‘A Gentle Magic’ | Il Documentario Di Lerato Mbangeni Racconta Il Perché Dell’abuso Delle Creme Schiarenti In Sudafrica

L’ormai defunto genio della musica Michael Jackson non ha mai ammesso pubblicamente di aver fatto ricorso a creme o trattamenti speciali per cambiare la pigmentazione della sua carnagione, ma anche agli occhi di un bambino innocente resta difficile credere che la sua mutazione epidermica fosse dovuta a una incurabile vitiligine, come hanno provato a spiegarci negli anni, giustificando così anche qualche ritocco di chirurgia estetica.
Secondo una statistica condotta dall’ Università di Città del Capo, sembrerebbe che circa una donna nera su tre in Sudafrica ricorra all’uso delle creme per lo schiarimento della pelle. Una scelta che in molti casi è sintomo di insicurezze e scarsa considerazione del proprio aspetto estetico naturale.
Per approfondire meglio l’argomento, la documentarista e regista sudafricana Lerato Mbangeni ha da poco realizzato A Gentle Magic, documentario prodotto da Susie Nielson e Graeme Aegerter, co-diretto e girato da Tseliso Monaheng. Il titolo, molto diretto, non è stato scelto a caso, soprattutto in Sudafrica, dove Gentle Magic è il nome di una delle creme schiarenti più conosciute e usate nel paese.
Girato tra le strade di Johannesburg, Cape Town e Eastern Cape, il progetto racconta la resurrezione di questa pratica coinvolgendo uno spaccato di persone di diversi ceti sociali e culturali, dalla borghesia più affermata, fino ai sobborghi più disincantati, con interventi di artisti, studenti e titolari di centri estetici coinvolti per analizzare e capire meglio il fenomeno dello skin bleaching, le sue implicazioni sulla salute, ma soprattutto le ragioni di chi sceglie questo tipo di percorso estetico, senza però giudicarlo. La narrazione è molto delicata – come l’argomento trattato – ma allo stesso tempo incisiva e coinvolgente.
Tra le interviste più interessanti spicca senza dubbio quella a Milisuthando Bongela, art & culture editor del magazine Mail & Guardian, la quale fatica fortemente a condannare chi cade in questo disagio. La editor realizza un’analisi più ampia in cui, dalla sua prospettiva, le responsabilità sono in parte da condividere tra la famiglia di provenienza dei soggetti e il modello di società imposto dagli altri. Un modello da cui spesso ci si sente esclusi.
Quello di schiarirsi la pelle secondo la Bongela è solo un anello di una catena molto più lunga, intrisa di complessi che chi non nasce bianco spesso assorbe già dalla tenera età, senza rendersene conto. Negli anni purtroppo un certo tipo di narrazione della realtà e l’assenza di certe figure di riferimento in spazi mainstream e nella società, hanno strutturato la percezione di un modello di società globale dove tutto ciò che è considerato bello, gradevole e giusto non ti somiglia, alimentando così una silenziosa esclusione che fortifica il disagio di chi lo subisce, a tal punto da sentirsi sbagliato e spesso fuori luogo. Un problema, questo, che va oltre i confini del Sudafrica e tocca ogni persona non bianca in ogni parte del mondo.
Secondo la Bongela, persone come la cantante sudafricana Nomasonto Mnisi, che provano a schivare le critiche che le piovono addosso, difendendo la propria scelta di schiarirsi come qualcosa di puramente personale e libera, come ad esempio ritoccarsi il seno, le labbra o il naso per sentirsi più belle ed attraenti, in realtà nascondono una forte incapacità di accettarsi per quello che realmente sono, e preferiscono uniformarsi a dei parametri di fascino e bellezza imposti dagli altri, dove quindi di libero in questa scelta effettivamente c’è ben poco.
Esiste purtroppo anche una lunga lista di celebrità afroamericane (ma non solo) come Lil Kim (e la sua incredibile e triste trasformazione),Iman, Ciara, Beyoncé, Diana Ross e molte altre (sarà vero?) che nonostante il successo professionale e un tenore di vita invidiabilissimi, soffrono anche loro di questo dannoso complesso che a volte rischia di influenzare anche i loro fan più giovani, spinti magari dall’inconsapevole spirito di emulazione, anche se quelle più attente non le hanno risparmiate da dure critiche.
Per quanto le critiche non possano piacere, non si possono certo negare i rischi per la salute che questi prodotti spesso contengono. Sulla base di un rapporto divulgato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (2011), con una percentuale pari al 77%, i nigeriani, tra gli africani, sono i maggiori fruitori di prodotti schiarenti, seguiti dai togolesi, con il 59%, dai sudafricani, con il 35%, e dai maliani, con il 25%. La Costa d’Avorio nel 2015 invece ha bannato l’uso di creme schiarenti potenzialmente mortali. L’uso costante di queste creme secondo il dottor Lester Davids, dell’Università di Città del Capo, infatti con il tempo può causare danni cutanei irreversibili, ma anche tumori del sangue come leucemie, cancro al fegato e ai reni.

Una piaga globale che oltre all’Africa, agli Stati Uniti e all’Europa include anche il continente asiatico, dove l’abuso di prodotti schiarenti si registra in paesi come Cina, India, Pakistan, Filippine e Corea.
Guarda il teaser del documentario.
Per organizzare una proiezione del documentario, scrivere a susancneilson@gmail.com.
Immagine di copertina | Still video da A Gentle Magic
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Gaylor Mangumbu
È impossibile crescere a Roma senza interessarsi all'arte, allora che fai? Studi tutto quello che la mamma crede sia sbagliato per te: Accademia di Belle Arti prima, e Moda e Costume dopo, incastrando nel mezzo la passione per le sneaker, il cinema,la fotografia, la musica e il gelato al gusto di mango.