‘Humanae’ | Il PANTONE Che Mette In Discussione Bianco, Nero, Giallo

“Viviamo ancora in un mondo in cui il colore della nostra pelle non solo dà una prima impressione, ma anche un’impressione duratura”, afferma Angélica Dass.
Dass è un’artista brasiliana che vive e lavora a Madrid. Viene da una famiglia “multicromatica”. Descrive la pelle di suo padre come “cioccolato fondente”, mentre quella della nonna adottiva come “porcellana”, e quella di suo nonno a metà tra vaniglia e fragola.
Nella sua famiglia il colore non è mai stato un problema, ma fuori casa sembrava invece esserlo. Era confusa. “Sono fatta di carne, ma non ero rosa. La mia pelle era marrone e la gente diceva che ero nera,” ha raccontato durante il suo intervento al TED. “Avevo 7 anni e un casino di colori in testa.”
In Brasile, quando usciva con famigliari o amici, non erano rare le volte in cui veniva scambiata per la tata o trattata come una prostituta. E in un’occasione le capitò di essere invitata a non usare l’ascensore principale per via del suo colore.
Partendo da questi episodi, nel 2012 Angélica Dass ha avuto l’idea di esplorare il colore della pelle e l’identità attraverso Humanae, un progetto ambizioso che “mette in discussione tutti i nostri codici” legati alle macrocategorizzazioni del Bianco, Nero, Giallo.
“Il punto inziale di questo progetto si basava su come le persone percepivano il colore della mia pelle e come questa percezione fosse piena di stereotipi. Sebbene in questa serie fotografica utilizzi il colore della pelle, la mia intenzione è fare luce sulla discriminazione in generale. Le informazioni più importanti che sono contenute in queste fotografie sono anche quelle cose che non riesci a vedere: la nazionalità, la sessualità, la religione, lo status economico dei soggetti immortalati e così via. Alla fine offro uno sguardo senza concetti prestabiliti,” ha raccontato.
La particolarità e specificità del progetto Humanae sta nello scattare dei primi piani a soggetti diversi, con le spalle nude su sfondo bianco. Successivamente prende i campioni dei volti (11 x 11 pixel), cambia lo sfondo e associa ogni persona ritratta a uno dei codici PANTONE, la tabella di riferimento e di catalogazione dei colori (in totale ne contiene 1.876) che rappresenta lo standard internazionale per il disegno grafico, utilizzato anche nei settori industriali e chimico.
Fino ad oggi il progetto conta più di 3.700 immagini, scattate in 18 paesi diversi e 28 città. Scatti a persone comuni, a persone più in vista, a persone che migrano e attraversano il Mediterraneo sui barconi, a studenti in Svizzera, ad abitanti delle favelas di Rio de Janeiro. “Ogni credo, identità di genere o invalidità fisica, le immagini di un neonato o di un malato terminale: tutti insieme costituiscono Humanae. Voglio che da questo progetto ne nasca una riflessione su come vediamo noi stessi e su come ci vedono gli altri. Voglio generare empatia attraverso l’immagine dell'”altro”. E voglio usare questa riflessione come materiale educativo per abbracciare il diverso come uguale.”
Molte delle persone che hanno visto le immagini hanno scritto alla fotografa raccontandole cosa rappresentasse per loro il progetto e quanto fosse importante. Le immagini di Humanae sono apparse sulla copertina di Foreign Affairs con il titolo The Trouble With Race, e in Italia una selezione degli scatti è ospitata al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, nel laboratorio di Genetica, perchè “pensano anche loro la stessa cosa: è per ricordarci sempre che facciamo tutti parte di una stessa razza, la razza umana. Siamo tutti diversi, ma è questa sicuramente la risorsa più potente della nostra specie.”
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Tutte le immagini | Foto di Angélica Dass
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Arti visive, performative e audiovisive, cultura, musica e viaggi: vivrei solo di questo. Sono curatrice e produttrice culturale indipendente e Direttrice Artistica di GRIOTmag e SPAZIO GRIOT, spazio nomade che promuove la sperimentazione multidisicplinare, l'esplorazione e la discussione.