David Blank | “Ho Scoperto Il Valore Della Mia Voce E Storia” | Finalmente Exhale è Qui

A Natale ci siamo commossi guardando l’ultimo film Disney Pixar, Soul, la cui colonna sonora ha appena vinto il premio Oscar. Nella versione italiana l’emozionante canzone Parting Ways, Vero Amore, è cantata da David Blank, artista di grande spessore ed esperienza internazionale, che oggi pubblica finalmente l’ep Exhale, frutto di un lungo percorso di crescita personale e di un lavoro in collaborazione con il produttore ilromantico e l’etichetta Fluidostudio. Il progetto, anticipato dai tre singoli Standing In Line, Foreplay (featuring PNKSAND) e I Am Here, mescola i suoni morbidi dell’R&B e quelli più grintosi dell’Afrobeats, avvolgendo tutto con raffinate atmosfere soul.
GRIOT: Exhale rappresenta la fine di un percorso lungo, ma allo stesso tempo è l’inizio di una nuova fase. Lo consideri un punto di arrivo o un punto di partenza?
David Blank: Dopo vari anni di allenamento, qualche caduta e record personali, questa nuova fase si può descrivere come un punto di partenza. Ho dato un nome alle mie insicurezze e le ho individuate, ci ho imparato a vivere, a dir loro quando star zitte e a capire quando mentono.
Qual è stata la prima canzone che hai composto per questo EP e da che cosa è stata ispirata?
La prima canzone che ho composto per questo ep è stata Standing In Line, ed è stata ispirata dalla sensazione di stallo nella quale mi sentivo in quel periodo, vedevo tutti avanzare e invece io mi sentivo fermo. Ovviamente direi che tutte le canzoni sono “le mie preferite”, perché è come se fossero miei figli, ma Standing In Line è stata la chiave che mi ha fatto riaprire una porta che pensavo fosse chiusa.
Si dice che ogni autore (musicista, scrittore, cantautore…) abbia un proprio lettore/ascoltatore modello. Chi è il tuo? A chi pensi quando scrivi le tue canzoni?
Il mio ascoltatore modello è introspettivo, abbraccia i suoi mostri, li coccola e li mette a dormire quando deve darsi da fare.

Com’è nato il progetto? Considerando che tu lavori sempre in sinergia con il tuo team creativo, come si è sviluppato il lavoro nelle diverse fasi di realizzazione e produzione?
Il progetto è nato da un’amicizia con una delle due teste di Fluidostudio, che mi ha introdotto a ilromantico, il produttore di tutte le tracce dell’EP. Ci siamo trovati subito in sintonia, soprattuto per i riferimenti che abbiamo avuto e per il fatto che siamo entrambi molto moody. Infatti, a volte durante le diverse fasi di lavoro ci siamo accorti di andare in direzioni un po’ troppo “dark”, ma poi ne uscivamo. Invece, per il lato visual ho avuto diversi collaboratori, sempre con la direzione artistica di Protopapa, che mi ha aiutato molto a incanalare il mio amore per la moda e trasmettere un messaggio attraverso le immagini.
Nell’ultimo anno e mezzo la pandemia e altri eventi importanti—spesso negativi—ci hanno messo di fronte alle nostre fragilità e debolezze, ma talvolta ci hanno fatto scoprire anche alcune risorse che non sapevamo di avere. Tu che cosa hai scoperto di te stesso, nel bene e nel male?
Ho scoperto quanto sia fragile la mia forza, quanto tempo passavo a pulire la prigione nella quale mi ero rinchiuso, di aver perso le speranze in una possibile libertà e, dopo aver definito questa situazione, mi sono accorto che la porta della prigione era socchiusa e dovevo solo spingerla per uscire. Ho anche scoperto il valore della mia voce e della mia storia, a volte mi capita di perdermi nel labirinto che ho nel cervello, ma uso la musica per fermarmi a pianificare come uscire.
Che cosa si prova a sentire la propria voce e la propria canzone in un film come SOUL (Disney Pixar, 2020)?
Un’emozione indescrivibile, penso di non aver pianto così tanto da anni, quando stavo registrando non avevo idea di quello che stessi facendo o perlomeno non realizzavo, ero in work mode.
Nel corso del tempo quali artisti hai considerato tuoi maestri e modelli? Oggi chi sono?
Anni fa avevo come punti di riferimento John Legend e Ne-Yo, e poi con il tempo e l’evolvere della mia persona ho iniziato a fare più attenzione alle parole delle canzoni, e al modo in cui vengono raccontate le storie attraverso le parole, quindi ho iniziato a prendere come modello artisti quali Frank Ocean, SZA, Billie Eilish, Moses Sumney, James Blake. Sono i primi che mi vengono in mente, ma la lista è veramente lunghissima.
Invece, guardando alla scena italiana, quali artisti o band ritieni più affini a te e al tuo mondo musicale?
Sono un grande fan degli artisti Undamento, come Frah Quintale e Joan Thiele; poi Ginevra, Mahmood, Arashi, Venerus, Theia. Vado pazzo per ThaSupreme e le sue melodie. Sono anche super fan di Epoque, la prima volta che ho sentito Petite, ho dovuto mandare indietro per capire se stesse cantando veramente in italiano, e amo il fatto che faccia un mix delle lingue.
Restando all’industria discografica del nostro Paese, pensi che negli ultimi tempi stia diventando più inclusiva e rappresentativa della pluralità di voci che esistono nella società attuale?
Diciamo che sono ottimista, a oggi la scena mainstream e la scena indie restano ancora molto bianche e cis etero. Si gioca molto sui generi, ma alla fine il 90% degli artisti è bianco cis etero. Stiamo facendo dei piccoli passi, ma la strada è ancora lunga.
Passando a un altro ambito che ti vede spesso protagonista, la moda sta diventando più inclusiva? Il video di Foreplay, realizzato l’anno scorso per la Fashion Week insieme a PNKSAND e ad altre venti persone afroitaliane, è stato un segnale potente: ma quale seguito ha avuto?
Penso che nella moda che ci sia progresso, o perlomeno a differenza della musica c’è una conversazione in corso riguardo l’inclusività. Mi hanno scritto in molti riguardo il video—afroitaliani e, con mia sorpresa, anche afroeuropei e di altre origini – ringraziandomi per aver rappresentato i Neri in modo così elegante, dopo esserci ormai abituati al trauma di questi ultimi anni. Il video ha anche partecipato a vari festival nazionali e internazionali, sono molto orgoglioso di quel progetto.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sicuramente tanta altra musica, sto già lavorando a cose nuove, poi anche altre cose connesse alla moda, ma non dico nulla per scaramanzia.
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Metà italiana, metà egiziana, nata e cresciuta nelle Marche, passata per Bologna, adottata da Milano, lavoro nel campo della comunicazione e dei media. Scrivo di musica, street art e controculture, sono affascinata dalla contaminazione culturale a tutti i livelli.