Ci Siamo Intrippati Con I Quadri Di Douglas Bourgeois E Lo Abbiamo Voluto Intervistare

Immagini di icone pop e religiose che trascendono la realtà contrapposte ai paesaggi della Louisiana del Sud. Si ispirano tutte a una vita trascorsa in campagna e rendono omaggio a cose e persone che più hanno ispirato Douglas Bourgeois, che ha vissuto e lavorato a New Orleans per diversi anni prima di tornare nella sua terra natia, St. Amant.
La vegetazione lussureggiante che ricorda i quadri di Henry Rousseau, i ritratti dettagliati e surreali di Frida Kahlo: è facile capire da chi sia influenzato Bourgeois.

Courtesy of the artist and Arthur Roger Gallery
Artista pluripremiato e ricercato dai più fini collezionisti d’arte, ha riscosso un successone enorme alla recente biennale di New Orleans, Prospect.3 – ha chiuso le porte lo scorso 25 gennaio.
Meravigliati e colpiti dai suoi dipinti, non potevamo farci scappare l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con lui e tra una domanda e l’altra è uscito molto della sua storia personale, della sua terra e della sua arte, e forse abbiamo anche trovato una filosofia di vita da seguire.
Che effetto ha avuto su di te Prospect.3 e sulla Louisiana in generale?
Sono stato fortunato perchè hanno esposto una selezione molto ampia dei miei lavori. Solitamente mi ci vuole del tempo per realizzare un quadro, per questo motivo a Prospect.3 il pubblico si è ritrovato di fronte a una piccola retrospettiva che copre diversi anni della mia prodzione artistica ed è stato molto gratificante sapere che non c’erano solo persone provenienti dalla Louisiana del Sud.

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Per quanto rigaurda la Lousiana, c’è stata un’attenzione molto intensa sulla biennale e sulle altre mostre satellite, sia quando hanno inaugurato che nelle settimane successive.
Rispetto alla prima edizione, la copertura sui social media e su internet è stata incredibilmete enorme. Per non parlare delle personali e delle varie performance. Ero sbalordito nel vedere così tante immagini delle mostre condivise a livello internazionale.
Però questa edizione non sembra aver avuto lo stesso impatto di Prospect.1, che era molto più grande, aveva installazioni più stravaganti e, ovviamente, un’attenzione maggiore a livello nazionale per via delle aspettative riposte su un evento post Katrina.
Prospect.3 è stata una biennale più modesta in rapporto e non ha ottenuto la stessa risposta della prima edzione.
La tua arte è stata definita realismo magico, realismo classico, arte naïf. Hai anche parlato di artisti del rinascimento italiano e artisti contemporanei come fonte di ispirazione artistica. Come definiresti la tua arte, o non la defineresti o la consideri?
Ecco, la risposta più veritiera è che non definirei la mia arte se non fossi costretto. Ovvio che devo dare alle persone un’idea di quello che è, e di solito dico che è figurativa – che raffigura esseri umani-, narrativa – una sorta di storia o situazione non raccontata -, ingenuamente reale – c’è una qualche dimensionalità, ma lo spazio è condensato, senza ombre o quella precisione tipiche della prospettiva.

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Rendo omaggio a scrittori, artisti e cantanti conosciuti, ma anche a scene con persone anonime, di tutti i giorni, che vivono rivelazioni o attimi di risveglio. Per quanto riguarda i materiali, sono per lo più dipinti a olio su tavola.
Realizzo anche piccoli collage mixando diversi media, tipo legno bruciato, contenitori, stampe su blocchi di linoleum.

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Cosa speri venga fuori dai tuoi dipinti, impregnati di simbolismo, cultura pop e iconografia religiosa?
Anche se nel mio lavoro ci sono molti temi che apparentemente possono sembrare conflittuali, cerco di conciliare questi elementi “diversi”. Per me un pezzo soul, di quelli che spezzano il cuore per intenderci, è trascendentale come un affresco di Giotto o una poesia di Dickinson o Blake.
La mia speranza comunque è che sia interessante a tal punto che qualcuno si fermi a guardare quell’immagine. Se poi lo colpisce nel profondo dell’animo, è ancora più appagante. La stessa intensità che ho provato mentre vedevo per la prima volta immagini religiose in altre arti visive: nella letteratura, nel rock&roll grezzo, nei cantanti gospel e nell’indescrivibile paesaggio della Louisiana.

