Little Dragon | Del Potere Della Musica, Di Creatività E Relazioni

Nella distorta scena musicale globale contemporanea le pop star vanno e vengono, la musica e gli artisti si fanno in quattro e quattr’otto, e alla stessa velocità si dimenticano, tant’è che molto spesso nasce una sorta di timore quando si è messi al corrente che la band preferita sta per far uscire un nuovo album. Come sarà? Saranno diventati commerciali? Beh, quando si tratta dei Little Dragon non è certamente il caso di scervellarsi con tali domande. Conosciuti in tutto il mondo per aver prodotto tra la migliore musica elettro-pop degli ultimi anni, la band svedese ha pubblicato la scorsa primavera il suo quinto album ‘Season High‘, e ora sta girando l’Europa con una performance live davvero ammirevole.
Come ben noto, i Little Dragon si sono incontrati e hanno iniziato a suonare alle superiori a Gothenburg, la loro città natale. Il gruppo è composto da Yukimi Nagano, cantante svedese-giapponese, percussionista e icona di stile, Erik Bodin, cantante e batterista, Fredrik Källgren Wallin, bassista, e Håkan Wirenstrand, tastierista e costruttore di synth fai da te.

Tuttavia, Little Dragon non è solo una band. Il loro percorso personale e artistico ha reso questo gruppo molto di più della mera somma delle sue parti: la loro musica si è sviluppata nel corso degli anni, evolvendo da electro-soul, jazz e r’n’b in un originale synth-pop elettronico caratterizzato da una meticolosa ricerca e selezione sonora. Inoltre il loro suono indistinguibile è accompagnato da testi epici, melodie che sciolgono il cuore e un look estetico eclettico, colorato e visionario che fa da collante tra i vari elementi e li rende un’entità unica nel panorama musicale globale.
Nel corso degli anni i Little Dragon si sono costruiti un profilo artistico altamente rispettato, inizialmente andando in tour con i Gorillaz e poi esibendosi regolarmente su tutti i più grandi palchi, da Glastonbury a Coachella, e hanno anche ricevuto una nomination ai Grammy per il loro album capolavoro, ‘Ritual Union‘. Tuttavia, fare musica e costruire relazioni personali con le persone con cui lavorano rimane l’obiettivo primario.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Yukimi e Erik prima del loro concerto a RoundHouse di Londra di un paio di settimane fa. Abbiamo parlato della loro musica, della loro estetica, dei video di ‘Season High’ e della loro amicizia con Ib Kamara, del loro amore per il Sudafrica e supporto alla sua scena creativa, del loro rapporto con i fan, della loro wish list, di nuove collaborazioni, e… tanta roba insomma.

GRIOT: Avete appena pubblicato il vostro quinto album e ogni anno fate tour mondiali, ma nonostante questo successo inarrestabile, il vostro stile, la vostra eleganza e il vostro sound sono rimasti intatti. Come fate a restare fedeli alla vostra musica quando scegliere la via commerciale è così facile e pochi artisti sembrano resistere?
Erik Bodin: Beh, non lo so. Potrebbe essere perché non sappiamo fare musica pop perfetta, che è qualcosa che ammiriamo sempre in tutte le belle canzoni perfette che sentiamo. È qualcosa a cui aspirare, ma penso che in questo viaggio musicale – ora siamo al quinto album – l’unica cosa che possiamo fare per essere felici è rendere la nostra musica personale e essere generosi con noi stessi.
Abbiamo iniziato senza aspettative, non c’era nessuno nell’industria che si aspettava cose da noi, quindi non abbiamo avuto alcuna interferenza da parte delle etichette quando facevamo musica. Questa cosa è cambiata nel corso degli anni, ma scrivendo questo quinto album abbiamo capito che siamo arrivati fin qui semplicemente perché abbiamo sempre cercato di essere noi stessi. Quindi siamo voluto tornare a quella sensazione che avevamo quando abbiamo fatto il primo album, quando sentivamo che stavamo semplicemente soddisfacendo le nostre esigenze musicali. Ci sono sempre pressioni provenienti dall’esterno, in termini cercare di soddisfare i fan, ma suppongo che quello che puoi fare in primis è cercare di soddisfare te stesso.
Ogni volta che esce un nuovo album, riuscite a creare un mondo immaginario tutto nuovo, fatto di parole, musica e creatività visiva. In ‘Season High‘ Yukimi assume nuove forme, uno sciamano e un cappellaio matto alieno, e voi [Erik, Fredrik e Håkan] vi imbattete in avventure pazzesche… Come si inseriscono questi immaginari nel vostro processo creativo?
Yukimi Nagano: Di solito succede dopo il processo di scrittura, perché quando scriviamo musica siamo molto concentrati sugli aspetti tecnici. Ma per quest’ultimo album abbiamo cercato di costruire vere relazioni con le persone con cui abbiamo collaborato e penso che sia qualcosa che, ad esempio, in ‘Nabuma Rubberband‘ avevamo perso un po’.

