il suo progetto solista. Lo scorso anno è uscito con Bayefal sull’etichetta di Bristol, Black Acre, e sono tanti i progetti in cantiere. “Al momento sto cercando di trovare il mio suono, chiaramente sarà influenzato da quello che ho fatto negli ultimi due anni, ma cerco di stare molto attento, non voglio appropriarmi di niente, anzi un altro elemento che sto cercando di portare nelle mie produzioni è la techno, perché mi piace ed è un po’ un ritorno alle origini, diciamo. Ma ho anche fatto diverse collaborazioni, un pezzo con Hagan, uno con Citizen Boy, uno con Dominowe. Quando tutto sarà pronto vedremo dove e come farlo uscire.”

Puoi ascoltare The Originators e trovare più info su Gqom Oh! qui.

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Tutte le immagini | Per gentile concessione di Nan Kolè

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Sono una persona molto eclettica con un’ossessione per la musica e la sociologia. Nata e cresciuta in Italia, Londra è diventata la mia casa. Qui creo beat, ballo, canto, suono, scrivo, cucino e insegno in una scuola internazionale.