Appropriazione Culturale Nel Mondo Della Moda E Della Musica Rap Italiana
L’idea ampiamente dibattuta dell’appropriazione culture affonda le sue radici storiche in modelli coloniali di appropriazione che si perpetuano fino ai giorni nostri, scrive Naomi Kelechi di Meo, che esplora il concetto e discute alcuni esempi recenti.

A prescindere dal campo in cui operano, le/gli artistз sono costantemente ispiratз dall’ambiente circostante, che gli permette di elaborare opere che sono ampiamente apprezzate dalla critica e dal pubblico. A volte, la linea tra ispirazione e appropriazione è molto sottile, portando ad accuse dell’ultima. Nell’ultima decade, l’appropriazione culturale ha costituito un argomento molto dibattuto. Nel mondo della moda, l’appropriazione culturale perpetua gli stereotipi razzisti e coloniali e allo stesso tempo premia coloro che si appropriano piuttosto che quellз che creano. Per molto tempo, le riviste di moda e i mezzi di comunicazione di massa hanno commissionato e diffuso immagini che ritraevano indisturbatamente l’appropriazione culturale. Tuttavia, le proteste delle comunità maggiormente colpite, si sono gradualmente sviluppate online, principalmente su Twitter o Instagram (come la pagina instagram No White Saviors), aumentando la consapevolezza sulla materia e rivolgendosi direttamente a queglз stilisti/stiliste e media che hanno venduto un’idea sbagliata del proprio patrimonio. A causa di questa opposizione, anche riviste come Teen Vogue hanno sposato una copertura editoriale anti-appropriazione.
Appropriazione di soggetto, appropriazione di contenuto, appropriazione di oggetto
Il termine “appropriazione culturale” è un concetto spesso contestato, contenente due termini che racchiudono molto significato di per se. Nell’articolo Profound offence and cultural appropriation (“Profonda offesa e appropriazione culturale”) James Young trasmuta il concetto di appropriazione culturale in appropriazione di soggetto, appropriazione di contenuto e appropriazione di oggetto.
Secondo Young l'”appropriazione di soggetto” si verifica quando una persona estranea rappresenta membrз o aspetti di un’altra cultura. In altre parole, è quando un individuo di un’altra etnia rappresenta aspetti di una seconda, alla quale non appartiene. Con “appropriazione di contenuto” Young descrive uno scenario in cui unǝ artista utilizza i prodotti culturali di un’altra cultura nella produzione della propria arte. Infine, l'”appropriazione di oggetto” si manifesta quando il possesso di un oggetto tangibile (come una scultura) viene trasferito daз membrз della cultura che lo hanno prodotto al possesso di estraneз (un chiaro esempio può essere il British Museum che possiede artefatti propri della cultura del Benin).
Gli/le stilistз spesso sono statз accusatз del primo e del secondo caso. Stampe etniche, tessuti o acconciature sono stati usati nei loro lavori senza attribuirne l’origine; o ancora, modelle/modelli e musiciste/musicisti vestitз per rappresentare (o blackfish, da blackfishing, il termine, parzialmente coniato dalla giornalista hip-hop Wanna Thompson, descrive il fenomeno di influencer e figure pubbliche non Nere che usano trucco, abbronzatura, photoshop o ricorrono anche alla chirurgia plastica per cambiare il loro aspetto e apparire Nere o appartenenti alla comunità BIPOC) e adescare (o blackbait, da blackbaiting, l’uso incorretto di affermazioni riguardo una cultura per tentare di influenzare le azioni o gli atteggiamenti di un determinato gruppo di persone, in questo caso la comunità Nera e BIPOC) un’etnia che a cui non appartengono.
Colonialismo e radici storiche dell’appropriazione culturale
Ci sono profonde radici storiche per tali fenomeni. In Scene from the Colonial Catwalk: Cultural Appropriation, Intellectual Property Rights, and Fashion Peter Shand descrive come ancora oggi gli atteggiamenti coloniali legittimano l’appropriazione culturale.
Durante il colonialismo, l’appropriazione culturale veniva usata dai colonialisti per rivendicare e beneficiare di beni (opere d’arte, tessuti, spezie) presi dalla colonia. Attraverso la loro esposizione e dislocazione, Shand sostiene che questi beni divennero materiale per l’appropriazione nel linguaggio culturale del colonizzatore. Tale pratica andò gradualmente normalizzandosi, un atteggiamento accettato nella nostra società. Shand avanza un’importante nozione, che costituisce le basi dei movimenti sociali che criticano l’appropriazione culturale: l’idea di proprietà intellettuale.
Nonostante fosse già stata stabilita durante il periodo coloniale, si applicava solamente al lavoro di autorз e artistз europeз, in quanto i popoli indigeni erano considerati ignoranti. Il risultato, argomenta Shand, è stato che i colonizzatori non hanno riconosciuto i diritti del/della proprietariə sull’opera creata, rivendicandola come propria. Un modello simile è riconoscibile nell’industria della moda.
Appropriazione culturale nell’industria della moda e possibili azioni
Indubbiamente, lo scambio culturale si verificherà sempre, specialmente in ambito artistico. Ma, come afferma Brigitte Vézina, “l’appropriazione culturale a volte è un caso di palese plagio (letteralmente un’imitazione, una copia dell’orginale da capo a piedi) o di stretta somiglianza, dove chi si appropria semplicemente ricicla stereotipi indigeni, senza fornire un proprio contributo per far emergere creazioni originali; oppure fallisce nel modificare i design per farli sembrare in qualche modo differenti.”
