Ecco Cosa Aspettarsi Dalla 58esima Biennale Di Venezia

Il prossimo sabato 11 maggio torna la Biennale d’Arte di Venezia. La 58esima edizione internazionale dell’Esposizione Internazionale d’Arte, intitolata May You Live In Interesting Times, è curata da Ralph Rugoff e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta. 90 nazioni partecipanti occuperanno gli storici padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Tra questi troviamo Ghana, Madagascar, Malesia e Pakistan, che partecipano per la prima volta, così come la Repubblica Dominicana, con il suo padiglione nazionale.

Secondo le parole di Rugoff, direttore della galleria londinese Hayward, il titolo della Biennale deriva da un’antica maledizione cinese che è stata raccontata e raccontata molte volte nel Regno Unito, soprattutto in tempi di crisi politica ed economica. “In un discorso pronunciato alla fine degli anni ’30, il deputato britannico Sir Austen Chamberlain invocò un’antica maledizione cinese che aveva appreso da un diplomatico britannico che aveva prestato servizio in Asia, e che prese la strana forma di dire, ‘ Che tu possa vivere in tempi interessanti’. Si dice che Chamberlain notò che la maledizione era piombata sul Regno Unito: Passiamo da una crisi all’altra. Soffriamo uno shock dopo l’altro.”
Rugoff sostiene che la diagnosi di Chamberlain ha guadagnato una inspiegabile familiarità oggi, dal momento che il ciclo di notizie passa da crisi a crisi. In effetti, il curatore ci tiene a ricordarci che non c’è mai stata alcuna “antica maledizione cinese”, nonostante il fatto che i politici occidentali, da oltre cento anni, ne abbiano fatto ampio uso. Piuttosto, la crisi in Europa ha utilizzato la frase come un surrogato di reliquia culturale con “effetti retorici reali in importanti scambi pubblici”, che non è del tutto atipico per la politica europea e la retorica attraverso la storia.
Per quanto riguarda l’arte, il curatore ha cercato di includere opere che riflettono su aspetti precari dell’esistenza odierna, comprese diverse minacce alle tradizioni chiave, alle istituzioni e alle relazioni del cosiddetto “ordine post-bellico”. Nonostante ciò, è rapido nel riconoscere che l’arte non esercita alcuna forza nel campo della politica. Mentre questa affermazione è di per sé discutibile, si può essere d’accordo con Rugoff che sarebbe estremamente irrealistico aspettarsi che l’Arte “argini l’ascesa dei movimenti nazionalisti e dei governi autoritari in diverse parti del mondo” o “alleviare il tragico destino dei popoli sfollati in tutto il mondo (i cui numeri rappresentano ormai quasi l’uno per cento dell’intera popolazione mondiale)”.

Certo, per Rugoff l’arte può sicuramente essere una sorta di guida su come vivere e pensare “in tempi interessanti”. E forse è per questo motivo che il curatore ha incluso solo artisti viventi nella mostra, rompendo con la prassi comune che riguarda mostre di questa portata. Detto questo, la 58esima Esposizione Internazionale d’Arte non avrà un tema in sé, ma metterà in risalto un approccio generale all’arte e celebrerà la funzione sociale dell’arte, abbracciando così sia il piacere che il pensiero critico. La mostra d’arte, di conseguenza, è stata progettata dal curatore per focalizzarsi sul lavoro di artisti che sfidano abitudini di pensiero esistenti, e apre le nostre letture di oggetti e immagini, gesti e situazioni.

Per la prima volta nella sua storia, la Biennale ospiterà anche un’attesissima serie di performance con Zadie Xa, Vivian Caccuri, Alex Baczynski-Jenkins, Paul Maheke e Nkisi, Florence Peake & Eve Stainton e Victoria Sin, tra i vari artisti presenti nella settimana, e una serie di performance più lunghe nella settimana conclusiva, a novembre. L’annuncio di una serie di performance è arrivato subito dopo il travolgente successo di Faust, dell’artista tedesca Anne Imhoff all’edizione 2017, che ha vinto un Leone d’oro, anche se Rugoff aveva bisogno di reperire fondi per le performance solitamente costose altrove.
In definitiva, per il curatore, la Biennale Arte 2019 aspira all’ideale che ciò che è più importante di una mostra non è ciò che viene messo in mostra, ma come il pubblico può vivere la sua esperienza della mostra in una fase successiva, per confrontarsi con le realtà quotidiane da una nuova prospettiva e con energie fresche.
Resta da vedere se tutte queste promesse saranno soddisfatte, e ciò che i padiglioni nazionali hanno in serbo per quanto riguarda i “tempi interessanti”. È ai padiglioni nazionali che il nesso arte / politica sarà messo alla prova.
Immagine di copertina |Korakrit Arunanondchai in collaborazione con with Alex Gvojic, No history in a room filled with people with funny names 5 (2018) – Video with boychild: 3 channel video, 30:44 min – Courtesy Carlos/Ishikawa, London, C L E A R I N G, New York/Brussels, Bangkok CityCity Gallery, Bangkok
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Sono uno ricercatore e studioso di decolonialismo. Lavoro sull'intersezione tra giustizia sociale, politica, economia, arte e cultura. Amo leggere, ballare, andare in bicicletta e il capuccino senza zucchero.