Guerra Fredda | La Collezione F/W 17-18 Di Stella Jean Contro Le Barriere Nel Mondo

Stella Jean la scorsa domenica è di nuovo tornata a sorprenderci con i suoi capi pieni di colori e saturi di messaggi indirizzati alla politica e alla società.
È infatti nel freddo intenso dell’enigmatica Guerra Fredda che si orientano le linee della collezione Autunno/Inverno 2017-2018 della designer italo-haitiana: Cold War.
Una guerra che, nei capi che abbiamo visto sfilare nella splendida cornice del Salone dei Tessuti di Milano, la stilista ha raccontato attraverso le divise dell’esercito americano, arricchite di medaglie e gradi, alternate a stampe figurative e dipinti a mano ispirati ai quadri naïf della parte russa.
In passerella non è scesa solo “moda” ma il racconto di un conflitto che ha tenuto il mondo in sospeso, le vite in sospeso, con il Muro di Berlino, lungo ventotto anni, che rappresentava separazione e distruzione.
“Quel muro dovrebbe essere un monito, dovrebbe servire a far capire che oggi non si possono continuare ad alzare barriere in nome di una civiltà finta, photoshoppata,” dichiara la stilista. “Barriere che non fanno altro che separare, imprigionare, violare diritti e libertà di popoli e culture,” continua la Jean.
Barriere destinate a morire, che vengono spezzate ed eluse, proprio come ha fatto la borsetta ‘Propaganda’, che invita alla resistenza, “una resistenza a chi ci vorrebbe, come in una scacchiera, perfetti soldatini ubbidienti, pedine della strategia del dividi et impera,” sottolinea la designer.
La clutch ha la forma di una scatola di backgammon ed è stata concepita insieme allo stilista siriano Assaad Khalaaf fuggito dalla sua terra natale nel 2013 per allontanarsi dalla guerra e studiare moda a Roma e Milano. Realizzata dalla madre di Khalaaf in un laboratorio di Damasco, è stata poi nascosta in un taxi notturno che l’ha portata in un lungo viaggio verso Beirut e da qui è partita in aereo per arrivare poi a Milano.
Un altro messaggio che la Jean ha voluto lanciare su t-shirt e abiti in maglia è stato “One, No One and One Hundred Thousand Kilometres“, a simboleggiare che la moda, oltre l’estetica, può trasformarsi in uno strumento di contro-colonizzazione, di preservazione di tradizioni e antichi saperi di comunità locali a rischio di estinzione e allo stesso tempo diventare veicolo ed espressione culturale per una crescita e un percoso di emancipazione e indipendenza economica, sociale e culturale.
La sfilata è stata accompagnata da un’orchestra di controbassisti e dalla potente voce del cantante italo-nigeriano David Blank che per l’occasione ha cantato il pezzo Hallelujah, di Leonard Cohen.
Immagine in evidenza | La modella italo-cubana Diana Sanchez
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