Nella moda, spesso si è incapaci di unire e mischiare stili diversi, finendo per commmettere un furto culturale. Vézina pone l’accento su come la trasformazione sia diversa e dannosa rispetto alla riproduzione. Di conseguenza, ogni caso di trasformazione deve essere analizzato singolarmente, seguendo le leggi del copyright e i princìpi dei diritti di proprietà intellettuale per determinare eventuali similarità, comparando forme, colori e composizioni. Questo darà la possibilità alle/agli artistз di fornire i crediti e mostrare come un certo elemento sia stato fuso e trasformato in una nuova opera.
La moda può essere compresa come un sistema in cui diverse parti rivestono ruoli specifici, con l’obiettivo di mantenere la stabilità all’interno di un contesto culturale complesso. Pertanto, aziende, designer e artistз stanno provando a evitare di commettere appropriazione culturale, prendendo in considerazione differenti opzioni. Quelle più comuni si servono di modelle/modelli o fotografi/fotografe appartenenti a una specifica (sotto)cultura, sostenendo piccole imprese che forniscono specifici artefatti o attribuendo esplicitamente l’ispirazione a culture o individui.
Nell’articolo How to prevent your company from cultural appropriation” (“Come evitare che la tua azienda commetta appropriazione culturale”) Janice Grassam ha sviluppato una guida per aiutare le aziende a evitare casi di appropriazione e favorire l’apprezzamento. La chiave, per Grassam, sta nell’avere un team inclusivo e diverso nell’azienda per determinare se una certa sfilata di moda o un progetto manca di rispetto a una cultura o meno.
Appropriazione culturale nell’industria della musica rap italiana
Per quanto riguarda la scena musicale italiana, l’hip hop e il rap hanno cambiato drasticamente la cultura popolare: non solo in termini di suono e produzione musicale, ma anche di linguaggio, moda e comportamento generale. La maggior parte delle persone che sono cresciute ascoltando questi generi sono consapevoli del contesto sociale e culturale in cui si sono sviluppati e le dinamiche da cui sono stati forgiati.
Pertanto, le/gli artistз che desiderano eccellere in questa musica, sicuramente sono statз ispiratз dalla storia peculiare dei generi. Una cosa, però, è ispirarsi a qualcosa perché piace, un’altra è appropriarsene perché ne si vorrebbe fare parte. Negli anni, l’appropriazione culturale ha portato gli/le ascoltatorз a preferire un prodotto che rafforza il suono e lo stile del genere, piuttosto che i temi e il messaggio che una canzone contiene, o “il vero significato” di una traccia. Questo ha fatto emergere diversi punti di vista contrastanti tra loro: da una parte, coloro che desiderano che il significato sia strettamente connesso al testo e al suono, e dall’altra chi preferisce una linea diversa di fare e comprendere la musica, come la Dark Polo Gang, Rondodasosa, Capo Plaza, per citarne alcuni, che hanno interpretato il genere abitando le diverse sfumature di cui è costituito: moda, arte, attitude e altre pratiche sociali.
Il rapper italiano Rondodasosa ha scalato le classifiche velocemente, con il suo album di debutto Giovane Rondo, collaborando con artisti come Capo Plaza e Shiva. In molte delle sue foto e dei suoi video musicali, il rapper incarna proprio quelle caratteristiche legate al genere musicale, alcune delle quali ricadono nell’appropriazione culturale, perché sono generalmente mostrate da artiste/artisti nerз e Afro Americani. Culturalmente, durag (pezzo di stoffa che avvolge il capo), cornrows (uno stile tradizionale di treccine che vede i capelli intrecciati molto vicini allo scalpo) e altri stili di treccine, slang e codici tipici delle gang sono attributi che culturalmente appartengono agli Stati Uniti. Molti temi, come guerre tra il crimine organizzato, lotta, povertà, fama, soldi e sogni sono simili tra i contesti. Tuttavia, il modo in cui sono trattati da Rondo (abbreviazione di Rondodasosa), e moltз altrз artistз come lui, sfoggia un’appropriazione della “Nerezza” che implica un modo stereotipato di vedere le persone Nere/BIPOC.
Cosa distingue l’appropriazione dall’apprezzamento?
Probabilmente esiste un’area grigia tra appropriazione e apprezzamento, e la linea che li separa è molto sottile. L’educazione e l’apprezzamento della storia e dei valori culturali di un retaggio culturale possono aiutare, ma spesso vanno prese più misure. Nell’articolo sopracitato Vézina ha proposto, “Implementare codici di etica, norme, licenze o linee guida per le diverse industrie incoraggia gli artisti che usano elementi culturali indigeni e/o elementi peculiari per rivelare chiaramente e apertamente le loro fonti di ispirazione, e riconoscerne i/le detentorз dei diritti. […]”
Il semplice riconoscimento e rispetto per le culture che ispirano atti di prestito culturale o commerciale sono fondamentali tanto quanto lo è il ruolo dei media all’interno del dibattito sull’appropriazione culturale.
Le industrie della musica e della moda non hanno bisogno di essere incoraggiate per sviluppare degli standard che difendano la corretta collaborazione, piuttosto devono sviluppare pratiche per una giusta risposta a reclami di appropriazione, che vadano oltre il lancio campagne, dichiarazioni di (non)scuse standardizzate, e lo sperare che il ciclo di notizie coprano il disastro combinato.
Agire nel nome della diversità e dell’inclusività potrebbe rappresentare una strada valida per portare cambiamenti potenzialmente duraturi nell’industria della moda e della musica.
– Naomi Kelechi Di Meo
Naomi Kelechi Di Meo è una studente di New Media and Digital Cultures presso la Facoltà di Media and Information Studies dell’Università di Amsterdam. La traduzione del saggio è di Marta Gori.
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