Salone Del Mobile E SaloneSatellite | Chi è Marva Griffin Wilshire, “La Mamma” Del Design Italiano?

Quante possibilità ci sono di leggere casualmente e velocemente un articolo interessante su un’icona del design italiano e internazionale che non conoscevi, salvarlo per approfondire in un secondo momento, andare dieci giorni dopo all’inaugurazione di una mostra alla quale ti hanno invitata e, sempre casualmente, imbattersi nel personaggio in questione? Una.
Poche settimane fa mi sono ritrovata a tu per tu con Marva Griffin Wilshire, La Mamma del design, come viene soprannominata. Complici la familiarità del suo volto—che ho subito riconosciuto—e i pochi centimetri di spazio a disposizione condivisi nelle sale di Palazzo Litta Cultura, preso d’assalto da cultori e appassionati di arte contemporanea accorsi per ammirare la collettiva Africa Africa: Exploring the Now of African Design and Photography.

Per chi non lo sapesse, Griffin Wilshire è una vera e propria istituzione: milanese di adozione, origini venezuelane, giramondo per lavoro e passione, è arrivata in Italia alla fine degli anni ’70. Ha cominciato il suo percorso di studi all’Università per stranieri di Perugia, per poi arrivare a muovere i primi passi nel mondo del design, lavorando da B&B Italia (ex C&B), a fianco di Piero Busnelli.
Leggere di lei e ascoltarla raccontarmi la sua storia—la storia di una donna elegante e raffinata che in quegli anni dal Venezuela, dove ha studiato Interior Decorating, è arrivata in Italia riuscendo con molta passione e perseveranza a costruirsi un percorso degno di nota—è stato molto stimolante. “Quando sono arrivata non c’erano molti neri, l’immigrazione non era diffusa come in questi tempi. Oggi, vedendo quante persone arrivano dall’Africa, posso dirti che alcune vengono trattate bene, altre male. C’è da dire che le circostanze erano diverse all’epoca: io avevo studiato e subito dopo gli studi iniziai a lavorare per C&B. Se non avessi avuto questi vantaggi probabilmente sarebbe stata più dura.”

Studi e varie esperienze lavorative che l’hanno portata molto lontano: è infatti la mente e il cuore del SaloneSatellite, manifestazione che ha fondato e cura, e che dal 1998 accompagna il più grande e rinomato Salone del Mobile, offrendo a giovani designer under 35, e alle Università e Scuole di Design di tutto il mondo selezionate, una vetrina dove potersi mettere in gioco e mostrare la propria creatività ad un pubblico di addetti ai lavori che difficilmente riuscirebbero a raggiungere (sono diversi i nomi che sono passati per la sua creatura, e oggi hanno raggiunto posizioni di tutto rispetto nel settore: Oki Sato, dello studio Nendo, Patrick Jouin, e Lorenzo Damiani, per citarne alcuni). Insomma, un ingresso di tutto rispetto nel mercato del design.

Quando le chiedo se ci sono dei passaggi fondamentali, dei consigli che darebbe a chi vuole entrare nella Mecca che può farti svoltare la carriera, con molta pragmaticità mi risponde: “Ci vuole un pizzico di fortuna, sicuramente, ma si deve aver fatto dei buoni studi, bisogna avere il dono della creatività, saper lavorare con serietà, e avere molta pazienza se si vuole andare lontano. Non succede tutto domani, ci sono dei tempi.”
Oltre al SaloneSatellite, Marva Griffin Wilshire è la direttrice della stampa internazionale del Salone del Mobile, è membro del comitato Design e Architettura del MOMA di New York, e nel 2016 è stata nominata Ambasciatore del Design Italiano.
Visione e animo cosmopoliti sono le caratteristiche che contraddistinguono la Marva nazionale, il cui contributo nel rendere Milano la capitale del design internazionale—c’è sempre lei dietro l’approdo del SaloneSatellite in Cina e Russia—è stato riconosciuto lo scorso dicembre dal sindaco Giuseppe Sala in persona con uno dei premi più prestigiosi della città, l’Ambrogino D’Oro. “Mi ha fatto molto piacere riceverlo. Non sono milanese, ma è come se lo fossi, vivo qui da tanti anni, per questo ho provato una grande emozione quando l’ho ricevuto.”