In quel caso abbiamo lavorato con grandi nomi, ma spesso non c’è stato niente più di un paio di telefonate, quindi in questo album volevamo davvero assicurarci di avere una connessione con le persone per la direzione dei video, le parti visuali, e anche per aggiungere quell’aspetto del fai da te. La gente spende budget incredibili per video che rimangono molto blandi, quindi stringere questi rapporti era molto importante per noi.
Tra i bellissimi video di ‘Season High‘, il video di ‘Strobe Light‘ si distingue come un piccolo pezzo d’arte che mette in luce la gioventù queer sudafricana. Come vi è venuta l’idea di lavorare con Ib Kamara per questo progetto?
Yukimi: Abbiamo lavorato con Ib perché lo ammiravamo già da tempo. È molto talentuoso e super creativo, ed è una persona molto umile. È una voce importante nella moda, mi ha insegnato molto e mi ha aperto gli occhi sul fatto che puoi indossare qualsiasi marca, ogni artista può indossare un brand, ma Ib mi ha detto: ‘Yukimi, se non collabori con lo stilista non hai nulla da dire. Chiunque può indossare l’ultima collezione, ma collaborando crei qualcosa e riesci ad inspirare davvero le persone con quella collezione.’ Ed ha ragione, voglio dire… Grace Jones non ha mai indossato l’ultimo Christopher Kane o Kenzo, ha lavorato direttamente con altri artisti e credo che questo sia qualcosa che abbiamo capito. È stato bello lavorare con Ib per foto, per lo styling e sui video. Siamo veramente buoni amici e ci stimiamo e ammiriamo a vicenda. Sono contenta che ti sia piaciuto questo video perché è uno dei nostri preferiti!
‘Strobe Light‘ è stato girato a Johannesburg. Qual è la tua connessione con il Sudafrica e in quali altri modi vi ha ispirato?
Erik: Sono andato lì molte volte nel corso degli anni perché mia moglie è sudafricana, ma ci siamo anche stati in tour diverse volte, e abbiamo suonato in diversi posti a Cape Town, Joburg, eccetera. E la gente è incredibile: persone di tutti i colori e di tutte le culture riunite insieme a ballare la nostra musica. È una cosa molto bella per noi, e penso che ogni volta che siamo stati in Sudafrica ci ha cambiati in qualche modo perché l’atmosfera è vibrante, c’è moltissima creatività ma è dall’altra parte del mondo, quindi non ha l’attenzione che dovrebbe avere, cosa che vale per tutta l’Africa in generale. Ma insomma, c’è sicuramente questa scena creativa in Sudafrica e abbiamo sempre ricevuto così tanto che sentivamo il bisogno di restituire qualcosa indietro.
Sabato vi esibirete al RoundHouse e l’anno scorso siamo stati al vostro concerto a Somerset House. Voi illuminate, letteralmente, lo spazio, non solo con la vostra musica, ma anche con i vostri abiti pazzi. Sappiamo che Yukimi è diventata un’icona di stile che molte persone seguono, perciò come create il vostro stile?
Yukimi: Ib ci ha aiutato con lo styling, ma abbiamo anche un rapporto molto forte con una stilista della nostra città, Gothenburg, Saima Konuvar. È una ragazza svedese con origini iraniane di grande talento e libertà. Ha un tocco futuristico che si adatta perfettamente al nostro suono. Lavoriamo a stretto contatto e lei condivide le nostre idee. È bello trovare qualcuno con cui lavori bene e lei è una di quelle persone che ha aggiunto tanto ai nostri spettacoli e alla nostra identità. Ancora una volta, sta tutto nel mantenere quel rapporto personale con le persone.

