‘Cardine’ | Ascolta Il Singolo D’esordio Di FADI

di Celine Angbeletchy - Pubblicato il 11/07/2018

Il Bel Paese è conosciuto in tutto il mondo per l’arte, la storia, l’architettura, la cultura culinaria, ma quando si parla di estate italiana, non c’è location più iconica della Riviera Romagnola: gente che va e che viene, mare, sole e “presobenismo” a non finire. In questo melting pot è nata una delle nuove promesse della scena indie-rock italiana, il cantautore e chitarrista italo-nigeriano, Thomas O. Fadimiluyi in arte FADI.

Armato di semplicità, un graffio vocale inconfondibile e un sorriso travolgente, FADI ha appena lanciato il suo singolo d’esordio, Cardine, una canzone in cui dolcezza e potenza si abbracciano e la sua timbrica soul si fonde al suo vissuto e alle tante influenze del più raffinato cantautorato italiano e internazionale.

Abbiamo contattato FADI per scoprire di più su di lui e sul suo percorso artistico, e lui–in vero stile romagnolo–ci ha risposto da quello che, con il suo caratteristico accento, definisce “uno dei posti più belli della riviera romagnola,” il laboratorio di liuteria di un suo amico a 150 metri dal mare.

GRIOT: Raccontaci come cresce Thomas, un ragazzino romagnolo-nigeriano della Rivera.

FADI: Io sono figlio di albergatori, mio padre è Nigeriano–si è trasferito qui dalla Nigeria negli anni ‘80 per studiare design di automobili– mentre mia mamma è di Riccione. Io sono nato e cresciuto in Rivera con i miei fratelli. Qui ho sempre fatto tanti mestieri, il cameriere, il lavapiatti e lavori di manutenzione. Questo mi ha fatto imparare molto, perché se vuoi stare sul pezzo devi saper fare diverse cose, un po’ come Forrest Gump. Tra l’altro ho scoperto che Greenbow, Alabama–la cittadina di Forrest–in realtà non esiste, ci sono rimasto malissimo! Mi ha sempre colpito quanto fosse semplice Forrest, anche se è un personaggio inventato.
griot mag -FADI thomas-o-fadimiluyi singolo cardineLa musica mi è sempre piaciuta tantissimo, ma riesco ad essere veramente molto timido, mi piace molto farmi i cavoli miei. Quando ero piccolo mi mettevano sempre in fondo nel coro, perché più o meno avevo già questa voce e non capivo, pensavo lo facessero per non farmi cantare. Poi ci sono stati diversi episodi, tra cui una festa: il cantante che doveva esibirsi quella sera aveva la faringite, quindi gli ho dato una mano con delle canzoni. È stato fighissimo salire su quel palchetto. Poi, circa dieci anni fa,ho formato una band con degli amici, gli Over the View, e abbiamo fatto uscire un EP con quattro pezzi, ma ancora non sapevo se cantare in Italiano o in Inglese. Comunque, storie vecchie e passate, ma belle.

Come sei arrivato al tuo progetto solista?

Mi è sempre piaciuto suonare “insieme”, è una cosa bellissima. Il progetto solista è nato da un connubio di eventi sia dal punto di vista musicale che familiare. Con i ragazzi della band abbiamo cambiato nome e abbiamo registrato un disco che però non è mai uscito. Durante questo processo ci siamo accorti che in un modo o nell’altro avevamo tante cose da fare, tra cui studiare. Io avevo già finito l’università, mentre gli altri, essendo più piccoli di me, dovevano sempre finire, quindi a una certa mi hanno detto: “Fadi vai, magari poi ti raggiungiamo.” Al momento sono stra contento, ho visto che i feedback sono buoni, la gente è carica, e i miei amici sono carichi, mi dicono: “Menomale Fadi, erano anni che dovevi uscire, ce l’hai fatta!”
griot mag FADI thomas-o fadimiluyi singolo cardineI tuoi genitori hanno avuto una forte influenza su di te musicalmente parlando: da Fela Kuti, Ray Charles e Marley, a Dalla e Battisti; tutto questo durante la tratta casa-scuola. Quali sono gli altri elementi e sonorità che pensi abbiano influenzato il tuo suono e il modo in cui componi?

Bisogna innanzitutto dire che io sono un autodidatta e di influenze ce ne sono state davvero tante, a partire dal posto in cui sono nato. Qua ci sono tantissime realtà, ho sempre ascoltato musica diversa anche a seconda della compagnia con cui giravo. Ho iniziato ad ascoltare i Fugazi con la band, ma poi anche le realtà locali indie-rock come i Cosmetic, le loro sonorità mi piacciono tantissimo. Poi nel tempo sono venuti fuori Rino Gaetano, personaggio in cui mi rispecchio molto, gli Afterhours e molti altri.

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La voce soul, calda e graffiante unita alle vibrazioni rock della tua chitarra  ti rendono un artista molto originale nel panorama musicale Italiano. Pensi di aver trovato il cosiddetto “gap in the market”?

Onestamente non ci ho mai pensato e non me ne frega niente! A me piace suonare, stare con gli amici e stare in Riviera. Anche se ho fatto economia e queste cose le ho studiate, non mi interessa, io prendo in mano la chitarra e mi chiedo: “Mi è accaduto qualcosa? Non mi è accaduto?”. Oppure vedo qualcosa per strada che fa nascere un’idea, poi torno a casa, mi metto alla chitarra, e se mi viene la pelle d’oca, registro.

Quando ci farai sentire nuova musica?

Voglio provare a prendermi il tempo giusto, ma al momento stiamo lavorando per far uscire altri tre singoli a cui seguirà il disco il prossimo inverno.

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Immagini | Silvia Tofani

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Celine Angbeletchy
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Sono una persona molto eclettica con un’ossessione per la musica e la sociologia. Nata e cresciuta in Italia, Londra è diventata la mia casa. Qui creo beat, ballo, canto, suono, scrivo, cucino e insegno in una scuola internazionale.