L’ultimo Negus Di Etiopia Bruciato Dal Fascismo Arriva A Roma

di GRIOT - Pubblicato il 08/03/2016

Nel piccolo paesino di Vernasca, sul confine tra Milano e Bologna, aleggia la storia di un ragazzo spedito nel corno d’Africa a combattere per la patria. Sono i tempi dell’occupazione italiana in Etiopia, una terra da conquistare. Una terra guidata da un imperatore “brutto e cattivo” che, vista la stima di cui godeva in Europa, credette che appellarsi alla Società delle Nazioni avrebbe posto un freno all’invasione di Mussolini.
griot-mag-negus-inverno-muto-4È il 1936. Il giovane soldato, colpito dal fuoco “nemico” riesce a sfuggire alla morte. Al suo rientro trova una folla festante che lo accoglie, lo tratta come un eroe e inscena un oscuro rituale: nella piazza del paese viene bruciata l’effige di Haile Selassie I, ultimo Negus di Etiopia, il Leone Conquistatore della Tribù di Judah, Messia e seconda incarnazione di Gesù, secondo il culto giamaicano del Rastafarianesimo, nato negli anni 30.

E proprio Negus è il titolo dell’ultima fatica artistica di Invernomuto: “Dopo tre anni di duro lavoro, problemi, avventure, finalmente questo film è pronto”.

Un lungometraggio che esplora i molti volti di Selassie da diversi punti di vista – storico, culturale, magico e iconico – e di cui verranno presentate alcune sequenze in anteprima esclusiva l’11 marzo a Roma [solo su prenotazione], in occasione di Art Trevi, rassegna cinematografica curata da Alessandra Mammì, che esplora la sempre più sfumata frontiera tra arte e cinema.
griot-mag-invernomuto-negus-simone-bertuzzi-trabucchiIniziato come un’installazione multimediale al Pac di Ferrara nel 2011, selezionato nel 2013 per il premio Furla [il video allora si chiamava Negus – Duppy Conquerors], esposto nella loro personale alla Marsèlleria di Milano nel 2014, il progetto oggi termina con una versione filmica nella quale i due hanno mescolato differenti stili del documentario tradizionale (indagine sul campo, interviste, paesaggio) e dell’art cinema (astrazione, montaggio non lineare).

I luoghi che raccontano questa storia profondamente nascosta nelle pieghe del passato coloniale, Italia e Etiopia, vengono mischiati alla Giamaica, dissolvendo quindi i confini geografici e incentrando la narrazione più sulle traiettorie [non solo fisiche] che li collegano.

L’apertura del film è dedicata all’Italia: a Vernasca prima, con una testimonianza di un parente di uno dei due artisti, che ricorda l’episodio del rogo; successsivamente a Roma, con Carmelo Crescenti, presidente della Federazione Assemblee Rastafari in Italia, che racconta il monumento ai Caduti di Dogali, in prossimità di Piazza dei Cinquecento a Roma, e alcuni passaggi del dominio coloniale italiano in Etiopia.

Da qui si sposta in Etiopia, a Shashamane, una delle più antiche comunità Rasta che occupa una porzione di territorio etiope concessa dall’ultimo imperatore in persona per permettere alle popolazioni africane della diaspora il rimpatrio alla Terra Promessa, l’Etiopia: il cosiddetto ‘Back to Africa’.

Il passo in Giamaica è spontaneo, è naturale: il rastafarianesimo e la sua diffusione nella società, soprattutto attraverso il reggae e la cultura dei soundsystem; l’ingegnere del suono di Bob Marley racconta l’importanza scientifica e religiosa delle basse frequenze nella musica giamaicana, come veicolo fondamentale per la meditazione.

Il protagonista principale del film è Lee “Scratch” Perry, nato in Jamaica ottant’anni fa, figura chiave della storia della musica contemporanea, inventore della musica dub, nonché precursore di quella reggae. In Negus svolge un ruolo importante: è il maestro di cerimonia che attraverso un nuovo rituale, un nuovo rogo, rievoca lo spirito dell’ultimo imperatore d’Etiopia e purifica Vernasca e la sua piazza.
griot-mag-Invernomuto, Negus, video still 1

Evento Art Trevi
Quando | Venerì 11 marzo
Ora | 20:30
Dove | Roma, Cinema Trevi, un piccolo spazio intimo con vista su un’insula romana
Vicolo del Puttarello, 25

In sala saranno presenti gli Invernomuto e Roberto Silvestri, in un talk moderato da Alessandra Mammì.

Solo su prenotazione via email

* Da sapere *

Lee “Scratch” Perry ha un legame molto profondo con il fuoco: nel 1983, nelle primissime ore del mattino, incendiò il suo studio giamaicano sulle colline di Kingston, il Black Ark, e lo fece come atto di purificazione di un luogo infestato da negatività.

Le ipotesi sulla causa dell’incendio inizalmente furono molteplici, contradditorie e non risolte immediatamente, ma alla fine David Katz, autore di People Funny Boy, la densissima biografia di Lee Perry, decise di andare a fondo alla questione e chiese una volta per tutte la versione reale dei fatti a Perry stesso: “Certo che l’ho bruciato io, chi altro? Stavo lavorando mattina, pomeriggio e sera con dei musicisti e dei cantanti, e volevo fare il cantante. E la palla stava lì per darmi concentrazione, e nessuno dovrebbe entrare in studio quando me ne vado; c’era qualcuno che mi incasinava l’energia, non riuscivo più a essere pulito, per cui ci ho buttato benzina sopra e ho acceso il fuoco.

Lo scorso dicembre, trentadue anni dopo, il White Ark, il suo studio nella campagna zurighese, in Svizzera, è bruciato nella notte.

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