Ikram Bouloum Traccia Le Sfumature Della Cultura Della Diaspora Nell’EP Ha-bb5

L'offerta inaugurale dell'artista marocchina basata a Barcellona immagina una realtà migliore, in cui i nodi interiori dell'identità possono essere sciolti.

di Claudia Galal - Pubblicato il 07/07/2021
Ikram Bouloum. Tutte le immagini: Ana Larruy. COURTESY

L’identità di una persona è un complesso intreccio di elementi e dimensioni—passato e presente, natura e cultura, pubblico e privato, individuale e collettivo—in continuo mutamento ed è quello che l’artista marocchina Ikram Bouloum esprime nel proprio lavoro, come cantante e musicista, ma anche come performer e artista visiva.

Nell’ep di debutto, intitolato Ha-bb5 e pubblicato dall’etichetta di Barcellona So Urgent, Bouloum affronta il tema dell’identità, legandolo inevitabilmente ad altre questioni dolorose e complesse, come l’esperienza migratoria, che lei stessa vive in prima persona, e la necessità di trovare una voce e uno spazio anche al di fuori del contesto d’origine. Il breve ma intenso lavoro è una sorta di concept sul ciclo di nascita e morte che passa per la tragedia e si regge su un forte “shock culturale fatto di esperienze personali e altre ereditate,” mi racconta Ikram. “Con questa consapevolezza, ho capito quanto fosse importante iniziare a parlare di questa condizione e a visualizzarla in qualche modo. Per me è fondamentale discutere della nascita, della tragedia e della morte, così diventa un processo di trasformazione di questa energia in qualcosa di meno doloroso. Ha-bb5 è uno sforzo poetico per risolvere e rendere più leggero il peso ancestrale che ci portiamo dietro i miei antenati e io.”

Prodotte da Mans O, “ormai profondo conoscitore dell’immaginario sonoro” di Bouloum, le cinque tracce dell’album costruiscono un ponte tra l’elettronica di matrice occidentale e la musica pop e dance tipica del Maghreb, offrendo nuove possibilità di dialogo a forme espressive apparentemente distanti. Le fonti d’ispirazione sono molteplici, gli stimoli creativi disparati: “In generale, e in concreto, sono profondamente influenzata da tutta la musica che ho incontrato, ascoltato e selezionato come dj, ma anche da tutta la musica marocchina che ho ereditato, quella che ascoltavo da bambina con la mia famiglia, a casa mia o durante i nostri viaggi. Inoltre, dalle storie che mi raccontava mia nonna e da alcune esperienze intime e quotidiane.” Ma esiste anche un piano astratto, “l’utopia che mi ha guidata nella produzione di Ha-bb5, la possibilità di immaginare una realtà migliore, nella quale i miei nodi personali e interiori fossero sciolti. Così ho capito che cosa dovevo risolvere in me stessa.”

Ha-bb5 vuole rovesciare regole e stereotipi imposti da altri, sottolineando una verità non sempre evidente e scomoda per lo status quo: la lotta per l’affermazione di sé è più dura se provieni da un’altra cultura, ancora più difficile se sei una donna. Quella di Bouloum è una voce femminista e innovativa, che reclama emancipazione e potere attraverso un suono radicale. “Per me il femminismo è uno stile di vita etico e politico. Non mi sono mai sentita di fronte a una scelta: era femminismo o femminismo. Nel mondo di oggi, il femminismo intersezionale è l’unica opzione che abbiamo per combattere il sistema patriarcale, che è la causa di tutti i disastri strutturali. Ti dà prospettiva ed empatia per capire e aiutare le persone, e per combattere gli abusi di ogni tipo.”

La lingua madre dell’artista, il dialetto berbero amazigh, si mescola con il catalano e l’inglese in una frenetica alternanza di tradizione e attualità, che segue il racconto di un ciclo vitale: nascita, morte e tragedia, rinascita e purificazione. “Il linguaggio è uno strumento. Nella mia mente ogni lingua ha una struttura diversa e una funzione: quando voglio parlare di questioni intime e familiari, la dimensione perfetta è quella della mia lingua madre, l’amazigh. Quando voglio essere compresa da tutti, l’inglese è la scelta più ovvia, mentre quando desidero riflettere su argomenti più semplici e quotidiani, mi viene naturale usare il catalano.”

Già nella traccia di apertura, Henna, le ricche percussioni maghrebine si sovrappongono ai sintetizzatori distorti, così il calore dei tamburi del deserto sostiene la pronuncia di parole occidentali deformate e disumanizzate dall’autotune. È l’annuncio di una trasformazione che si completerà alla fine del disco, come in un gioco pericoloso: The Game è l’ultimo brano, nel quale Bouloum osserva se stessa da due prospettive opposte, la propria e quella di un’altra persona che vuole sostituire la sua. Così si sente un’intera generazione di figli e figlie della diaspora, alla quale la violenza coloniale ha lasciato una traumatica identità continuamente in conflitto con se stessa.

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Metà italiana, metà egiziana, nata e cresciuta nelle Marche, passata per Bologna, adottata da Milano, lavoro nel campo della comunicazione e dei media. Scrivo di musica, street art e controculture, sono affascinata dalla contaminazione culturale a tutti i livelli.