‘My Love Divine Degree’ | Cody ChesnuTT In Arrivo A Milano Ci Spiega L’Amore Come Destinazione

di GRIOT - Pubblicato il 05/11/2016

Il mondo ha bisogno di guarire e Cody ChesnuTT è in missione per offrire, a chi ne ha bisogno, il suo conforto e le sue soluzioni.

Lontano dalla retorica che spesso troviamo nella musica soul contemporanea, ChesnuTT è un artista meticoloso, scrupoloso, felice di maneggiare argomenti complessi e offrire allo stesso tempo tutta la sua saggezza, in un tono inequivocabilmente accessibile.
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Giunto al suo quarto lavoro, che arriva dopo il classico e intramontabile “The Headphone Masterpiece,” ci siamo presi un po’ di tempo per entrare dentro il suo ultimo album “My Love Divine Degree,” e parlare con lui di quali dinamiche hanno influenzato il suo incredibile talento musicale.

GRIOT: Prendersi delle pause per riconnettersi pienamente alla sfera privata sembra essere un passaggio fondamentale nel tuo processo creativo. Come dici tu, è un modo di prendere le distanze dalle molte distrazioni che offre una vita passata sul palco. Ma è anche un modo che ti permette di goderti la tua famiglia, per quanto possibile, per poi rituffarti nella quotidianetà e trovare storie che ispireranno la tua musica. Con “My Love Divine Degree” cosa vuoi raccontarci?

Cody ChesnuTT: Penso sia una continuazione della storia che sto sviluppando nel mio lavoro: come raggiungere il più alto livello della nostra umanità. È sempre qualcosa che mi nasce dentro – che come essere umano cresce sempre di più spiritualmente – e che cerco di condividere nel mio lavoro nel modo più sincero possibile. Quindi “My Love Divine Degree” è solo un altro capitolo di questa storia, in cui offro all’universo tutto quello che posso, qualsiasi cura o ispirazione. My Love Divine Degree nella sua essenza è questo: raggiungere il livello più alto d’amore. Un amore in grado di toccarci, di darci un po’ di conforto e di offrirci una via per andare avanti.

Perché hai scelto “I Stay Ready” e “Bullets in The Street and Bloods” come primi singoli per introdurre il tuo nuovo album?

Beh, è ​​davvero rilevante in questo momento, non pensi? Per tutto quello che sta succedendo negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Per me è allucinante che ancora oggi abbiamo a che fare con delle azioni così inumane e che ci attacchiamo l’uno con l’altro, usando la violenza per risolvere i problemi. Quindi il punto centrale di queste canzoni è offrire una prospettiva e prendere parte alla discussione.
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Nonostante la spiritualità sia sempre risuonata nella tua produzione musicale, occupando spesso un ruolo centrale sin da quando hai rilasciato “The Headphone Masterpiece,” leggere il vangelo apocrifo “The Aquarian Gospel of Jesus the Christti ha in qualche modo colpito o ispirato per la realizzazione di My Love Divine Degree?.

C’era una storia, in particolare, che mi ha veramente toccato. Il libro stesso copre un sacco di racconti diversi su Gesù che viaggia per il mondo, parlando con gli altri filosofi e saggi, e discutendo delle diverse cose che avrebbero spinto l’umanità in avanti, che avrebbero parlato all’uomo comune.

Gesù in quel periodo era in Egitto e stava studiando a un corso che gli avrebbe permesso di sperimentare tutte le difficoltà che qualsiasi altro uomo avrebbe incontrato. E questo fece. Ecco perchè sapeva cosa offrire e come aiutare.

C’era questa storia, in particolare, in cui si narra che stesse cercando diversi livelli di comprensione, quindi  lAmore Divino era il livello a cui riuscì ad arrivare dopo aver sconfitto la paura. In sostanza rappresenta l’essere umano che sovrasta l’egoismo carnale e si eleva ad un piano in cui ci si può amare gli uni con gli altri, ci si può connettere con qualsiasi persona e creare la connessione umana. È il tipo di amore a cui dovremmo puntare tutti.

Questa cosa mi tocca in maniera profonda perchè è quello che ho sempre voluto fare con la musica, da sempre – e stiamo parlando di quasi otto anni fa. Cammino sul mio piano personale di Amore Divino e quindi è l’amore ciò che voglio offrire a tutta l’umanità. Questo è lo spirito alla base del mio ultimo lavoro.

Pensi che la musica abbia il potere di influenzare la coscienza della gente a questi livelli?

