Intimations | Othello De’Souza-Hartley e Silvia Rosi In Mostra
La galleria romana Matèria presenta i lavori di Othello De'Souza-Hartley e Silvia Rosi, in una doppia personale curata da Alessandra Migani. La mostra—aperta dal 7 luglio 2022—è realizzata in collaborazione con Autograph ABP di Londra e la Collezione Donata Pizzi.

Intimations nasce dall’idea di indagare il lavoro deз due artistз rispetto a un progetto originariamente commissionato da Autograph ABP di Londra nel 2020 per rispondere agli effetti della pandemia. Dal 1988, Autograph, precedentemente nota come Association of Black Photographers, è un’agenzia che sostiene il lavoro di artistз che usano fotografia e cinema per evidenziare questioni di razza, rappresentazione, diritti umani e giustizia sociale.
Othello De’Souza-Hartley e Silvia Rosi sono accomunatз dall’utilizzo magistrale dell’autoritratto fotografico, dall’indagine introspettiva e dalla performance, presз in una dimensione di sospensione forzata, evocano, con il loro lavoro, un forte senso di intimità, solitudine, isolamento e incertezza.
De’Souza-Hartley e Rosi vivono il primo lockdown londinese del marzo 2020 con uno stato emotivo significativamente differente. De’Souza-Hartley subisce l’improvvisa perdita di suo padre a causa di complicazioni legate al virus Covid-19. La proposta che riceve da Autograph ABP—e con lui altrз nove artistз—di creare un lavoro in risposta alla pandemia, si trasforma in un’occasione per affrontare il lutto oltre che alla possibilità, insperata, di ‘attraversare il dolore’.

L’artista si confronta da subito con l’assenza del padre. Le foto che scatta riproducono l’immobilità e il silenzio. E poi c’è il tempo: un tempo nuovo, dilatato, penetrabile.De’Souza affronta il lutto, ma lo vive in isolamento forzato, per cui le lunghe giornate in casa, l’albero che ogni giorno vede dalla sua finestra acquistano una una forza incredibile.
Mentre la specie umana vive rintanata e impaurita da un virus, la natura offre un anelito di vita, uno spazio meditativo. Così l’artista decide di filmare l’albero che gli ha regalato una possibilità di trasformazione. Blind but I can see—video in mostra—riflette su quanto, sempre più spesso, diventiamo ciechз rispetto a quello che sta di fronte ai nostri occhi, presз dalle incombenze quotidiane.
Anche Silvia Rosi si trova ad affrontare il lockdown in circostanze emotivamente fragili. L’artista, infatti, rientra a Londra da Lomé (Togo), dove si era recata per i funerali della nonna, e senza aver ancora elaborato il lutto, si ritrova costretta a isolarsi. Rosi vive la solitudine dell’isolamento all’interno del suo appartamento londinese che, se da una parte sembra essere un riparo sicuro dal pericolo esterno, dall’altra si trasforma quasi in un’amara prigione. Quando deve uscire per fare la spesa, si prepara in maniera quasi maniacale e ricrea una sorta di rituale ripetitivo. I gesti quotidiani, fatti spesso senza neanche pensarci, diventano movimenti misurati, pensati, vissuti, ritualizzati.

L’artista decide di ‘attraversare’ l’inquietudine di quei giorni rimettendola in scena; costruisce fisicamente un cubo/stanza nella quale rientrare e re-immaginarsi unicamente quando è pronta a rivivere quei momenti e a fotografare.

Neither could exist alone prende forma e si espande verso una riflessione sulle strutture che costruiamo attorno a noi, credendo che possano proteggerci dalla sofferenza e, invece, ci isolano trasformando inevitabilmente le relazioni umane.
INTIMATIONS
Othello De’Souza-Hartley – Silvia Rosi
a cura di Alessandra Migani
Dall’ 08.07.2022 al 24.09.2022
Matèria, Via dei Latini 27, Roma
Orari: da martedì a sabato, dalle 11:00 alle 19:00
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