Un amore che si sente. Un amore che non esita a manifestare durante la nostra chiacchierata, quando le chiedo di svelarmi pregi e difetti della sua città: “Ho scelto di restare qui a Milano perché ci vivo bene. È una città che ti accoglie, se tu la rispetti e lavori seriamente. È una città che ti dà molto. A me è successo questo. Colgo sempre quello che mi interessa, la vivo e apprezzo per tutto quello che mi offre. E da quando sono arrivata Milano è più che migliorata. Spero continui così.”
Mentre attendiamo di entrare in una delle varie stanze dove sono esposte le opere e i pezzi di design della mostra, iniziamo a parlare delle varie iniziative internazionali che negli ultimi anni hanno avuto il merito di illuminare una contemporaneità spesso sottovalutata e poco celebrata, e lei stessa ci tiene a farmi notare che anche il SaloneSatellite quest’anno farà la sua parte: “Ogni anno SaloneSatellite ha un tema e quest’anno il tema che abbiamo assegnato ai designer selezionati è Africa / America Latina: Rising Design – Design Emergente. L’anno scorso, a giugno, sono stata a un incontro molto importante a Rabbat che mi ha molto ispirata: l’African Design Award & Days. Ma già da prima lo ero. Ti basta pensare a tutti quegli eventi come Making Africa, del Vitra Museum, o Art Afrique, alla Fondazione Louis Vuitton di Parigi [in quell’occasione avevamo intervistato un altro italiano doc di adozione, Lilian Thuram,] o The White Hunter, ai Frigoriferi Milanesi [vi consiglio di andare a vedere la mostra Essere l’Altro, alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma] per capire quanto fosse importante anche per noi di SaloneSatellite dare il nostro contributo, accendere i riflettori sul Sud del mondo: Africa e America Latina sono due vastissimi bacini di creatività e design,” mi dice.
“Ci sarà una mostra multimediale su 18 designer africani e 18 designer latino americani. La parte legata all’America Latina sarà curata dai fratelli Humberto e Fernando Campana, progettisti da tempo attivi nel recupero sociale degli emarginati, mentre quella per l’Africa sarà curata dal designer franco-marocchino Hicham Lahlou, fondatore dell’Africa Design Award & Days, impegnato nella promozione delle nuove generazioni di creativi africani. Ne nascerà un viaggio che cambierà la nostra percezione e visione della progettazione.”

L’intento di Griffin Wilshire e del SaloneSatellite è chiaro: portare alla ribalta il design di derivazione vernacolare e segnalare cosa si propone oggi, o si potrà proporre entro breve tempo, per la soluzione delle emergenze sociali e ambientali e per un futuro abitare consapevole.
A loro volta, i 650 designer proagonisti del SaloneSatellite, provenienti da tutto il mondo, presenteranno lavori che indagano il rapporto tra heritage e contemporaneità, progetti in bilico tra nuove tecnologie e artigianato. Un percorso tra sperimentazione, memoria, slow design, natura e forza della materia, antropomorfismo, riciclo creativo, contaminazioni e digital effect che riuscirà a stupire e a far riflettere.
Come ogni anno il Salone del Mobile, oltre a essere una vetrina d’eccellenza della qualità, dell’innovazione e della creatività nel settore arredamento, proporrà un ricco carnet di appuntamenti e progetti speciali. Tra questi un evento creato come omaggio agli abitanti e visitatori di Milano, la bellissima installazione ‘Living Nature’, curata dall’Architetto Carlo Ratti—a Piazza di Palazzo Reale, dietro il Duomo. L’altro naturalmente è il SaloneSatellite di Marva Griffin Wilshire. Non ve lo perdete.
Dove e Quando
Fiera Milano, Rho
Dal 17 al 22 aprile – Apertura agli operatori del settore, dalle 9.30 alle 18.30
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Immagine di copertina | Marva Griffin Wilshire durante il conferimento dell’Ambrogino d’Oro, 7 dicembre 2017 – Foto di Enzo Laiacona | Tutte le immagini per gentile concessione del Salone del Mobile e di Marva Griffin Wilshire
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Johanne Affricot
Arti visive, performative e audiovisive, cultura, musica e viaggi: vivrei solo di questo. Sono curatrice e produttrice culturale indipendente, fondatrice e direttrice Artistica di GRIOTmag e SPAZIO GRIOT, spazio nomade che promuove la sperimentazione multidisicplinare, l'esplorazione e la discussione.