Assolutamente sì. La musica è l’unica cosa che penetra l’anima. Trascende l’appartenenza politica, il genere, la classe sociale. Va dritta dritta al cuore della gente ed è lì che c’è la soluzione. Cambiare il cuore delle persone.

Perciò  la musica ha davvero sentimento, come ho detto. Se si vuole, è la cosa più potente che in questo momento abbiamo a disposizione per esprimere le nostre opinioni su come si può elevare l’umanità. La cosa più importante sta nell’usare la musica per alzare il livello di conversazione.

Viviamo in tempi saturi di tutto. Credi che il pubblico abbia ancora tempo di connettersi alla musica con così tanta profondità?

La musica è così potente che non le ci vuole molto perchè succeda. Secondo me dobbiamo partire pensando di piantare il seme nel
cuore, nella mente e nello spirito di qualcuno. Una volta piantato, ognuno può prendersi il suo tempo e meditare su ciò. Credo che la musica possa ancora penetrare l’anima in modo profondo, anche se viviamo in questi tempi mordi e fuggi e in un ambiente pieno di distrazioni. Così profondo da cambiare la vita di qualcuno.

I tuoi figli che rapporto hanno con la musica? Come si relazionano alla tua musica e alla musica in generale?

La amano. Scrivo canzoni e canto da quando sono nati, quindi è un elemento naturale della loro giornata. Apprezzano tutti i brani, ma ad alcuni pezzi rispondono di più. In genere si sono sempre creati l’atmosfera intorno a loro.

Mio figlio per un periodo ha suonato la chitarra a scuola. Non volevo forzarlo perché volevo che lo scegliesse da solo, per vedere se ne era davvero appassionato. L’ho solo esposto alla musica nella maniera più originale che potessi e incoraggerei questa cosa. Come ti dicevo, è da quando è nato che mi sente cantare per casa e mi vede scrivere canzoni e quindi anche lui le scrive e spesso anche lui gira per casa cantando. Impazziscono per questo. Quindi, ancora una volta, la musica è una vibrazione.

C’è qualche genere che non gli fai ascoltare?

Oh sì! Io suono solo certi contenuti e gli trasmetto solo certe vibrazioni. Sai, la vibrazione della musica è molto potente, quindi cerco di condividere quanta più positività possibile. Se per qualche ragione ascoltano alcuni contenuti che non mi interessano particolarmente, gli spiego la differenza.

Facendo riferimento alla musica Pop e R&B contemporanea, in un’intervista di qualche tempo fa le hai paragonate a come masticare carta insapore. Che cosa volevi dire?

A quel tempo stavo parlando di quei generi. Molte delle cose che ascoltavo non mi toccavano per niente. È come quando ti metti della carta in bocca e senti che non ha alcun sapore, che non ha un’anima. Non ti colpisce, non ti emoziona. Ma questa è una mia opinione. Non c’è alcuna differenza con il mangiare cibo insipido.

Quando ti metti il cibo in bocca vivi un momento speciale, c’è una reazione, una risposta e un sacco di musica che sentivo non mi dava quella risposta che mi avrebbe fatto piacere ricevere mentre l’ascoltavo.

È molto interessante perché per i tempi in cui stiamo vivendo la musica pop afro-americana ha davvero acquisito slancio e domina le classifiche internazionali. Allo stesso tempo l’attenzione del pubblico verso i problemi che affliggono la comunità nera negli Stati Uniti è sicuramente aumentata, probabilmente a causa della diffusione della tecnologia e dei social media che sono in grado di spingere tutti a partecipare e a impegnarsi in maniera attiva. Sembra però che la risposta artistica di alcuni musicisti contemporanei, rispetto alle difficoltà incontrate dalle loro comunità, se confrontate con il lascito di altri artisti afroamericani del passato molto popolari , è abbastanza mite e sporadica. Perché?

È difficile da dire. È davvero una scelta personale, in termini di come ti relazioni con la musica. Dipende solo in che punto della sua vita si trova una persona e se veramente esprime ciò che sente realmente. È davvero una chiamata difficile. Questo più o meno è quello che posso dirti a riguardo. Ogni individuo deve fare una valutazione personale e capire che tipo di aiuto può dare a questo particolare problema. E credo sia arrivare a un punto in cui le persone oggi sono sempre più ispirate.

La scorsa settimana ho visto un video. Credo fosse di T.I. Le persone stanno trovando la loro voce in un modo che per loro è reale e dicono ciò che sentono. Ma sicuramente, arrivati a questo punto, diventa una necessità, non solo per fare autocritica, ma per offrire un qualche tipo di soluzione o una luce, per ciò che è possibile  fare per far evolvere le cose.

