Diego Armando Maradona | El Negrito Che Ribaltò Un Insulto Trasformandosi Nel Pibe De Oro

In Argentina, paese in cui la classe e la razza non sono lontane dalla superficie, chi viene dai bassifondi di Buenos Aires è conosciuto sprezzantemente con il termine di “El Negrito”. Come scrisse lo scrittore e giornalista Colm Tóibín, in un profilo di Diego Maradona su Esquire del 1991, El Negrito si riferisce anche a qualcuno con la pelle più scura rispetto a quella della classe dominante (fondamentalmente argentini bianchi): nello specifico qualcuno “…dalla baraccopoli, ai margini della città, con sangue boliviano o paraguaiano, forse con sangue indiano.” Maradona ribaltò quell’insulto.
È una prova del talento e della mente di Maradona che questo “piccolo nero”, che è senza dubbio il più grande giocatore del mondo di tutti i tempi (ovviamente i sostenitori di Pelé non sarebbero d’accordo), gestirà il suo paese (per inciso, con un altro negrito, Carlos Tevez, che guida il suo attacco), questa volta come allenatore, nel girone delle finali della sua terza Coppa del Mondo, in Sud Africa.
Ecco alcuni ricordi dell’arguzia e del controllo di palla dell’ex giocatore, che nel suo periodo migliore, lo scrittore e saggista Eduardo Galeano descrive come “…un toro dalle gambe corte, che ha la palla cucita al piede e tanti occhi che lo osservano.“
Di Maradona, Galeano scrisse anche:
“… Ha giocato, ha vinto; ha fatto la pipì, ha perso. Nelle analisi delle urine è stata rilevata l’efedrina, e Maradona è stato escluso dalla Coppa del Mondo del 1994. L’efedrina, sebbene dagli sport professionistici negli Stati Uniti o in molti altri paesi non sia considerata uno stimolante, è vietata nelle competizioni internazionali. Ci furono stupore e scandalo, un’esplosione di condanna morale che lasciò sordo il mondo intero. Ma in qualche modo alcune voci di sostegno all’idolo caduto riuscirono ad emergere, non solo nella sua Argentina, ferita e sbalordita, ma in luoghi lontani come il Bangladesh, dove una manifestazione di notevoli dimensioni scosse le strade, in cui si ripudiava la FIFA e si chiedeva il ritorno di Maradona. Dopotutto, giudicare e condannare era facile. Non era così facile però dimenticare che per molti anni Maradona aveva commesso il peccato di essere il migliore, il crimine di dire cose che il potente voleva tacere, e il crimine di essere sinistro [left-handed], che secondo l’Oxford English Dictionary significa non solo “di o pertinente alla mano sinistra” ma anche “sinistro o discutibile”.

Diego Armando Maradona non ha mai usato stimolanti per superare i limiti del suo corpo prima delle partite. È vero che gli piaceva la cocaina, ma solo alle feste tristi dove voleva dimenticare o essere dimenticato, perché era messo alle strette dalla gloria e non poteva vivere senza la fama che non gli avrebbe permesso di vivere in pace. Ha giocato meglio di chiunque altro, nonostante la cocaina, ma non grazie alla cocaina.
Era sopraffatto dal peso della sua stessa personalità. Da quel giorno, molto tempo fa, quando i tifosi cantarono per la prima volta il suo nome, la sua colonna vertebrale gli inflisse un forte dolore. Maradona portava un fardello chiamato Maradona, che gli piegava la schiena. Il corpo come metafora: gli dolevano le gambe, non poteva dormire senza pillole. Non gli ci volle molto per capire che era impossibile vivere con la responsabilità di essere un dio sul campo, ma fin dall’inizio sapeva che fermarsi era fuori discussione. “Ho bisogno che abbiano bisogno di me,” confessò dopo molti anni vissuti sotto l’alone tirannico di prestazioni sovrumane, gonfio di cortisone, analgesici e lodi, tormentato dalle richieste dei suoi devoti e dall’odio di coloro che offese.
Il piacere di demolire gli idoli è direttamente proporzionale alla necessità di erigerli. In Spagna, quando Goicoechea gli fece un fallo da dietro—anche se non aveva palla—che lo costrinse a bordo campo per diversi mesi, alcuni fanatici portarono sulle spalle l’autore di questo omicidio premeditato. E in tutto il mondo tantissime persone erano pronte a celebrare la caduta di quell’arrogante intruso, quell’arricchito sfuggito alla fame, quell’immigrato latinoamericano che aveva avuto l’insolente audacia di fare lo spaccone e vantarsi…”
E allora, per puro godimento, guardatevi Maradona mentre si riscalda prima di una partita con il grande Napoli [che portò alla gloria]. E anche il secondo gol contro l’Inghilterra [il gol del secolo] nella semifinale della Coppa del Mondo 1986, a Città del Messico.
Era di una classe diversa, El Negrito.
Diego Armando Maradona, nato a Lanús, il 30 ottobre 1960, è morto il 25 novembre 2020 a causa di un arresto cardiaco. Si trovava nella sua casa di Tigre, in Argentina, dove stava trascorrendo la sua convalescenza dopo l’intervento chirurgico alla testa di poche settimana fa. Aveva da poco compiuto 60 anni.
Questa articolo è stato pubblicato nella sua versione originale in inglese su Africa Is a Country, con titolo “El Negrito“, di Sean Jacobs, fondatore ed editore di Africa is a Country.
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