Manana | Il Primo Festival Di Musica Afrocubana Ed Elettronica

Tra poco più di tre mesi Fidel Castro compirà gli anni. Pochi giorni fa ha tenuto il suo ultimo discorso pubblico in occasione della chiusura del settimo Congresso del Partito Comunista Cubano. Un discorso d’addio che ha riportato il Lìder Maximo sulla terra, tra noi comuni mortali, privandolo di quei super poteri che nel corso degli anni gli sono stati attribuiti: “Presto avrò 90 anni. Presto sarò come tutti gli altri. Il momento arriva per tutti ma le idee dei comunisti cubani resteranno su questo pianeta come prova che se applicate con fervore e dignità, possono produrre tutti quei beni materiali e culturali di cui gli esseri umani hanno bisogno, e dobbiamo combattere senza tregua per ottenerle.”
Cosa succederà quando il capitano e la sua fedele ciurma lasceranno la nave non lo sappiamo. Quello che possiamo immaginare è che Cuba non sarà più la stessa. Nel bene e nel male.
Dopo la riapertura delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti e la recente visita de ‘El hermano Obama’, molti temono che l’isola della resistenza possa diventare la prossima Cancun.
“Ero a Cuba quando c’era Obama e abbiamo parlato molto [con la gente del posto] di questa sua visita. In giro c’era tanta euforia ma anche ansia, ovviamente. E preoccupazione per la cultura locale perché le giovani generazioni passano molto tempo a guardare all’America, a voler essere americani piuttosto che a rendersi conto della ricchissima eredità culturale che hanno,” mi ha confessato Jenner del Vecchio, uno degli organizzatori di Manana, il primo festival di musica folklorica afrocubana ed elettronica, che si terrà a Santiago de Cuba dal 4 al 6 maggio.
Eccola là che le previsioni non sono poi così infondate. Il solito lunapark per i soliti frequentatori occidentali di festival che cercano nuove ’emozioni’ in giro per il mondo, possibilmente simili a quelle che hanno a casa ma con un tocco, giusto un tocco, di esotico: “Non si tratta semplicemente di musica elettronica e di qualche musicista locale che suonerà le congas seguendo le tracce dei dj. Abbiamo cercato di instaurare un dialogo tra le comunità,” ci tiene a precisare Jenner. “Quando parli di musica elettronica ti vengono in mente innovazione, tecnologia, autopromozione e internet. Tutte cose completamente assenti a Santiago [de Cuba] ma, come potrai immaginare, qui trovi i migliori ritmi, una dedizione incredibile e una componente religiosa molto interessanti. Quindi i produttori di musica elettronica potranno imparare molto sui suoni che usano e di cui magari conoscono poco e niente e che sono creati da questi musicisti. Allo stesso tempo i musicisti locali potranno imparare cosa significa produzione in generale. Questa è l’idea alla base di Manana”

E sicuramente sarà così, visto che dietro l’ideazione di questo festival ci sono un famoso rapper cubano con origini haitiane, Alain Garcia Artola (con cui sono riuscita a messaggiarmi solo una volta per via della poca connessione), che negli ultimi anni ha virato la sua produzione e interesse musicali verso la musica folklorica, e Harry Follet, un inglese di Londra appassionato di musica, andato a Santiago per stare sei mesi e studiare percussioni.

I due, mi racconta Jenner, hanno messo in piedi uno studio di registrazione e dopo aver sperimentato l’incontro di suoni diversi e realizzato un album con Obba Tuke, hanno pensato bene di tirare su questa bella cosa, insieme a Jenner che in tutti questi mesi si è occupato principalmente dell’aspetto comunicazione: “Vengo dal mondo dell’advertising. Ho lasciato il mio lavoro per abbracciare questo progetto a 360°.”
Ovviamente le difficoltà non sono mancate (i ragazzi sono partiti con una campagna su Kickstarter) ma grazie al supporto dei musicisti e delle più importanti istituzioni culturali cubane e l’approvazione del governo, sono usciti fuori una line-up e un programma culturale che sono un métissage nel vero senso del termine, con realtà locali, dj provenienti dalle isole vicine (Jamaica), dagli Stati Uniti, dal Messico, Regno Unito e anche dall’Iran.
Suoni meticci quindi che animeranno Santiago de Cuba, la seconda per grandezza e considerata a livello musicale il cuore pulsante dei Caraibi. Una città che attinge al suo patrimonio africano, haitiano, giamaicano e spagnolo. La città madre di tutte le rivoluzioni politiche, culturali e sociali.
Suoni che promettono di farci entrare in piena sintonia con Manana: “Manana è un sentimento che nasce dal profondo dell’anima di un artista. Un sentimento così profondo che a Cuba, per spiegare cos’è, ci si batte due volte il petto con un pugno. Proprio all’altezza del cuore.”
Se volete sentire questo battito e non correre il rischio che possa cambiare, se state per partire per Cuba o potete/volete concedervi un last minute, allora è il caso che lo andiate ad ascoltare e vivere di persona. Un evento per pochi (solo 500 biglietti ma ne restano pochi) per essere certi della qualità dei contenuti e permettere alle persone di vivere al meglio Manana.
A proposito, Manana si pronucia Manana, non Magnana.
Qui potete trovare i biglietti per il Festival.
Immagine in evidenza | via Manana Cuba
Ultimo aggiornamento | 20:21
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Arti visive, performative e audiovisive, cultura, musica e viaggi: vivrei solo di questo. Sono curatrice e produttrice culturale indipendente e Direttrice Artistica di GRIOTmag e SPAZIO GRIOT, spazio nomade che promuove la sperimentazione multidisicplinare, l'esplorazione e la discussione.