Che ne pensi del movimento Black Lives Matter?

È un movimento legittimo in quanto cerca di ottenere giustizia. Penso si tratti di aggiungere qualcosa in più. Ma ancora una volta, quali sono l’obiettivo generale e la soluzione globale? Qual è lo scopo del gioco? In questo momento penso ci sia bisogno di fare un reset, per capire la prossima mossa. La mia posizione [rispetto al movimento]? Ho pensato che ci troviamo di fronte a una soluzione concreta e non solo a una risposta simbolica. Conosci John Henrik Clarke?

Sì.

Ok, in un documentario realizzato da Wesley Snipes, credo fosse “A Great Mighty Walk,” riesce ad esprimere un concetto importante, ovvero che è grandioso manifestare ed esprimersi pubblicamente, ma non vogliamo essere coinvolti solo nel mondo dello showbiz o della lotta per l’emancipazione. Si tratta di questo. Mi piacerebbe vedere che le cose andassero realmente avanti.

Siccome i messaggi che mandi rappresentano un elemento centrale della tua musica, hai mai pensato che le barriere lingusitiche potessero limitare in qualche modo la connessione con un audience internazionale?

In realtà no. Ogni volta che succede, ho sempre fiducia che lo spirito e l’energia della musica si traducano da sole, che aprano un varco e una connessione. Ovunque io vada, ho intenzione di creare una connessione umana. Alcune persone possono perdere una frase e non capire del tutto il modo in cui viene espressa, ma sentiranno comunque l’energia e lo spirito. Sono fiducioso. Penso che indipendentemente da quale sia la loro lingua, le mie canzoni raggiungeranno lo stesso il cuore della gente. 

Mentre ascoltavo “The Headphone Masterpiece,” ho avuto l’impressione di sentire tutti i generi afro-americani: Blues, Gospel, Rhythm and Blues, Soul, Hip Hop, e possiamo anche sentirti rappare. Sono passati dieci anni e sembra che tutti questi generi siano rimasti nella tua musica mentre l’Hip Hop è uscito di scena. È solo una mia percezione?

Beh, credo che lo spirito del Hip Hop sia sempre presente nel mio lavoro, anche se in realtà non rimo. L’energia e la carica che come dici sono nell’hip-hop, sono cresciute e sono sempre presenti nel mio lavoro. Ma in “The Headphone Masterpiece” le cose sono successe in maniera organica.

Non mi sono mai considerato un MC [ridacchia,] ma ho solo fatto una cosa che al tempo sentivo, ispirandomi alla tradizione e a ciò con cui sono cresciuto. Mi sembrava giusto. Un sacco del lavoro fatto in The Headphone Masterpiece è abbastanza spontaneo e se devo essere onesto con te, neanche mi sono messo a pianificare il disco. Non mi sono messo lì a pensare ‘OK, farò The Headphone Masterpiece.’ Ero letteralmente io che prendevo quello che avevo nella mia stanza e componevo musica per la mia salute mentale, qualcosa su cui stare concentrati durante il processo creativo. Così ecco che lo spirito del Hip Hop è ancora presente nella mia musica e devo assolutamente molto a questo spirito.
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Che rapporto hai con Questlove?

Non ci vediamo spesso. Di solito lo vedo agli eventi dell’industria musicale. L’ultima volta che ci siamo visti effettivamente era a Rotterdam, al North Sea Jazz Festival, ed entrambi facevamo un nostro DJ set. È l’ultima volta che ci siamo visti faccia a faccia. Abbiamo parlato di lavorare insieme di nuovo in futuro, quindi è possibile che succederà. Non sappiamo quando ma il rapporto è ancora ottimo.

E che mi dici della tua collaborazione con Raphael Saadiq in Bullets in The Street and Blood? Mi racconti come è andata?

Anche qui è succeso tutto in maniera organica. Ho registrato la maggior parte dei brani per “My Love Divine Degree” a casa, e siamo andati da lui per fare il mixaggio, visto che ha il Blakeslee Studio, a North Hollywood. Ci si sentiva come a casa.

Una volta arrivati ​​lì, c’era questa atmosfera incredibile, con tutto quello di cui avevo bisogno. In realtà sembrava essere un’estensione più grande dello spazio che avevo in casa che, se vogliamo, è un piccolo granaio.

Ci eravamo già visti in passato, quindi mentre stavamo lì mi diceva che potevo contare su di lui se avessi avuto bisogno. È un musicista straordinario. In “Bullets in The Street and Bloods” suono il basso ma non sono davvero un bassista. Ecco perchè gli ho chiesto se poteva dare un po’ più forza a quello che avevo fatto. È una persona incredibile e piena d’amore. Un vero fratello.

