‘The Boys Who Love Flowers’ Sfida La Mascolinità Tossica A Mazzi Di Fiori

Ancora oggi i colori “azzurro è per i maschi” e “rosa è per le femmine” vengono usati per indicare il genere di neonati e bambini piccoli, un’associazione mentale talmente radicata nel nostro bagaglio di informazioni che anche quando le persone si trovano di fronte a costruzioni sociali quali l’ipermascolinità, difficilmente riescono a interpretarle come tali e a spostarsi su binari differenti.
L’ipermascolinità, poi, molto spesso accompagna la rappresentazione dell’uomo nella sua sfera pubblica e privata, incasellandolo in forme di identità che non rispondono necessariamente alla sua. Ciò ha creato a molti non pochi disagi emotivi e condizionamenti psicologici, soprattutto quando si parla di uomini di etnia africana.
Per molti è difficile, infatti, accettare forme di rappresentazione del maschio Nero le cui caratteristiche si discostano dall’immaginario collettivo: maschio etero, macchina del sesso, macho.
Il film vincitore di 3 premi Oscar e 1 Golden Globe Moonlight (2016), ha avuto il merito di svuotare, in parte, questi stereotipi, regalandoci un’emozionante raffigurazione dell’uomo Nero da un’angolazione diversa, un’angolazione con cui le grandi masse non hanno mai familiarizzato abbastanza.
E la stessa cosa fa la serie The Boys Who Love Flowers (2014) del fotografo californiano Brandon Stanciell, che ha scelto i fiori come medium per mostrare il lato più sensibile dei ragazzi Neri, restituendogli quell’umanità, vulnerabilità e delicatezza di cui spesso sono spogliati.
“Credo che fotografare uomini con fiori invece che con oggetti prettamente maschili aiuti realmente a risolvere questa mentalità dell’iper-mascolinizzazione dell’uomo. E aiuta anche ad abbattere questa visione stereotipata che le persone hanno degli uomini neri. Veniamo costantemente ritratti come oggetti iper-mascolini, mentre molti di noi nella realtà non lo sono. Se si riesce a vedere questo approccio positivo nei vari media, sicuramente poterà un beneficio a tutti noi.”
E sull’utilizzo dei fiori come mezzo per raggiungere il suo obiettivo, ha affermato: “Penso che i fiori e i loro colori portino con sé un senso di gioia e di calma, perché è un qualcosa che ho vissuto in prima persona. Ho scattato questi ritratti su un muro bianco a downtown Los Angeles, a un isolato da Skid Row [Central City East], noto per essere un quartiere pieno di senzatetto, e le persone che passavano si avvicinavano e mi dicevano quante fosse bello e positivo quello che stavo facendo e creando.”
Qui trovate il libro che raccoglie la serie di ritratti realizzati da Stanciell.
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Tutte le immagini | Brandon Stanciell
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Johanne Affricot
Arti visive, performative e audiovisive, cultura, musica e viaggi: vivrei solo di questo. Sono curatrice e produttrice culturale indipendente, fondatrice e direttrice Artistica di GRIOTmag e SPAZIO GRIOT, spazio nomade che promuove la sperimentazione multidisicplinare, l'esplorazione e la discussione.