Lavoratrici Turche Usano I Capi Di Zara Per Raccontare Lo Sfruttamento

di GRIOT - Pubblicato il 07/11/2017

I giganti della moda, sopratutto del fast fashion, dovrebbero fare più attenzione quando assoldano aziende terze per farsi fare quei capi e accessori che almeno due volte l’anno andiamo a comprare nei loro store. “Ho realizzato questo capo che stai per comprare, ma per farlo non sono stata pagata,” è infatti uno dei messaggi che alcune lavoratrici turche hanno inserito all’interno dei capi di uno Zara di Istanbul.
griot mag zara- lavoratrici -mandano messaggio non pagate ZARAL’Associated Press ha sottolineato che le donne hanno specificato di non lavorare direttamente per Zara ma per un’altra azienda, la Bravo, che guarda caso non appena la notizia è arrivata alle sue orecchie ha chiuso le saracinesche lasciando le lavoratrici senza salario. L’inizativa fa parte della campagna Justice for Bravo Workers, promossa dalla ong Clean Clothes a sostegno delle ex lavoratrici della Bravo.

Non che sia una novità, ma in un mondo sempre più globalizzato, informato e conscio, cercare di collaborare con realtà che rispettino i requisiti base dei lavoratori dovrebbe far parte del vademecum di qualsiasi colosso che opera in più nazioni, soprattutto in quelle che chiudono due occhi quando si stratta dei diritti dei lavoratori.

Per fortuna la Inditex, la compagnia che possiede Zara, ha aperto un fondo contro le avversità “per le lavoratrici colpite dalla fuga fraudolenta del proprietario della Bravo,” ha dichiarato in una nota la compagnia. “Ci stiamo impegnando per trovare una soluzione rapida che tuteli tutte le persone colpite.”

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Ultimo aggiornamento | 07-11-2017, 17:15

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