 
È davvero incredibile vedere come certa musica, a certi livelli, venga prodotta senza chissà quali pretese o accordi.
Hai ragione. È l’unico modo che mi piace di avvicinarmi alla musica. Ci sono un sacco di accordi nel settore, ma non c’è niente di più bello che incontrare qualcuno figo e lavorare insieme a una traccia, solo per amore e rispetto reciproci. Mi piace molto questa cosa.
Assolutamente. Al momento ti senti connesso in qualche modo ad altri artisti contemporanei di R&B e Soul?

Fuori dalla nuova generazione di fratelli che stanno producendo e creando cose nuove, sicuramente Anderson Paak. È un grande talento. Anche Frank Ocean, oltre a essere un grande scrittore. Con Gary Clark Jr. abbiamo collaborato tempo fa e penso che sia sorprendente. Di solito sono questi quelli che mi vengono in mente, anche se in realtà sono più legato al passato.

Mi piace quello che stanno facendo e mi piace che stiano crescendo anche sul lato Hip Hop. Kendrick Lamar è uno scrittore pieno di sentimento, come il suo spirito. Continuerà a fare un lavoro molto importante.

Che mi dici di quelli del passato? La gente spesso paragona il tuo lavoro a quello di Curtis Mayfield, forse perché aveva un approccio alla musica molto intenso che caricava di temi sociali e politici. Non ne sono così certo ma cosa mi dici a riguardo?

È sicuramente una delle figure del passato a cui mi ispiro. A quanto ne so, probabilmente è uno dei primissimi ad avere unito la denuncia sociale all’atmosfera soul della vita quotidiana a cui ci si può connettere facilmente. Non era troppo esaltante, anche se era intelligente, abbastanza accessibile, melodicamente bella e sofisticata e musicalmente ancora funky. Perciò lui è sicuramente uno di quelli a cui mi ispiro.

Stevie Wonder è quello successivo. Sono cresciuto con la sua musica e sono sempre rimasto sbalordito dalla sua poetica, non solo per le bellissime melodie, ma anche per il suo modo di articolare questioni complesse e connettervisi. Penso sia abbastanza sorprendente. Ricordo che i suoi testi da bambino mi aiutavano ad ampliare il mio vocabolario. Poi sono passato ad ascoltare Marvin [Gaye.] Questi sicuramente sono tutti i nomi che fanno parte della mia scrittura, ma ce ne sono tanti altri che hanno fatto un lavoro incredibile, come Gil Scott-Heron e così via.

Spesso ci sono accenni visuali nel tuo lavoro che rimandano all’Africa, come ad esempio la bandiera rossa, oro e verde. Che rapporto hai con la madrepatria?

È del tutto naturale. Crescendo ho iniziato a studiare di più il continente e una volta ho fatto uno sforzo ‘cosciente’ per conoscere la connessione, per parlare delle cose che ho visto, che mi hanno turbato e che vorrei vedere, come qui, negli Stati Uniti.

Sai, negli States la nostra introduzione all’Africa ha sempre avuto una connotazione negativa così toccava a me studiare di più e parlarne positivamente, offrendo tutto quello che potevo per contribuire all’evoluzione e al progresso delle cose che stavano succedendo in diversi paesi del continente. Questa è l’essenza. Volevo solo vedere le persone rappresentate sotto una luce positiva e più edificante.

Bene Cody, ad essere onesti vorrei andare avanti e avanti con le domande, ma per ora ti voglio solo ringraziare. Grazie per il tuo tempo, per il tuo talento, per la pazienza e per la tua umiltà. Sono molto colpito dalla tua umanità e ogni volta che ascolto la tua musica per me è come un viaggio e devo ammettere che sei veramente benedetto.

Grazie a te e soprattutto grazie per avermi ascoltato. È una cosa che non prendo mai per scontata. C’è molta musica nel mondo, così tanti artisti diversi, quindi grazie per aver scelto il mio lavoro, di ascoltarlo e di permettere alla mia musica di entrare nella tua vita.

– Crudo Volta

Cody Chesnutt è in tour in Europa. Si esibirà a Milano l’8 novembre, alle 21:00, al Santeria Social Club. Lo potete incontrare qui e vivervi a 360% e dal vivo l’esperienza di “My Love Divine Degree.”

Tutte le immagini | Courtesy of Cody Chesnutt e Evita Castine

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