
La ricerca artistica di Wangechi Mutu (Nairobi, 1972) ha ottenuto i primi riconoscimenti con le opere a collage con cui esplora il corpo Nero femminile e gli stereotipi che lo abitano attraverso i temi del camuffamento, della trasformazione e della mutazione. Il processo multimediale di Mutu abbraccia varie tecniche, per dar vita a narrazioni fantastiche con matrici mitologiche e folkloristiche, arricchite da stratificazioni di rimandi socio-storici.

Ospitata nei piani sotterranei e sulla facciata del museo, Wangechi Mutu: Intertwined accoglie per intero l’evoluzione della pratica di Mutu, a partire dalla pittura degli albori, al collage, al disegno, alla scultura, fino ai film e alle performance, e concludendo con le più recenti creazioni scultoree con cui l’artista rimarca l’eredità del colonialismo, delle tradizioni culturali africane e diasporiche e della globalizzazione, tutti temi approfonditi lungamente nella sua pluridecennale carriera, che l’aveva vista esporre al New Museum già nel 2003.

Quest’anno, per rendere omaggio all’artista e al suo rapporto con New York, il museo ha esteso lo spazio della mostra su più piani, arrivando a sconvolgere eccezionalmente le proprie politiche espositive. Il primo piano del museo è dedicato alle connessioni tra i suoi collage e le sue sculture. Il secondo piano esamina l’evoluzione della pratica scultorea insieme a lavori in video e collage. Il terzo piano raccoglie i collage della serie Subterranea (2021-22), accanto a recenti bronzi di grandi dimensioni. Nell’atrio del museo è installata la scultura In Two Canoe (2021), recentemente presentata allo Storm King Art Center e che qui si arricchisce di un nuovo intervento. Al piano interrato sono visibili opere delle Screens Series. Tra le opere più significative presenti in mostra vi sono i famosi Sick Planets, installazioni in vinile del 2007 e l’opera scultorea in bronzo Crocodylus, completata recentemente.

Le opere di Mutu, contestualmente caratterizzanti e di richiamo transnazionale, pongono in dialogo le tradizioni culturali e le molteplici realtà contemporanee per offrire allə spettatorə nuove visioni e concetti infusi di femminismo, di afrofuturismo e dalla simbiosi interspecie.
In un recente commento sulla mostra e sul processo creativo dell’artista, la curatrice Margot Norton ha affermato: “Con la sua enfasi e l’uso di materiali naturali e i temi elementari dell’acqua e della terra, il ritorno di Mutu a Nairobi nel 2015 ha segnato un cambiamento nella sua pratica, dove ha creato queste maestose sculture con materiali naturali, come il legno, terra e pietra, provenienti dalle aree che circondano la sua casa e il suo studio a Nairobi,” aggiungendo: “Il lavoro di Mutu affronta con premonizione alcune delle domande più vitali di oggi, interessandosi degli inestricabili legami tra loro, i nostri ecosistemi e tutte le forme di vita con cui condividiamo il nostro pianeta.”

La mostra è realizzata con il supporto della Henry Luce Foundation e di Ed Bradley Family Foundation, Agnes Gund, Jacques and Natasha Gelman Foundation, National Endowment for the Arts, tra gli altri.
Note Biografiche
Wangechi Mutu (n. 1972, Nairobi, Kenya) vive e lavora a New York dal 1990. Ha studiato al Cooper Union e successivamente a Yale, dove la sua carriera a preso il volo negli anni 2000. Il suo convoilgimento con il territorio, che negli anni ha portato a diverse produzioni su committenza ricordando quella per il the New Museum, the Studio Museum in Harlem, e la facciata the Metropolitan Museum of Art, nel 2019 e la mostraal Storm King Art Center, nel 2022.
‘Wangechi Mutu: Intertwined’ a cura di Margot Norton (Allen e Lola Goldring SeniorCurator), e Vivian Crockett (Curator) con Ian Wallace (Curatorial Assistant), sarà visitabile fino al 4 giugno 2023.
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