Matongé | Ecco Com’è Il Cuore Africano Di Bruxelles

di GRIOT - Pubblicato il 27/04/2018

Porte de Namur o Porte de l’amour?“, è la domanda scritta su un muro che accoglie chi arriva a Matongé, il quartiere africano di Bruxelles. La scritta fa parte di un murale ben più ampio che ritrae una scena tipica del sabato pomeriggio di Matongé: donne impegnate nell’arte di intrecciare i capelli, tessuti wax con colori vivaci e pattern geometrici in bella mostra nelle vetrine dei negozi, persone che si muovono freneticamente o tranquillamente da una strada all’altra, amori. All’interno di questo murale è possibile cogliere l’atmosfera che caratterizza questo quartiere, il calore di un luogo unico che appare come un diamante incastonato nella fredda cittadina belga.
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Matongé si è formato intorno al 1960, anno in cui la Repubblica Democratica del Congo ottenne la sua indipendenza dal Belgio, e prende lo stesso nome del quartiere che si trova nella sua capitale, Kinshasa, molto conosciuto perchè è il centro culturale della musica congolese ed è stato il tempio spirituale e fisico del movimento de La Sape nel decennio 1970-1980.

Nel 1961, quando in Belgio si contavano 2.585 congolesi, l’aristocratica Monique Van der Straten fondò la Maison Africaine, un ostello per tutti coloro che intendevano soggiornarvi. Nacque così un luogo d’incontro tra gli africani già presenti sul territorio e gli studenti congolesi. Negli anni ’90 il quartiere fu però teatro di scontri e tensioni sociali a causa della delinquenza che prosperava indisturbata nelle sue strade. Le violenze raggiunsero il loro culmine nel gennaio del 2001 e portarono all’uccisione di un giovane residente. È per questo motivo che per molti anni Matongé è stata considerata un’area off limits. Oggi le cose sono cambiate, il quartiere è diventato una zona fresca e creativa, capace di attrarre turisti, giovani ed imprenditori.
griot mag Matongè bruxelles-9griot mag Matongè bruxelles-4Patrick, uni dei suoi abitanti, è nato a Kinshasa, e si è trasferito qui con la sua famiglia quando aveva 17 anni. Di professione fa l’attore al Kuumba, uno spazio culturale dove si svolgono numerose attività, spettacoli, concerti e cerimonie religiose. Quando parliamo della storia di Matongé, nei suoi occhi appare subito una luce intensa, accompagnata da fierezza e orgoglio di vivere in questo posto, e da un legame, il suo, che lo unisce a questa piccola porzione di Africa nel cuore dell’Europa e delle sue istituzioni. “Matongé è il quartiere degli africani! Oltre a noi congolesi, ci vivono numerose comunità: ci sono persone del Senegal, della Guinea, del Camerun, del Ruanda.”
griot mag Matongè bruxelles-8griot mag Matongè bruxelles-7In ogni angolo di Matongé infatti il sapore e il calore dell’Africa si sentono, e le lingue si mescolano armoniosamente: dal wolof, all’inglese, all’arabo, ad altri innumerevoli dialetti difficili da classificare.

Il quartiere sta cambiando, si sta evolvendo e recentemente è battuto molto anche dai turisti. “Gli africani stanno tornando a Matongé, in questi ultimi anni stanno investendo e stanno aprendo le loro attività qui,” mi racconta Patrick.

Il sabato è il giorno di festa, ed è possibile ammirare la cura che i residenti hanno di sé e del loro aspetto esteriore. Camminando per le sue vie ci si sente infatti trasportati in una vera e propria sfilata di moda, dove i parrucchieri prendono il posto dei backstage, gli abitanti quello dei modelli, e la passerella diventa la strada.
griot mag Matongè bruxelles-3È possibile inoltre imbattersi nei Sapeurs, i membri del movimento Société des Ambianceurs et des Personnes Élégantes, che con la loro grazia ed eleganza trasformano ogni angolo in una cartolina.

La domenica mattina, invece, numerose persone si riuniscono nel centro Kuumba per professare la loro religione, e se si è fortunati si ha la possibilità di ascoltare alcuni canti in lingua kikongo, accompagnati dal suono di strumenti musicali tradizionali.
griot mag Matongè bruxelles-2Ma la musica è ovunque, in ogni strada ci sono gruppi di persone intente ad ascoltarla con i loro smartphone o diffusa da speaker alti come colonne.

Rombi di motori, urla di bambini, musica di Papa Wemba: Matongé è l’espressione vibrante delle culture africane. I ragazzi della zona si mostrano cordiali ed amichevoli, e condividono un pò della loro intimità con chiunque mostri curiosità per la loro quotidianità.
griot mag Matongè bruxelles-5L’Africa è arrivata a Bruxelles da tempo, e insieme alla città hanno dato vita a un incredibile mélange di colori, suoni, odori e persone che arricchiscono la capitale belga.

– Emanuele Silvestri

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Tutte le immagini | Foto di Emanuele Silvestri

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