Azulejos By Populous | Caffè Leccese, Cumbia Digitale E Senso Civico

di Celine Angbeletchy - Pubblicato il 28/06/2017

Azulejos è oceano, oro, colore, città, ballo, movimento, ritmo, ma è soprattutto musica, quella del nuovo disco di Andrea Mangia, aka Populous.

Dopo due mesi passati a Lisbona, il produttore leccese ci regala un album che segue il filone percussivo intrapreso da altri artisti come Montoya e Clap! Clap!, ispirandosi ai suoni della tradizione portoghese, angolana e alla cumbia digitale sudamericana che stanno spopolando nelle dance floor di tutta Europa.

Azulejos è un album pensato, con una forte componente visuale e attenzione ai dettagli, in cui la musica si traduce in immagine attraverso giochi cromatici e forme geometriche inebrianti.

griot-mag-Populous -| Azulejos Caffè leccese, Cumbia digitale ed un forte senso civico-polignano a mare
Lisbona (c) Popolous

Abbiamo fatto una lunga telefonata Skype con Andrea che, sorseggiando “caffè leccese” [quello con ghiaccio e latte di mandorle], ci ha parlato di come Lisbona lo ha cambiato, dei bellissimi video a cura di Emanuele Kabu, della sua nuova collaborazione con l’etichetta portoghese Enchufada, dei progetti per il tour estivo, ma anche della sua incantevole terra, la Puglia, e del suo importante senso civico.

GRIOT: È un grande piacere fare questa chiacchierata con te, perché abbiamo molto in comune, specialmente l’amore per la scena musicale elettronica portoghese. Chi sono i tuoi preferiti?

Populous: Sono amico di tutti i ragazzi di Enchufada e fan di tutte le loro cose, per cui ti direi Branko, Rastonaut, KKing Kong, Dotorado Pro. E poi tutti i ragazzi della Principe Discos, tipo Dj Marfox è uno dei miei eroi. Per quanto riguarda la musica di Lisbona, devo essere sincero, prima ancora di Branko e Principe, il personaggio che mi ha sempre fatto sognare è Batida. Perchè per me  si avvicina tantissimo al mood che vorrei esprimere io con le mie cose, sai quel senso di positività che ti trasmette quando ascolti le sue produzioni? Ti mettono subito di buon umore e ti fanno subito pensare al ballo. Perciò Batida è stato uno dei nomi che mi ha trasmesso un’immagine di Lisbona così positiva che poi ho voluto cercare di fare lo stesso con il mio disco.

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Azulejos a Principe Real (c) Populous

E poi, sai, a Lisbona non c’è solo la scena collegata alla global bass, ma anche tanta altra gente. Ad esempio ci sono Xinobi e Moullinex che fanno disco e sono entrambi molto bravi, tant’è che parlando di far remixare alcune tracce, mi è venuto spontaneo fare i loro nomi, magari per dare un’altra chiave di lettura, oltre che ovviamente pensare a Branko, Rastronaut, eccetera. Ovviamente è una cosa work in progress, ci stiamo concentrando sulla promo del disco al momento, poi vedremo anche di fare un EP di remix.

E oltre all’album, che cosa ti ha lasciato Lisbona?

Allora ti racconto la mia esperienza a livello di mood e di carattere. Quando sono tornato da Lisbona, molte persone che mi sono vicine e mi conoscono bene, mi hanno tutte detto la stessa cosa, ovvero che ero molto più rilassato e meno rigido su certi aspetti della vita. L’importanza del vestire, la frivolezza in generale… le avevo un po’ perse in pratica, perchè Lisbona ti fa subito focalizzare sugli aspetti importanti della vita, quindi tutto il contesto che magari in città come Londra o Milano è in un certo senso fondamentale, lì non c’è. Infatti sono stato là due mesi fottendomene di qualsiasi cosa, di come mi vestivo o andavo in giro, non me ne fregava niente.

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Popolous a Roma (c) Corrado Murlo

Ero felice di stare là, forse anche per il fatto che non conoscevo nessuno – non conosco nessuno neanche a Londra, ma se sei vestito in un certo modo, lo senti che sei appena arrivato o comunque ti fanno sentire strano perchè non sei vestito nel modo giusto. Lisbona è molto più rilassata da questo punto di vista  e purtroppo ritornando in Italia e reiniziando a frequentare lo stesso giro di persone, l’ho persa quella spontaneità, però è una cosa che ricordo con molto affetto e gioia.

E invece parlami del regista dei video, lui non è portoghese, giusto?

Sì, lui non è portoghese, è un ragazzo veneto che si chiama Emanuele Kabu e vive a Londra da tantissimi anni. È veramente molto bravo, ha fatto video per Little Dragon, ha collaborato con Adult Swim [il canale di fumetti americano di Cartoon Network], ha anche lavorato con i RHCP e collabora spesso con la SubPop Records di Seattle e fa video per diversa gente.

Conoscevo Emanuele da un sacco di anni ed è successo che mi sono fatto fare delle proposte di script da alcuni miei amici registi che lavorano con camera, in modo più tradizionale diciamo. Il disco però era così sognante e onirico che nessuna idea mi aveva veramente convinto.

