Iris Gold | Il Nuovo Modello Danese Da Seguire è Una Hippie

Londra, giovedì pomeriggio. Il cielo incornicia i colossali edifici vittoriani bianchi che circondano Green Park e deboli raggi di sole mi accecano mentre esco dalla stazione della metropolitana e mi dirigo verso il Ritz Hotel. Iris Gold mi sta aspettando in tutto il suo sorridente e bizzarro glamour.
Nata nel Regno Unito da madre indiana e padre giamaicano, Iris è cresciuta in Danimarca, dove attualmente vive, e non è la tipica artista pop che ci si aspetterebbe a prima vista. Iris Gold è una cantante, una rapper e una hippie.
La musica di Iris Gold è una fusione tra passato e modernità, una veritiera riflessione sul suo vissuto, le sue influenze musicali e la sua filosofia di vita. Creativa, carichissima e sensibile, Iris è cresciuta a Christiania (la famosa comunità hippie) e da bambina ha vissuto in giro per Copenaghen squattando con la madre. Un’infanzia colorata e creativa che da un lato le ha permesso di sviluppare il suo talento artistico, dall’altro, l’ha fatta crescere velocemente e l’ha costretta ad affrontare la sfida di essere “diversa” sotto molti aspetti. Infatti, per quanto moderna e civile (soprattutto in termini di welfare), la Danimarca è un paese difficile in cui vivere per le persone di pelle scura, basti pensare alla rappresentazione della diversità danese nei media. Tuttavia, orgogliosa della sua musica, dei suoi successi e del suo glorioso afro, Iris Gold è finalmente diventata un modello, quell’esempio che avrebbe voluto vedere in TV quando era bambina.
GRIOT: “All I really know is my hippie life, and it go to show” (tradotto: tutto quello che so davvero è la mia vita da hippie, e si vede) recita il ritornello della tua nuova canzone All I really know. Perché una vita hippie e cosa significa questo verso per te?
Iris Gold: “Tutto quello che conosco davvero è la mia vita da hippie, e si vede” significa che lo dimostro, guardandomi, dalla mia presenza e da quello che scrivo. Non penso che gli hippie debbano essere necessariamente quelli degli anni ’70, a piedi nudi… Penso che sia nella tua anima, essere un ribelle, un punk, un nomade. Muoversi sempre e non conformarsi, è questo il significato.
Come sei diventata una hippie e come ha influenzato la tua crescita personale e artistica?
Sono cresciuta in una comunità hippie con un sacco di gente degli anni settanta, spiriti liberi. Le fasce d’età erano molto diverse, ma in realtà non c’erano molti bambini, quindi a volte era un po’ difficile perché i grandi erano i bambini e quindi sono cresciuta molto velocemente, penso sia normale. La cosa positiva è l’aver fatto un sacco di incontri bizzarrissimi con persone molte creative! Alcune delle persone più anziane nella nostra comunità erano amanti della musica degli anni ’70, come The Momas and The Papas, Cat Stevens eccetera. Tutti questi generi musicali mi hanno influenzato molto presto e a quanto pare ne ero ossessionata. Quando ero più grande ho iniziato a usare quei loop anni ’70 per scrivere canzoni rap e pop, e fondere le due cose per me è stato davvero naturale, perché mi riporta alle mie origini. L’hip hop invece è arrivato un po’ più tardi, dagli amici DJ di mia zia. Dicevano: “Yoo! Questa ragazzina ascolta solo musica hippie, psichedelica, dobbiamo insegnarle l’hip hop!” E fu così che iniziai a scoprire l’hip hop classico, artisti come i Beasty Boys, i Public Enemy, Krs One, ed è per questo che faccio rap stile anni ’80, ma canto come Britney Spears o Selina Gomez. E’ tutto è fuso nella mia musica: hippie-hip-hop-pop.
Sei cresciuta a Christiania, ma so che anche che squattavi con tua madre da bambina, giusto?
Sì, tutti sanno che vengo da Christiania e questo è quello che di solito rimane in mente perché è uno spazio molto famoso a Copenaghen, ma vivevamo principalmente in squat. Non erano i luoghi disgustosi o degradati che i media spesso ritraggono, non ho mai vissuto in posti del genere. Anzi, penso tutt’oggi che fossero stravaganti. Ricordo che mi sentivo un po’ imbarazzata quando portavo i miei amici in giro, non era niente di negativo, semplicemente pensavo: “oh, ci potrebbe essere qualcuno nudo che gira” o cose del genere! [ride]. Quindi, sì, mia mamma e io abbiamo vissuto in qualche squat e immagino l’atmosfera fosse come ad Hackney Wick [Londra], ma senza pagare l’affitto e cucinavamo tutti insieme. In realtà ho percepito la stessa atmosfera quando sono tornata in Danimarca e ho preso il mio studio di registrazione alla Candy Factory a Copenhagen. Facciamo da mangiare collettivamente, c’è una sala concerti e una palestra di boxe e tutti vengono da culture e luoghi diversi. Dovresti venire, ti piacerebbe molto!

Molto volentieri! Ma come ci sono finiti i tuoi genitori in Danimarca?
