Les Filles De Illighadad è Il Trio Da Ascoltare E Vedere Ora

Il pubblico italiano delle ultime date di Motta ha avuto il piacere di conoscere e sentire dal vivo, in apertura ai concerti del cantautore toscano, alcune delle bellissime ed evocative canzoni de Les Filles De Illighadad, una band di musiciste tuareg originarie del Niger.
Le tre giovani donne, guidate dalla cantante e chitarrista Fatou Seide Ghali, provengono dal piccolo villaggio di Illighadad, che comprende giusto una manciata di case e una scuola, raccolte intorno a un pozzo nel cuore del deserto del Sahara. In questa ristretta comunità tuareg la vita scorre tranquilla secondo le stagioni, quasi immutata nel corso del tempo: gli uomini lavorano e si spostano per affari, mentre le donne si occupano della casa e degli animali, combattendo la noia con il piacere di cantare insieme.
Nelle occasioni di festa sono sempre le donne a esibirsi nel tende, una musica tradizionale fatta di battiti di mani, tamburi – i tende, appunto, realizzati in pelle di capra allungata e pestata – e voci femminili, che rappresenta la base del repertorio delle Filles De Illighadad.
Il gruppo di Fatou Seide, musicista autodidatta fin da bambina, ci offre canti d’amore e racconti di vita quotidiana, che si mescolano al blues del deserto, alle chitarre rock e alla loro potenza elettrica, recuperando non solo i caratteristici tamburi tradizionali, ma anche altri strumenti acustici e altre percussioni, come la calabash, a differenza di quanto proposto da altri artisti tuareg più famosi, come Tinariwen o Bombino.
Il rovesciamento degli stereotipi è nella natura stessa delle Filles De Illighadad, che, oltre a essere una band di giovani donne all’interno di una società tuttora ancorata a schemi tradizionali e con rigide distinzioni di genere, propone anche una formula diversa di quel rock del deserto, prettamente maschile, che abbiamo imparato ad apprezzare negli ultimi anni.
Il nuovo album, registrato durante il primo breve tour europeo del trio, s’intitola Eghass Malan e mantiene intatta tutta la spontaneità dell’ispirazione e della performance grazie alla produzione artistica discreta e minimale di Christopher Kirkley dell’etichetta statunitense Sahel Sounds. Pochi elementi fondamentali – ipnotici riff di chitarra, strutture ritmiche coinvolgenti e perfette armonie vocali – riescono a creare un suono originale, che galleggia tra antico e moderno, lontano e vicino, realtà e immaginazione.
Fra pochi giorni potremo rivedere Les Filles De Illighadad dal vivo in una brevissima serie di concerti in Italia: il 6 dicembre a La Fine, Roma (info); Il 7 dicembre alla Basilica di San Giovanni Maggiore, Napoli (info); l’8 dicembre al Teatro Miela, Trieste (info). Potete ascoltarle qui.
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Metà italiana, metà egiziana, nata e cresciuta nelle Marche, passata per Bologna, adottata da Milano, lavoro nel campo della comunicazione e dei media. Scrivo di musica, street art e controculture, sono affascinata dalla contaminazione culturale a tutti i livelli.