Così l’idea di rappresentare i pezzi in maniera grafica mi è sembrata la scelta più giusta e rispettosa, anche perché un disco che si chiama Azulejos implica delle immagini geometriche e dei colori molto vivi. Quindi piuttosto che snaturare questa idea cromatica e geometrica che avevo in testa  ho deciso di abbandonare l’idea di fare dei video veri e propri e di fare invece dei video tramite illustrazione. Allora ho scritto ad Emanuele, che inizialmente doveva fare solo uno dei video, ma quando mi ha consegnato il clip di Azulejos, ho capito che ne avremmo fatti almeno due di video, perché ero troppo gasato dall’idea di lavorare con lui.

È stata una bellissima collaborazione anche perché lui non è il classico videomaker che ti impone le cose, abbiamo fatto delle lunghissime Skype call dove io gli spiegavo quello che avevo in mente, poi gli facevo vedere le fotografie di Lisbona, gli raccontavo degli aneddoti, gli facevo leggere lo scambio di email tra me e Ela Minus di quando abbiamo scritto il pezzo. Tutte queste cose qua hanno fatto sì che i video potessero essere costituiti praticamente quasi a quattro mani, anche se ovviamente ha fatto tutto lui dal punto di vista grafico.

Sì, in Azulejos ci sono i luoghi, i colori le geometrie di cui parli, mentre Azul Oro l’ho trovato più astratto come concept, ce lo spieghi?

Esatto, mentre Azulejos è una rappresentazione molto vera di Lisbona, dove tutti gli elementi vengono rielaborati e ridisegnati ispirandosi alle foto instagram che ho fatto quando ero là – di fatti è una sorta di città che scorre sullo schermo, – in Azul Oro l’idea era un po’ più complessa da rappresentare, perciò siamo andati più sull’astratto perché volevamo illustrare tre diversi paesi: il Portogallo, con le spiagge e l’oceano; la Colombia, il paese d’origine di Ela Minus, per cui abbiamo pensato alle palme altissime, ai tucani, ai pesci e alla natura; l’altro posto invece sono gli Stati Uniti, in particolare New York, dove Ela Minus vive e dove a scritto il pezzo. Volevamo collegare tre posti molto lontani e diversi tra loro, per New York abbiamo usato il Chrysler Building, i grattacieli, la Metro card, il Ghetto Blaster e la ruota panoramica di Coney Island – dal quale l’etichetta su cui esce il disco, Wonderwheel, prende il nome – che coincidenza!

Il testo del brano dice “Todo cambia con la luz“, perciò abbiamo dovuto fare in modo che tutto si trasformasse in modo astratto, alternando elementi veri e propri a pattern grafici.

E poi alla fine c’è un faro! Io ho una fissa pazzesca per i fari, li adoro ne ho anche uno tatuato. Sono rimasto incantato dal faro che c’è a Capo de Roca che è il punto più ad ovest dell’Europa Continentale dopo le Azzorre. È un faro gigantesco che davvero immagini guidare con il suo segnale tutti coloro che arrivano in Europa dal mare, ed è bellissimo, perciò abbiamo inserito anche questo nel video.

C’è un concept dietro a tutto insomma e grande cura per i dettagli.

Sì, non tutti queste cose le colgono, come anche il fatto che nel disco ho utilizzato più o meno gli stessi suoni in tutti i pezzi. Non l’avevo mai fatto negli altri dischi, ma mi sono immaginato come un one-man-band e le band hanno i loro strumenti e suonano quelli. Con la musica elettronica è diverso perchè hai così tanti suoni a disposizione, che una così ampia scelta ti fa perdere in termini di identità, a volte. Perciò mi sono auto-imposto di usare quasi sempre gli stessi suoni per dare continuità al tutto. Tengo conto che non tutti se ne accorgono di questa cosa, però sì, c’è un’idea dietro a tutto.

In futuro pensi che farai mai qualcosa legato ai suoni della Puglia?

In un certo senso sì, non è una cosa che escludo ma fino a due anni fa non avrei mai pensato di poter rispondere in questa maniera. La musica tradizionale della mia zona, quindi la Taranta, è una musica che ha come punto il ritmo. Anche le produzioni di Principe Discos si sviluppano a partire dal ritmo infatti hanno pochissime melodie, sono suoni intricati di percussioni che si sviluppano e ti creano una sorta di trans, che è lo stesso concetto della Taranta, cioè con il ritmo serrato e ripetitivo chi balla entra in una sorta di trans.

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Lecce (c) Popolous

La mia idea iniziale era di fare un disco principalmente legato al ritmo e di mettere soltanto pochissimi elementi melodici. La cosa ovviamente mi è sfuggita di mano perchè io, avendo un background indie, rock, folk, pop ed essendo laureato in musicologia, non c’è l’ho fatta a mantenere questa idea che mi ero prefissato.

