
Far parte dell’etichetta Jakarta Records è un buon biglietto da visita: la label di Berlino/Colonia, che funziona come una sorta di collettivo creativo, si muove nello spazio della musica cosiddetta alternativa senza preoccuparsi dei confini di genere né di quelli geografici, promuovendo semplicemente artisti interessanti e spesso originali, dall’Europa al Nord America.
Non sorprende, dunque, la presenza del rapper tedesco (di origine afroamericana) JuJu Rogers all’interno del roster dell’etichetta, con la quale ha appena pubblicato il suo terzo album, intitolato 40 Acres N Sum Mula, facendo riferimento alla riforma agraria introdotta negli Stati Uniti da Lincoln nel 1865. Questa assegnava a ogni famiglia di agricoltori ex-schiavi un terreno di 40 acri e un mulo, mentre l’aggiunta della parola sum (“somma”) nel titolo del disco ha l’intento di “collocare la legittima lotta per la parità di diritti nel contesto del nostro attuale mondo capitalista e sottolineare lo storico legame con l’inizio della società di oggi.”
Così, JuJu Rogers dichiara l’intenzione di fare conscious rap fin da subito, consapevole della propria fortuna di poter osservare il mondo e le sue trasformazioni da una posizione privilegiata, da una città di potere come Berlino, dove si è trasferito nel 2012. Nato da madre tedesca e cresciuto ascoltando la vasta collezione di dischi soul e jazz del padre, afroamericano di New Orleans ma operativo nella base militare di Schweinfurt, questo artista regala nei suoi pezzi una visione profonda e sfaccettata della società contemporanea, eppure non perde di vista quelle vibrazioni ancestrali che animano i suoi pensieri e ispirano la sua fase creativa.
In occasione dell’uscita digitale di 40 Acres N Sum Mula, Rogers si è aperto molto schiettamente con le persone che lo seguono sui social: “Questo album parla della vera merda che riempie la mia vita adesso, così come negli ultimi due anni dopo il trasferimento a Berlino. La lotta alla depressione, la cura di me stesso, il razzismo sistemico e istituzionalizzato e la ricerca dell’identità all’interno della società. Parlo di incarcerazione di massa, di Dio, di eurocentrismo e Panafricanismo. Anche Afrofuturismo e decolonizzazione svolgono un ruolo cruciale. Giuro che ho messo il mio cuore e la mia anima, sangue, sudore e lacrime dentro questo disco. E una piccola tromba.”
Rispetto agli esordi l’approccio al processo di creazione musicale è completamente cambiato. Se il disco di debutto, From The Life of a Good Nothing (2015) era basato interamente sui campionamenti, impreziosito anche da un featuring del rapper Oddisee, per la realizzazione di questo terzo lavoro JuJu Rogers si è affidato a musicisti e produttori di livello internazionale, come Farhot (già al lavoro con Talib Kweli e Isaiah Rashad), Like (Kendrick Lamar) e Crada (Drake e Kid Cudi). In più, troviamo le voci di SANÒ in Black Thurzday e Sampa The Great in God.
40 Acres N Sum Mula è allo stesso tempo un autoritratto e una fotografia del mondo, contiene autocoscienza e pensieri ribelli. Non vuole dare ricette per il cambiamento, ma cerca di leggere le tracce delle trasformazioni sociali per trovare possibili spiragli di speranza. Si chiude, infatti, con Babylon, una canzone che parla di forza e progresso, rompendo con l’atmosfera precedente, più scura e mistica, in favore di una vibrazione positiva.
Ascolta l’album su Bandcamp
Metà italiana, metà egiziana, nata e cresciuta nelle Marche, passata per Bologna, adottata da Milano, lavoro nel campo della comunicazione e dei media. Scrivo di musica, street art e controculture, sono affascinata dalla contaminazione culturale a tutti i livelli.