Una curiosità: sia in ‘Nabuma Rubberband‘ che in ‘Season High‘, c’è una voce francese che introduce alcune delle canzoni. Qual è la vostra connessione con i paesi francofoni? È un omaggio ai fan francesi?
[Sghignazzano] Yukimi: Beh, in Nabuma, in realtà è una mia amica con cui ero in macchina, lei ha iniziato ad insultare qualcuno e a dire parolacce e io l’ho registrata. Mentre per Push è sempre un nostro amico, ma abbiamo pensato più alla canzone questa volta, volevamo rappresentare il cliché del fotografo tipo e quella situazione quando sei ad uno shooting e ti dicono “rilassati, sii te stesso” ed è così fastidioso che abbiamo voluto rappresentarlo così.
Vantate collaborazioni straordinarie e recentemente avete anche lavorato con Raphael Saadiq e Faith Evans alla vostra nuova canzone ‘Peace of Mind‘, uscita il 29 settembre. Quindi, chi sono gli artisti sulla vostra lista di desideri per collaborazioni future?
Erik: Oh, non saprei. Ogni collaborazione accade per caso, con Faith Evans stavamo buttando giù idee e abbiamo pensato: ‘Forse possiamo chiedere a lei?!’ Non iniziamo mai con l’idea di fare una collaborazione perché abbiamo ancora così tanto da imparare l’uno dall’altro. Ma abbiamo notato che c’è un’atmosfera diversa quando invitiamo qualcuno a lavorare con noi. Per quanto riguarda la lista dei desideri… Non lo so.
Yukimi: Non lo so neanche io… Ci sono tanti artisti con cui sarebbe divertente collaborare. E c’è da dire che anche se ammiri un artistista, non è detto che siano le persone adatte per una collaborazione! A volte finiscono per essere maleducati o se la tirano e tu pensi: ‘Ti amavo, ma ora non più!’ [Ridono].
Sui social media ci sono tutti i tipi di pagine di fan dei Little Dragon, gruppi, forum… Qual è la cosa più strana che un fan ha mai fatto per voi?
Yukimi: Penso che i nostri fan siano molto dolci! Una volta un fan mi ha fatto un cappello lavorato a maglia e me lo ha regalato dopo un concerto, lo uso ancora d’inverno! E un sacco di gioielli! Ricevo molti gioielli new age – per qualche ragione, – dipinti e fotografie. Sì, i nostri fan sono molto creativi!
Erik: E molti ballerini! Tanta gente posta video online, dove fanno coreografie sulla nostra musica. È molto bello riuscire a stimolare la creatività altrui!
Il 22 novembre vi esibirete al Linecheck Festival di Milano, che è l’unica data italiana del vostro tour europeo. Non è la vostra prima volta in Italia, giusto?
Erik: Agli inizi, mi pare nel 2008 o qualcosa del genere, un promoter italiano ci ha invitati in Italia, quindi siamo scesi in furgone e abbiamo fatto quattro o cinque spettacoli in una zona di più o meno 50 km2 in Lombardia. È stato molto interessante, l’atmosfera era rilassata, suonavamo tranquilli, villaggio dopo villaggio. In uno di questi c’era una signora super energetica che lavava i piatti, faceva da fonico, cucinava, tutto! Penso che ad alcuni italiani piaccia il fatto che siamo caotici, drammatici, e tutto il resto. Ma non abbiamo mai fatto grandi spettacoli. Sembra che l’Italia viva nella sua piccola bolla. Siamo andati a Milano poche volte e abbiamo fatto quello che facciamo sempre: far divertire le persone e farle sentire libere. È quello a cui miriamo sempre.
I Little Dragon si esibiranno l’11 novembre all’Élysée Montmartre, e il 22 Novembre al BASE, Milano, unica data italiana, in occasione del Linecheck Festival. Potete trovare info sul concerto e sulle altre date del tour europeo qui.
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Sono una persona molto eclettica con un’ossessione per la musica e la sociologia. Nata e cresciuta in Italia, Londra è diventata la mia casa. Qui creo beat, ballo, canto, suono, scrivo, cucino e insegno in una scuola internazionale.