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Sembra tu abbia trasmutato la tua educazione cattolica, che ti ha esposto all’arte religiosa europea, nel tuo lavoro. Che opinione hai della religione e della spiritualità sviluppatesi nel corso del tempo, e che influenza hanno avuto sul tuo lavoro?
La mia opinione sulla spiritualità ha preso una direzione più ampia, un’esplorazione più aperta del pensiero e dell’esperienza spirituale. Mi rendo conto di non avere risposte. Accetto il mistero profondo.
Storicamente la religione è stata sempre usata per opprimere e dividere. Ma lo spirito reale è l’amore. La vera sfida consiste nel liberarmi di quella paura programmata e radicata.

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Anche se non sono un cattolico praticante, un assiduo frequentatore di chiesa, devo ammettere che la maggior parte della compassione e di quel senso di umanità mi sono stati trasmessi da persone di fede religiosa. Continuo a imparare, leggere, ascoltare con tutto il buon senso che ho.

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Com’è vivere a St. Amant e che ruolo ha nella tua quotidianetà di artista? Ci sono altri artisti nella zona?
St. Amant è una comunità particolare, non accorpata a livello governativo, senza sindaco, ma che fa parte di un distretto per lo più rurale della Louisiana del Sud.
Sotto, l’interstatale 10 è considerata già Golfo del Sud, con un clima sub tropicale e un’estate molto calda. La comunità sta crescendo rapidamente in termini di poplolazione e di periferie.
C’è ancora molta bellezza naturale nel paesaggio ma il rapido sviluppo che sta vivendo l’area sta portando a un’incredibile perdita di alberi e, conseguentemente, di habitat per la fauna selvatica.

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Sempre più centri commerciali, catene di negozi, fast food, bulldozer. Insomma..la solita storia del fare terra bruciata. Ad ogni modo la familiarità che ho con le persone con cui sono cresciuto, gli amici e la mia famiglia sono elementi confortanti e di supporto.
Non c’è alcuna pretesa. La vita è piena di gente che nasce e muore, di giochi locali, musica, feste di famiglia, festival, fiere parrocchiali, di raccolte fondi, scuole, prati da tosare e giardinaggio. Più o meno come in altri paesi del mondo, ma la Louisiana del Sud ha un’atmosfera calda, accogliente e generosa.

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Potrebbero esserci pochi altri artisti a St. Amant, ma non c’è una vera e propria comunità di artisti. La maggior parte dei miei amici artisti vivono a New Orleans, Baton Rouge, e altre città degli Stati Uniti.

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Dipingere richiede molte ore di solitudine, per far sì che le cose si “cuociano” in maniera naturale. La qualità della quiete rurale sta cambiando sempre più velocemente ma c’è ancora molta bellezza naturale che mi spinge a continuare a vivere qui. È casa.

A cosa stai lavorando ora? Ci sono tue mostre in programma?
In questo momento sto lavorando a una serie di pannelli grandi circa 40 centimetri. Sono raffigurazioni di musicisti meno noti. Praticamente saranno dei ritratti dipinti a olio, al centro, con una cornice composta da collage stampata su stagno.Personaggi tipo Rose Stone – di Sly and the Family Stone, Paul Simonon, Solomon Burke, Candi Staton, Ian Curtis -paroliere dei Joy Division-, Lynn Collins, e Stromae -molto conosciuto in Europa ma non gli Stati Uniti.
* Curiosità *
Iko Iko è una canzone molto suonata a New Orleans e narra di uno scontro tra due “tribù” di Mardi Gras Indians, afro-americani che celebrano il martedì grasso vestiti con abiti che ricordano l’abbigliamento cerimoniale indossato dai nativi americani. La canzone, scritta e rilasciata come singolo da James Sugar Boy Crawford, fu reinterpretata dal trio The Dixie Cups e nel 1965 divenne una hit che scalò le classifiche internazionali.
Kim and Ed sono la rapper Lil’ Kim e il poeta Edgar Allan Poe.
Two Poets on an Island raffigura la poetessa americana Emily Dickinson e il rapper newyorkese Rakim -Bourgeois in quel periodo passava molto tempo ad ascoltare la sua musica.
Immagine in evidenza | Womack and Del Ray | Douglas Bourgeois | Courtesy of the artist and Arthur Roger Gallery
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Originaria di Anchorage, Alaska, sono storica dell'arte e art manager. Dopo aver provato a salvare le sponde del Tevere, oggi sviluppo programmi accademici legati all'arte e alla cultura. Dante Alighieri è stato un mio compagno di studi universitari.