Io sono nata in Inghilterra, mia mamma è originaria dell’India, Nuova Delhi, ma è cresciuta in Guyana e in Sud America. Invece, il mio nonno paterno trovò un lavoro in Inghilterra ed è così che la mia famiglia si è trasferita qui, a quanto pare. Poi quando avevo circa tre anni, andammo in vacanza in Norvegia e mia madre si fidanzò con ragazzo mezzo-danese, mezzo indiano (che è diventato il mio patrigno), e così ci trasferimmo in Danimarca. Ma il mio padre biologico è giamaicano e vive a Londra. Quindi io sono indiana-giamaicana ma con una famiglia “bianca”!
Quando ci siamo conosciute, circa quattro o cinque anni fa, tu facevi solo rap e mi ricordo che l’idea di cantare ti sembrava molto strana. Cosa ti ha fatto cambiare idea e come hai approcciato questo nuovo aspetto del tuo percorso artistico?
Quando ho iniziato mia zia lavorava per la PR dei Gorillaz e Alex James vide la mia foto e si mostrò molto interessato, chiedendole chi ero e se sapevo cantare o rappare. Così mia zia mi chiamò dicendomi “devi andare a cantare una canzone per questo tipo”. Io andai e la prima cosa che mi uscì dalla mia bocca fu rap, era naturale per me. Inoltre, inizialmente mi sentivo a disagio a cantare anche perché ascoltavo tante grandissime cantanti e pensavo che non avrei mai potuto cantare come loro. Io non sono andato in chiesa e ho imparato, anche se molte persone pensano che se sei nero, automaticamente sai cantare e ballare. In realtà è molto difficile, ho dovuto lavorare sodo per imparare a fare la maggior parte delle cose che faccio. Credo che le persone siano molto influenzate dalla cultura americana, quindi se sei nero, canti come Beyonce, invece io sembro Madonna! [ride]
Comunque, ho iniziato con il rap, cantare è sempre stato dentro di me, ma mi sono dovuta esercitare un sacco. Mi piace la musica pop, quindi è stata una progressione naturale. Se noti, in All I Really Know non canto, ma mischio canto e rap!
Il tuo nuovo singolo All I Really Know è uscito il 10 novembre. Cosa possono aspettarsi i tuoi fan nel 2018?
Sì, il mio singolo è appena uscito e anche il video uscirà presto. Ci saranno anche dei remix, generi molto diversi, elettronici e house, quindi daranno un’interpretazione completamente diversa, che trovo molto interessante. Poi inizierò il mio tour, con – spero – alcune date nel Regno Unito, e alcuni festival e collaborazioni di cui non posso parlare! Ma sto anche lavorando ad un album per Playground Music, con cui sono felicissima di lavorare perché è la più grossa etichetta indie in Scandinavia.
Le cose per te stanno andando molto bene ed è chiaro che dai molto valore alle tue esperienze di vita e al tuo bagaglio culturale. Perciò, se potessi dare un consiglio alla bambina che eri, che cosa le diresti?
Non vergognarti di tutto ciò che hai passato e non chiederti mai, perché non sono come questa o quella persona? Perché sono diversa? Perché i miei capelli sono ricci e tutti gli altri sono biondi con gli occhi azzurri? Perché il mio nome non è qualcosa di danese, tipo Lona? Tutto ciò che ti rendo diversa, sarà ciò che ti renderà speciale e forte in futuro!
È stato difficile crescere in Danimarca?
Sì, c’era abbastanza razzismo ad essere onesti, ed era una cultura completamente diversa per me. Io e mia mamma non avevamo molti soldi, io indossavo sempre vestiti strani, a quanto dicono! Voglio dire, anche ora indosso vestiti strani, ma ne sono orgogliosa. Quando sei un’adolescente è difficile, perché vuoi assomigliare a tutti gli altri, quindi ci sono state fasi in cui avevo le Nike false e cose del genere. Ma poi mi sono resa conto che erano cose che non mi potevo permettere, quindi ho deciso di andare ai charity shops e trovare il mio flex, ed ha funzionato alla fine.
Vorrei che nei media in Danimarca ci fosse una migliore rappresentazione di persone straniere che lavorano con orgoglio e provvedono per le loro famiglie. Sarebbe molto meglio unirsi, invece di dire “noi e loro”, perchè sfortunatamente questo è il caso al momento.
Pensi che quello che stai facendo come artista potrà far sentire le ragazze e bambine danesi come te un po’ più rappresentate?
Sicuramente, ed è il motivo per cui sono tornata in Danimarca. Lo vedo quando mi esibisco, cammino per strada e altre ragazze nere si complimentano per i miei capelli. Ci sono fratelli che mi fermano e mi dicono: “Vorrei che mia sorella portasse i capelli come i tuoi, le mostrerò una tua foto”, perché non ci sono molte persone che mi assomigliano nei media. Ora finalmente sta diventando più normale, al momento sono in una pubblicità sugli autobus, quindi tutti mi vedono come “normale” ed è incredibile! Vorrei aver visto qualcosa di simile su un autobus quando ero bambina, avrei detto “Le assomiglio! Sono fica!”, invece di pensare “forse mi liscio i capelli, o forse faccio quest’altra cosa …” Quindi il messaggio principale nella mia musica è: sii te stessa, accetta ciò che sei!
Tieni d’occhio i suoi social per informazioni sul nuovo video e le date del tour e segui Iris Gold su Facebook e Instagram.
Tutte le immagini | Foto di Celine Angbeletchy
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Sono una persona molto eclettica con un’ossessione per la musica e la sociologia. Nata e cresciuta in Italia, Londra è diventata la mia casa. Qui creo beat, ballo, canto, suono, scrivo, cucino e insegno in una scuola internazionale.