Devo dire che rispetto ai miei precedenti lavori, Azulejos è un album molto più incentrato sul ritmo e questa cosa la vedo molto connessa all’idea di musica popolare, perché in un certo senso la Cumbia, alla quale mi sono rifatto, parte da una sorta di shaker-percussione, la güira, e non esisterebbe senza quel suono particolare.

Quello che ho cercato di fare io è partire da una scansione ritmica che è sempre uguale in tutti i pezzi, a parte un paio di episodi dove varia, e poi ho costruito tutto da lì. Quindi sì, in un certo senso è come se mi stessi sempre di più avvicinando ad un concetto di musica popolare, tradizionale, roots.

Non pensi che sia un po’ paradossale il successo della global bass e della diversità che lo stesso concetto di questo genere include, in tempi molto duri per quanto riguarda l’apertura mentale di quello che non è “di casa nostra”?

Questo giro di cui tu stai parlando è un giro chiuso, è una minoranza di persone con una visione delle cose molto più aperta. È chiaro che quando vai in giro per strada non ritrovi la stessa cosa perchè siamo noi che adesso stiamo cercando di portare avanti questo discorso, finalmente parliamo di cultura africana, sudamericana, caraibica, eccetera. Sta diventando quasi mainstream, ma solo perchè un ristretto gruppo di persone ha deciso che questa roba deve essere sdoganata e deve essere figa, ma non tutti sono pronti a capirlo.

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via facebook/Popolous

Qualcuno però lo doveva pur fare, io avrei potuto fare un altro disco di elettronica a caso, però non mi interessava, mi sono preso la responsabilità di dire, “O.K., siccome sono un personaggio che in Italia è abbastanza seguito, cerco di sdoganare la cumbia digitale.” E non me ne frega nulla se la gente pensa che siamo musica da classe di zumba o se pensano che sia Despasito 2.0, non me ne frega niente. Intanto io lo faccio.

Qualche tempo fa con un post al sapore di vaniglia e vetriolo argomentavi: “È veramente bello sapere che in Puglia stiano per succedere un sacco di cose culturalmente stimolanti (festival, convention, concerti incredibili etc). Ora però mi auguro che tutto ciò vada di pari passo ad un senso civico che ancora manca a molti […]” – mi spieghi?

È molto semplice, la Puglia è bellissima e da qualche anno a questa parte stanno facendo delle cose altrettanto belle. Però sento sempre che manca un po’ di senso civico tra i miei conterranei e basterebbe veramente poco.

Ti faccio un esempio, ieri ero al mare e ho trovato un cuscino da poltrona buttato in acqua appoggiato ad uno scoglio. L’ho tirato via dal mare insieme ad altra spazzatura che era lì intorno, un cassetta di plastica, delle reti e delle buste, e siccome ero in un posto un po’ complicato da raggiungere, mi sono fatto il culo per portare tutta sta roba in cima alla scogliera dove c’era un chioschetto. Quando ho chiesto se c’era un bidone, quasi non mi hanno fatto buttare le cose, ho dovuto alzare la voce.

È assurdo, quel chiosco sopravvive solo perchè li il mare è bello, ma se il mare è sporco è una cartina di tornasole anche per loro. Probabilmente non credo che molti abbiano ancora capito il potenziale di questa terra. Il Salento è diventato il place to be di tutte le vacanze primaverili e estive e convoglia un numero elevatissimo di turisti, e se non lo capiscono loro, non so che devo fare più che scrivere post su post dove invito le persone ad essere civili.

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(c) Popolous

Parlando di mare, piani per l’estate?

Comincio il tour che sarà un po’ più ristretto rispetto a quello del disco precedente Night Safari perchè ho voglia di fare più dj set in situazioni party piuttosto che live. Ma porterò comunque Azulejos live, ho fatto praticamente uno show audio-video quindi girerò apposta con un video maker che farà i video studiati apposta per i pezzi, sarà una cosa interattiva. Poi uscirà anche un mio pezzo nuovo sulla compilation di Branko.

Wow, raccontami!

Avevo avuto il piacere di conoscere Branko a una serata che ho fatto in Italia per Reebok, è una persona veramente molto gentile. Quando sono andato a Lisbona lui ha visto le mie foto su instagram, quindi mi ha chiesto di vederci e mi ha invitato a suonare con lui a una serata per l’inaugurazione del Park Bar, un bar meraviglioso che sta all’ultimo piano di questo parcheggione a piani nel centro di Lisbona.

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Park Bar, Lisbona (c) Popolous

Tutti parcheggiano le macchine ma tu non sai che sul rooftop in cima al parcheggio c’è un bar con una delle viste più belle della città. Insomma, siamo rimasti in contatto mentre ero là e ad un certo punto mi hanno scritto i ragazzi di Enchufada per chiedermi di lavorare a questa compilation che si chiama Enchufada Na Zona ed uscirà il 7 Luglio.

Scoprite le date del tour estivo di Populous e ascoltate Azulejos qui.

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Sono una persona molto eclettica con un’ossessione per la musica e la sociologia. Nata e cresciuta in Italia, Londra è diventata la mia casa. Qui creo beat, ballo, canto, suono, scrivo, cucino e insegno in una scuola internazionale.