In My Room | Ritratto Ipnotico Della Quarantena Attraverso La Voce Di Una Nonna

Se la premiere del primo corto di Pedro Almodóvar in lingua inglese, The Human Voice, sembrava essere l’evento dell’edizione 2020 della Mostra del Cinema di Venezia, In My Room credo fosse la seconda. Realizzato a Parigi durante il lockdown, e parte della serie di cortometraggi ‘Miu Miu Women’s tale’, In My Room è stato proiettato in anteprima mondiale alla recente Biennale Cinema.
Girato con la semplicità imposta dal confinamento, avrebbe dovuto essere un fashion-film Miu Miu, ma si è trasformato in un viaggio più intimo che esplora temi come il retaggio, l’essere donna e il senso di isolamento. Attraverso le dolorose registrazioni audio della nonna scomparsa, la regista franco-senegalese Mati Diop (insignita del Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2019, per il suo film d’esordio Atlantique/Atlantics) ritrae la solitudine socio-culturale vissuta dagli anziani e, più in generale, dagli abitanti della città durante il lockdown.
La casa di Diop diventa una prigione fisica proprio sotto i nostri occhi, ma paradossalmente anche un luogo dove può riconnettersi con i suoi ricordi e con il processo artistico. Dopo quasi tre mesi di quarentena e distanziamento sociale, molti di noi riconosceranno la sensazione di isolamento, la lentezza dei giorni, delle ore, dei minuti, dei secondi.
Gaurda ‘In My Room’
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