Libri | Jezabel, Di Irène Némirovsky Racconta Una Società In Continuo Affanno

Il romanzo comincia dentro l’aula di un tribunale. Gladys Eysenach, una donna “ancora molto bella”, ricchissima, membro dell’alta borghesia francese e internazionale, siede dietro le sbarre degli imputati per aver ucciso il suo ultimo amante, un giovane di vent’anni. Accusa e difesa interrogano i testimoni. Durante il processo, la donna si dichiara più volte colpevole: stanca, sfinita, impaziente di porre fine a un calvario che logora la sua mente. Il verdetto viene emesso. Cinque anni. Ma non è come sembra.
Se avessi letto questa breve descrizione probabilmente non avrei aperto il libro. Partendo dalla condanna, Irène Némirosvsky, scrittrice ebrea di natali ucraini ma naturalizzata francese, morta ad Auschwitz nel 1942, racconta in maniera minuziosa la vita di una donna che conduce un continuo corpo a corpo con il suo corpo, la sua mente e i suoi fantasmi.

Innamorata esclusivamente della sua immagine e bellezza, assuefatta al potere di avere potere e controllo sugli uomini e suscitare l’invidia, l’ammirazione e l’asservimento delle altre donne, affamata di una giovinezza che ruba a quella figlia “ancora bambina” ai suoi occhi, con suo grande dolore Gladys, Jezabel, è costretta a sottostare alle regole del tempo, che, per quanto benevolo, le presenta indifferente e a più riprese il conto, la sua vera condanna: una figlia, privata dell’amore materno, che cresce, si ribella e combatte fino alla fine per vivere nel suo posto; usi e costumi sociali che mutano; uomini che resistono alla sua presenza e bellezza; amori a pagamento; donne più giovani, testimonianza vivente di quello che lei non ha e non è più; fantasmi che la perseguitano.
Pubblicato per la prima volta nel 1936, la Adelphi ci ha regalato la versione italiana soltanto poco più di una decina d’anni fa (2007). Eppure, per quanto sia un romanzo di un’altra epoca, la lucidità tagliente della scrittrice nel sezionare e descrivere questa donna di altri tempi assottiglia l’intero arco temporale che la divide dai nostri giorni e ci restituisce un personaggio che suscita e fa vivere emozioni contrastanti: di pena, di fastidio, di rabbia, di sorpresa, di amarezza, di compassione.
La raffigurazione della ricca e viziata Gladys fa infatti emergere più sfumature, grazie a una carrellata di personaggi e luoghi che hanno con la protagonista una profondità di rapporto diverso. Una descrizione a volte ossessiva, ripetitiva, stancante, quasi a voler essere un invito dell’autrice ad abbandonare la lettura—cosa che sono stata tentata di fare, per quanto ingombrante è la presenza di Jezabel e della sua vita superficiale—ma allo stesso tempo riesce in maniera elegantemente raffinata, rivelando scampoli di compassione, a fare quel salto autobiografico che rovescia il sapore fittizio del romanzo e suggerisce—a se stessa o a noi?—di adoperare più lenti per continuare la lettura di questa donna e delle varie storie fino alla fine.

Un incontro causale, quello con la Némirovsky, che non conoscevo. Un libro prestato, letto in poche ore, che si è depositato nel profondo. Forse perché Gladys Jezabel Eysenach è una fotografia più che contemporanea delle debolezze e insicurezze che pervadono la nostra società, che con i suoi mille filtri si affanna a essere sempre presente, sempre piacente, sempre vincente.
Segui GRIOT Italia su Facebook e @griotmag su Instagram e Twitter | Iscriviti alla nostra Newsletter
Vuoi segnalare un tuo progetto o news che vorresti leggere su GRIOT? Scrivi a info@griotmag.com
Arti visive, performative e audiovisive, cultura, musica e viaggi: vivrei solo di questo. Sono curatrice e produttrice culturale indipendente e Direttrice Artistica di GRIOTmag e SPAZIO GRIOT, spazio nomade che promuove la sperimentazione multidisicplinare, l'esplorazione e la discussione.