Cubafonìa | Preparatevi A Farvi Stregare Da Daymé Arocena

di Johanne Affricot - Pubblicato il 19/04/2017

Fidel Castro è morto. Cuba ancora c’è, con le sue acque cristalline, il suo carattere fiero, la sua incredibile cultura, specialmente musicale. Tra le mille voci che glorificano l’isola ribelle, c’è quella di Daymé Arocena, uno dei nomi più promettenti di Cuba, un’artista che riesce con incredibile maestria e naturalezza a controllare le sue corde vocali fondendo ritmi jazz con musica folklorica, non facendosi mancare di aggiungere ai suoi pezzi magici quel tocco di R&B contemporaneo, soul e blues, quelle influenze con le quali è cresciuta, mostri sacri, come Ella Fitzgerald e Billie Holyday, o George Benson e Erikah Badu, per citare gli americani, e Maria Teresa Vera, Benny Morè, La Lupe, Mercedita Valdés, Bola De Nieves, Marta Valdes, per onorare i fratelli cubani. “Mi sono diplomata al conservatorio Amadeo Roldan come Choral Director. Quello che ho imparato è stato come controllare la propria voce. E questo perché per me cantare non è nulla di impegnativo,”confessa.

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via facebook/dayme.arocena

Cantante, compositrice, arrangiatrice, direttrice di coro e band leader, carismatica presenza della musica cubana, il cui mentore è Gilles Peterson, nel 2015 Daymé Arocena debutta sulla scena internazionale jazz e neo-soul con l’album Nueva Era, a cui segue un altro progetto ambizioso, uscito il 10 marzo scorso, frutto dei suoi viaggi in giro per il mondo tra Europa, Giappone e Stati Uniti (mentre gli Stones sbarcavano all’Havana, Daymé conquistava la critica statunitense) che hanno plasmato la sua crescita artistica e umana e fatto capire cosa significa essere cubana: Cubafonía. “Noi cubani siamo un mix di sapori, un ampio spettro di colori che non ci definiscono solo in questa scena ma anche nella vita. Come tutti sono una persona che combatte, una guerriera che cerca di gestire la quotidianità del suo paese. Le difficoltà ci rendono nobili, umili e ci rafforzano,” dichiara.

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Arocena in concerto a Londra, (c) Casey Moore, via facebook/dayme.arocena

Donna dotata di un grande senso dell’umorismo e dell’ironia, vestita sempre di bianco, l’artista racconta che il suo ultimo album è un viaggio di ritorno alle radici, un omaggio alla musica cubana, riconoscendola per quello che è. Un viaggio fatto di undici tracce che esplorano la diversità dell’universo musicale cubano: dal cha-cha-cha, al mambo, dal tango-congo al hangüí, alla rumba, alla guajira al bolero e alla musica pop cubana.

Un esperimento non casuale, ma voluto, quello di immergersi in diversi stili realmente cubani, fondamentale per la sua missione di riconnettere le persone alla cultura cubana, persa dopo decenni di coflitti politici. “È doloroso, mi fa male, ma molte persone nel mondo non hanno la minima idea che questi ritmi sono cubani ma vengono attribuiti ad altre regioni dell’America Latina,” confessa.

Questo giovane talento ha solo 24 anni. Potrete ascoltare la sua voce superba e i mille ritmi che la avvolgono venerdì 21 aprile a Roma, all’Auditorium Parco della Musica e sabato 22 aprile al Biko Milano.

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Arti visive, performative e audiovisive, cultura, musica e viaggi: vivrei solo di questo. Sono curatrice e produttrice culturale indipendente e Direttrice Artistica di GRIOTmag e SPAZIO GRIOT, spazio nomade che promuove la sperimentazione multidisicplinare, l'esplorazione e la discussione.