Art Comes First X Calik Denim | “Respirare è Una Scelta?”

Negli ultimi anni, le collaborazioni tra marchi e designer sono diventate un trend che sembra non conoscere crisi, anzi. C’è da dire che se da una parte i sodalizi creativi rischiano di rimanere schiacciati dalle logiche del profitto o di rincorrere le esigenze del mercato, dall’altra la sperimentazione e l’unione di più visioni, comuni, rappresentano uno spazio in cui poter mantenere compatta la propria identità creativa e, talvolta, integrarla con le reali sfide di questi tempi. Ne sanno qualcosa Sam Lambert e Shaka Maidoh. Nella loro nuova collezione gender-neutral, Rebel in Blue Jeans, che vi mostriamo in anteprima italiana (non si conosce ancora la data di lancio), realizzata in collaborazione con Mill Calik e Cross Jeans, i designer londinesi dietro il duo artistico Art Comes First inviano un messaggio forte e chiaro su cosa vogliono: ridurre l’impatto dei loro processi produttivi, mantenere alta la loro creatività di artisti e la produttività delle aziende produttrici, impollinare ciascuno i metodi dell’altro per un bene comune, sia delle persone che dell’ambiente. Un’operazione in cui l’artigianato (e gli artigiani) mantiene e recupera la sua centralità, presentandosi anche come soluzione per percorrere la via del design e della moda sostenibile.
Progettando nuovi tessuti e lavorando su quelli a loro più cari, come l’immancabile denim, i due sarti di formazione classica dimostrano che non è necessario compromettere un habitat esistente per avere il bollino qualità su un prodotto. Conversando, unendo le forze, includendo più voci nel dibattitto sull’ecologia della moda, sono nati nuovi materiali che hanno un impatto inferiore sull’ambiente e possono essere realizzati in piccoli lotti per ridurre gli sprechi.
In linea con la loro attitudine punk e il loro modo di vedere il mondo, Shaka e Sam dimostrano che umanesimo e ambientalismo possono essere letteralmente intrecciati per realizzare beni durevoli e innovativi. Per loro non esiste una data di scadenza per l’artigianato, né una scorciatoia per la sostenibilità, che, è bene ricordare, non riguarda solo l’ambiente ma include persone, vite, diritti sociali e umani.
GRIOT: Nell’ottobre 2018 gli scienziati delle Nazioni Unite hanno dichiarato che ci restano solo dodici anni per limitare una catastrofe legata ai cambiamenti climatici. Dalla ratifica del Protocollo di Kyoto del 1997 ad oggi l’agenda sul clima non sembra aver fatto veramente breccia nella coscienza delle persone. Eppure la nostra stessa esistenza dipende da come ci prendiamo cura del nostro ambiente. Cosa significa questa collaborazione e questo nuovo approccio di Art Comes First? Lo vedete in una prospettiva di lungo termine?
Art Comes First: Abbiamo deciso molto tempo fa di dedicarci alla nostra responsabilità sociale, a come creiamo. Per noi è fondamentale usare la nostra creatività per costruire e non distruggere. Non possiamo creare invano. Art Comes First vive seguendo quello che diceva Nina Simone, che cito “l’artista deve riflettere i tempi“, e in questo momento lo stiamo facendo con i nostri partner, sia i designer con cui lavoriamo, sia con le aziende che producono i nostri capi, arrivando a selezionare i luoghi in cui vengono lavorati i tessuti. Abbiamo bisogno di imparare gli uni dagli altri: designer, sarti, produttori, distributori, consumatori. Deve essere una catena, una chain gang, in cui ognuno insegna all’altro. È l’unico modo. Passo dopo passo, tutti insieme possiamo imparare a prenderci cura del nostro pianeta. Pensa solo all’acquisto intelligente, al produrre meno, allo scambiarsi e prestarsi i capi, a modificarli. Il consumatore finale deve sapere che è importante acquistare un articolo che i figli potranno usare anche in futuro. Per noi il lusso non è solo l’aspetto di un capo, ma quanto dura quel capo. Il tempo è il vero lusso, e quando possiedi qualcosa che resiste al tempo, piuttosto che un semplice capo usa e getta, allora possiedi qualcosa veramente di valore.
È uno stile di vita, quindi sicuramente vediamo questo nostro approccio in una prospettiva di lungo termine. Siamo stati molto fortunati a lavorare con aziende innovative come Calik Denim, Cross Textiles, Avery Denisson e The Bear Scouts in questo progetto. Stiamo imparando così tanto che il sogno sembra raggiungibile. Ora abbiamo la forza numerica e delle persone fantastiche dietro questa visione, e siamo in grado di sostenerci tutti fino alla fine.
Come vi è venuta in mente l’idea di questa collaborazione?
Pensiamo che dovesse essere fatto. Tutti i nostri partner si sono già affacciati a queste idee, proprio come noi. Si dice che le grandi menti pensano alla stessa maniera. Succede lo stesso per noi: la tua vibe attrae la tua tribù. Tutti cercano di seguire un approccio migliore al lavoro, e questa collaborazione è semplicemente avvenuta in maniera organica, come un effetto domino. Ma non sarebbe successo se non avessimo avuto Mr. Dio Kurazawa di The Bear Scout, maestro di consapevolezza sociale. È lui che ha unito tutti i punti. È un grande anello di congiunzione quando si tratta di avvicinare persone che la pensano allo stesso modo.
Pensate che la sostenibilità sia ancora una scelta opzionale o dovrebbe essere abbracciata dall’intera industria della moda?
Ti faccio una domanda: respirare è qualcosa di opzionale? Se non lo è, allora neanche la sostenibilità è opzionale. Detto questo, dobbiamo seriamente pensarci. Tutti quanti. Se non possiamo respirare a causa della spazzatura che accumuliamo in questo splendido pianeta, dobbiamo ragionarci sul serio e rendere questo ragionamento parte della nostra vita quotidiana, per non parlare delle cose che vengono distrutte inutilmente. Penso che l’intera civiltà debba abbracciare questo approccio e soprattutto l’industria della moda, visto che siamo il responsabile principale. Se non sbaglio le statistiche posizionano l’industria della moda al secondo posto della classifica.
E riuscite a conciliare il vostro impegno ambientale con i ritmi dettati da questa economia “mordi e fuggi”?
Sì, se parti dal presupposto che i soldi non sono tutto. Il nostro focus è creare, non è mai stato guidato da ragioni meramente economiche. Crediamo nel futuro, usiamo il presente per prepare il futuro. Si tratta di priorità: se vuoi goderti il futuro ci devi lavorare ora. E noi lo stiamo facendo. Un passo alla volta.
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Immagine di copertina | Foto di Justice Mukheli, per gentile concessione di Art Comes First
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Arti visive, performative e audiovisive, cultura, musica e viaggi: vivrei solo di questo. Sono curatrice e produttrice culturale indipendente e Direttrice Artistica di GRIOTmag e SPAZIO GRIOT, spazio nomade che promuove la sperimentazione multidisicplinare, l'esplorazione e la discussione.