Life Through The Apocalypse | Charo Galura Debutta Con L’apocalisse E Dostoevskij

Blues elettronico rivisitato, psichedelico, voce tagliente e un look che sconvolge. Se a questi elementi si unisce la bellezza e l’importanza di imparare a vedere il bicchiere mezzo pieno quando la vita ci mette in difficoltà, il raro risultato che si ottiene porta il nome di Charo Galura.
Cantautrice ed ex-modella toscana-filippina, oggi Charo lancia il suo primo EP da solista, Life through the Apocalypse [Jupiter Music.]
Un album fatto di voce, quella di Charo, accompagnata solo a tratti da chitarra elettrica e armonica.
I pezzi inebriano l’ascoltatore di un’eccitante malinconia che vuole in realtà trasmettere una lettura positiva della parte più oscura dell’esistenza. Un album che dimostra non solo il percorso artistico di questa enigmatica e affascinante cantautrice, ma anche quello esistenziale.
Charo è sopravvissuta all’apocalisse e ce lo ha raccontato in musica.
GRIOT: Raccontaci com’è nato questo progetto e quali sono le tue influenze artistiche.
Charo Galura: Ho sempre voluto fare la musicista fin da piccola, il mio background musicale deriva dal blues, in particolare dal blues di Lightnin’ Hopkins, R.L. Burnside, Howlin’ Wolf. Mi piace proprio quello vecchio stile, più “rurale”, perché lo trovo più vicino a me.
Personalmente, penso che senza un background blues sia impossibile fare il musicista perché effettivamente gran parte della musica di oggi, deriva proprio da lì. Ascolto anche molto progressive, quindi Kim Crimson, Robert Wyatt eccetera.
In realtà prima di iniziare questo progetto solista, ho collaborato ad altri progetti che sono ancora in corso. Faccio elettronica ed elettro jazz con due gruppi, però da un po’ di tempo ho finalmente preso coraggio e mi sto concentrando sul mio percorso solista.

In che senso hai preso coraggio?
Diciamo che c’è voluto un po’ di tempo, perché ho sempre composto in camera mia in solitudine. Poi ho deciso di partecipare al rock contest di Controradio e anche se pensavo di non farcela, sono stata selezionata e con mia sorpresa sono arrivata in semifinale!
È stato un bel banco di prova perché per la prima volta mi sono esibita dal vivo con i miei pezzi. Poi ho partecipato anche al Toscana 100 Band e ho vinto i finanziamenti con cui ho realizzato l’EP e il video per il primo singolo, Oh Lover. Questo mi ha fatto molto piacere perché vedo che il mio progetto piace anche se è particolare.
Infatti, entriamo nel merito di questo tuo primo EP, Life Through the Apocalypse. So che c’è molta filosofia dietro, raccontaci qual è il concept e come lo hai messo insieme.
Questa è una bella domanda e va anche a toccare il piano personale. Purtroppo ho passato un periodo molto brutto ed è proprio in quel momento che ho tirato fuori il meglio di me stessa, sia musicalmente che come persona, perché sono cresciuta molto grazie a queste esperienze. Questo è anche il motivo che mi ha spinto ad intraprendere questo progetto solista.
Ne L’Idiota di Dostoevskij, che è uno dei miei libri preferiti in assoluto, c’è un passo che adoro, più o meno dice: “anche in una cella di prigione puoi riuscire a vedere la luce”. Un mio caro amico, che è anche il regista del mio video, dice che ho una visione molto buddista della vita, anche se io non lo sono.
In questo EP riprendo anche dei concetti dal Shijing, il libro dei mutamenti cinese, che viene per lo più scambiato per un oracolo ma al momento ci sono vari studi a riguardo che sostengono altre tesi. Semplificando al massimo, il concetto principale è la ciclicità della vita, quindi i momenti belli e brutti della vita si ripetono secondo schemi archetipici.
E per questo, la vita attraverso l’apocalisse…
Sì.

Usi la voce non solo per cantare, ma per creare i luoghi in cui si ambientano i tuoi brani. Come hai sviluppato questo approccio all’arrangiamento dei pezzi e come lo utilizzi?
Il nucleo compositivo è sempre la voce, perché trovo che sia lo strumento più personale. Durante la registrazione dell’EP ho lavorato con due musicisti blues e ho aggiunto degli strumenti in alcuni pezzi come complemento.
Davide Mazzantini suona la chitarra e Ray Wallen l’armonica. Li ho voluti coinvolgere perché, oltre ad avere un bel feeling, sapevo che sarebbero riusciti ad entrare bene nella mia musica. Purtroppo vivono entrambi a Londra mentre io sto a Firenze, quindi i concerti live li faccio da sola.
La componente visuale della tua musica è molto forte, perché come dicevo prima si riescono a visualizzare i luoghi che crei. E ti piace molto giocare con la tua immagine. Che mi dici di questo aspetto della tua arte?
Ho fatto la fotomodella per molti anni, è per questo che ho molti scatti artistici. Per quanto riguarda il video, l’immagine è stata curata da Ester Santacroce, sotto la mia direzione. Ho proprio voluto creare 4 look diversi in contrasto tra loro. Il primo look è quello nero e vuole rappresentare la dea della morte, mentre quello bianco è una specie di ti bon ange, un piccolo angelo (una delle due parti dell’anima secondo la religione Voodoo).
Poi c’è una componente più umana, durante fotogrammi, in cui sembra che io abbia pianto. Nella parte finale invece sono circondata dalle maschere. Questa è la parte del video a cui sono più affezionata perché è un’idea tutta mia a cui il regista non aveva assolutamente pensato.
Io sono una specie di super-uomo, quindi super-donna, e le maschere rappresentano l’inconscio che cerca di prendermi e scalfirmi. Ecco, queste sono le quattre persone che ci sono all’interno del video.
Hai fatto il grande passo e il treno ora è in corsa. Che obiettivo vuoi raggiungere con la tua musica?
Io penso in grande. Nel mio futuro voglio girare il mondo con la mia musica, perché viaggiare e fare musica sono le mie due più grandi passioni, quindi mettere le due cose insieme sarebbe sarebbe il mio sogno. So che sarà difficile perché la mia musica non è che sia di così facile ascolto, ma ci proverò.
Potete ascoltare l’EP di Charo Galura e scoprire di più su di lei e il suo progetto qui.
Immagine di copertina | Pino Leone – Tutte le immagini | Courtesy of Charo Galura
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Sono una persona molto eclettica con un’ossessione per la musica e la sociologia. Nata e cresciuta in Italia, Londra è diventata la mia casa. Qui creo beat, ballo, canto, suono, scrivo, cucino e insegno in una scuola internazionale.