Bello Figo, Referendum, Dark Polo Gang E Il Razzismo Che Fa Danni

di Johanne Affricot - Pubblicato il 04/12/2016

È tempo di voto. È tempo di riforme. È tempo di Bello Figo che viene invitato in uno studio televisivo da Belpietro, dabba in faccia ad Alessandra Mussolini e prende in giro lei, lui e tutti i bigotti e fan(r)azzisti che si nutrono del vuoto che il programma “Dalla Vostra Parte” gli propina, e quindi decidono di votare no [senza pensare che anche molti “immigati” e “profughi” potrebbero votare no.]

È tempo di #ItalianiSenzaCittadinanza e #ItalianiSenzaVoto che non possono scegliere il loro futuro e non possono votare per questa Riforma.

È tempo di altri italiani, quelli della Dark Polo Gang, ragazzi romani che fanno rap, super seguiti da migliaia di altri ragazzi italiani, di tutte le sfumature, che decidono di offendere Bello Figo con un video che ospita gli insulti razzisti più bassi – e scontati ovviamente – che ci siano: “Ah n***o de merda. Te veniamo a prenné a Parma, a te e a tutti gli amici tuoi n***i de merda. Uh Uh Uh Uh.” Se non ci credete è qui. Purtroppo.

È tempo di un’Italia diversa, non solo nei colori, ma anche nelle opinioni e negli stili di vita. Italiani, italiani “nuovi” o di “seconda generazione,” o come li volete chiamare voi, ma comunque di Italiani che si confrontano, sui social e per strada.

C’è chi dice che le scuse della Dark sono sincere – tra l’altro non fatte al diretto interessato; c’è chi dice di non andarci troppo pesanti perchè alla fine si tratta di ragazzini e di una bravata e che nessuno è un santo; c’è chi dice che vanno condannati senza se e senza ma, nonostante le scuse.

C’è chi ha deciso di rispondere alle nostre domande, Arielle, imprenditrice lombarda ventiseienne.

GRIOT: Perché secondo te gli insulti razzisti della Dark Polo Gang rivolti a Bello Figo non sono una bravata?

Arielle: Un insulto razzista non è qualcosa da prendere alla leggera, ormai stiamo entrando nel 2017 e queste cose dovrebbero essere superate da tempo. Purtroppo non lo sono, ma se ad aggiungere benzina sul fuoco è un noto gruppo musicale che per di più “rappa,” la cosa è ben più grave. Bisogna dargli il giusto peso. La musica non è solo musica: è cultura. E non sto parlando di ignoranza nella musica, sto parlando di cultura musicale e basta.

La mia sorellina, nera italiana, ascolta la Dark Polo Gang. Mi rivolgo ai componenti: secondo il vostro parere, come può essersi sentita una vostra fan dopo un’incitazione al razzismo?

Secondo te dare del ‘frocio’ o della ‘troia’ a qualcuno/a che ti inchioda davanti con la macchina o ti attraversa le strisce all’improvviso è diverso? Perché?

È diverso perchè l’insulto “negro di merda” è una manifestazione xenofoba, un inno contro la diversità. Ha un filo logico, se così possiamo chiamarlo. Per quanto mi riguarda, se mi capitasse – cosa molto poco probabile – di dare del “frocio” o della “troia” a chi mi inchioda davanti con la macchina, non è giustificabile. E nel caso in cui Bello Figo fosse stato gay o donna, questo insulto sarebbe pesato tanto quanto il “negro di merda!”

Ti è mai capitato che qualcuno ti rivolgesse degli insulti a sfondo razziale?

Mi è capitato, mi capita, e mi capiterà in futuro. Dipende da situazione a situazione. Solitamente prendo il tutto con molta filosofia. Non sono io l’ignorante per fortuna. Basta far capire a chi mi trovo davanti che, in realtà, proveniamo tutti dalle scimmie. Poi c’è chi ci resta.

Il razzista 2.0 solitamente non si scusa mai… Ma in ogni caso, se “scappa” l’insulto razzista significa che un po’ lo si pensa.

Perché è importante far passare il messaggio che certi limiti non vanno superati?

Per evitare di arrivare alle scuse. Internet purtroppo rende molto leggere le parole, se sei tu in prima persona a scriverle. Dall’altra parte, però, può essere devastante.

Un consiglio che daresti alla Dark Polo Gang?

Il simbolo della pace non cancellerà sicuramente l’insulto che avete rivolto a Bello Figo (e a tutti noi). La pace, cari miei, viene dall’interno.

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Per gentile concessione dell’intervistata

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Arti visive, performative e audiovisive, cultura, musica e viaggi: vivrei solo di questo. Sono curatrice e produttrice culturale indipendente e Direttrice Artistica di GRIOTmag e SPAZIO GRIOT, spazio nomade che promuove la sperimentazione multidisicplinare, l'esplorazione e la discussione.