Aïcha Snoussi | Decostruire Sessualità E Erotismo Con L’arte

Le fiere d’arte contemporanea sono come un parco giochi per gli amanti dell’arte. Rimbalzi da un’attrazione all’altra osservando, facendo la fila, salutando, facendo la fila per salutare, riempiendoti le tasche di flyer e biglietti da visita mentre scatti foto. Poi quando tutto finisce, l’ultima cosa che vuoi fare è andartene a casa. L’anno scorso a 1:54 Contemporary African Art Fair a Londra, non ce ne volevamo davvero andare, perché mentre stavamo per essere (letteralmente) cacciate da Somerset House, ci siamo imbattute negli incredibili lavori dell’artista tunisina, Aïcha Snoussi.
La sua affascinante—e in qualche modo inquietante—serie di quaderni è il medium di una ricerca filosofica che indaga ed interpreta artisticamente l’erotismo, la sessualità, il martirio, il sadomasochismo e molto altro ancora.
Oltre alla partecipazione a 1:54 a Londra e ad AKAA a Parigi l’anno scorso, le sue esibizioni più recenti includono Au Temps Du 230, Tunisi (2017), Art Paris Art Fair, al Grand Palais (2017) e Tunisia, The New Picture, all’ambasciata tunisina di Londra (2016). Dunque, dovevamo assolutamente metterci in contatto e scoprire di più sul suo incredibile lavoro.

Laureata all’Institut Supérieur des Beaux-Arts di Tunisi, Aïcha ha iniziato a disegnare da bambina e, già a dodici anni, sapeva che avrebbe voluto frequentare la scuola d’arte per incontrare artisti e scoprire cosa fosse veramente l’arte.
Sin dalla tenera età, Snoussi aveva una predisposizione naturale a disegnare sui muri. Non a caso, oggi è riconosciuta internazionalmente per i suoi giganteschi murales a inchiostro che disegna direttamente sulle pareti di gallerie e musei. “Mia madre mi diceva sempre ‘Non sulle pareti!’, perché disegnavo sempre ovunque. Il lavoro che faccio ora sui muri, i miei affreschi, provengono da quello, non solo dalla carta. Quando disegno sui muri è come se qualcosa crescesse e si diffondesse ovunque,” ci ha detto.

Oltre alla sua grande passione per il disegno, Aïcha amava anche collezionare oggetti da bambina: rocce, conchiglie, bottiglie. Li conservava meticolosamente, per studiarli e sperimentare con essi, per poi trasformarli in qualcosa di nuovo. E ancora oggi l’artista attraversa fasi di ricerca in cui va all’avanscoperta di carta, o altri strumenti e materiali.
Tutto inizia con la scoperta di qualcosa, ci ha spiegato, è così che è nata l’idea dei quaderni: “Stavo camminando per strada a Tunisi e mi sono imbattuta in questa vecchia libreria che vendeva carta, quaderni, cancelleria e altro materiale al chilo. Mi sono presa una cotta enorme e ho comprato tutto. Non sapevo cosa a cosa mi sarebbe servito, ma ho preso tutto e per un anno intero non ci ho fatto nulla. Sporadicamente ci ho scritto e disegnato qualcosa, ma è stato solo dopo un anno di sperimentazione che è nata l’idea di creare un’enciclopedia.”
Osservando a fondo i quaderni di schizzi di Aïcha, si capisce al volo che sono molto più che semplici disegni: “Mi piace l’idea di sentirmi un’archeologa, trovare qualcosa e provare a fare qualcosa con esso. Questo concetto non si applica solo a ciò che trovi per strada, ma anche dentro te stesso,” ha rivelato l’artista. “Durante gli anni della mia formazione artistica all’istituto d’arte ho anche iniziato a scoprire me stessa e la mia sessualità. Il mio stile di vita e le mie idee sono nate dalla cultura e dalla tradizione, ma quando ho capito che quella non ero veramente io, ho anche iniziato a ricercare me stessa ‘archeologicamente’. Ho scoperto un sacco di cose, specialmente per quanto riguarda la fluidità sessuale, l’erotismo, il piacere, il dolore e tutto questo tipo cose. Dopo anni passati a chiederti chi sei, e dopo aver vissuto molte esperienze diverse, ci vuole molto tempo per dare un senso a tutto quello che ti passa per la mente.”

Per questo motivo, lacera la carta come pelle sul corpo umano, aprendola, intagliandola, strappandola e usando inchiostro su di essa, allo scopo di decostruire metaforicamente le idee legate al desiderio, all’erotismo, al sadomasochismo, alla bondage e tutto ciò che è possibile fare per dare piacere al corpo. “Per me questo processo è erotico ed è esattamente quello che non ti insegnano a scuola o nella società: non ti insegnano mai ad usare il tuo corpo. Io, ad esempio, faccio tutto con le mani quando lavoro, ma anche quando faccio sesso. Le mie mani sono molto importanti perché per me è tutta una questione di esperienza tattile, di cose fluide e organiche.”

Tra le sue varie e molte fonti di ispirazione, spiccano l’intellettuale Georges Bataille e il pittore Hieronymus Bosch. Quest’ultimo è una vecchia cotta—e anche il pittore preferito di Aïcha—perché nel suo lavoro non c’è distinzione tra specie umana e animale: tutto, nei più minuscoli dettagli, fa parte del quadro generale, della cosiddetta big picture. Oggi Snoussi ritrova questa idea nel lavoro della biologa e pensatrice femminista Donna Haraway, autrice di Cyborg Manifesto, dice. “Mi piace l’idea di abolire tutte le distinzioni tra donne e uomini, animali e essere umani, natura e cultura. Non esiste una gerarchia, ma una specie di rete in cui tutto è connesso. Donna Haraway usa la figura del cyborg, un elemento presente anche nel mio lavoro. Dal suo punto di vista, siamo già tutti cyborg, non è un evento futuro, sta accadendo adesso perché prendiamo medicine e la maggior parte delle cose facciamo nella nostra vita non sono naturali.”

Snoussi ama le arte visive, ma è anche appassionata di teoriche femministe, film e molto altro. L’ultimo film visto, che la ha profondamente turbata, è The Blind Beast, di Yasuzo Masumura, una storia d’amore erotica e oscura ambientata in Giappone che parla di uno scultore cieco che sviluppa perverse relazioni sessuali con le sue modelle. Trae ispirazione anche dall’interazione con spettatori e passanti alle sue mostre. “Le persone sono là fuori per motivi diversi. Alcuni vogliono solo guardare o comprare, ma ci sono persone che sono veramente interessate al tuo lavoro e cercano di capirti come artista. Ho avuto moltissime conversazioni interessanti alle mie esibizioni, è stato davvero toccante. Alcune persone sono venute a vedere il mio lavoro e mi hanno detto cose su di me che non mi aspettavo nessuno capisse: una ragazza a Londra ha capito che stavo parlando di sessualità per come lavoro la carta e ha anche intuito l’idea del cyborg, e io non l’avevo scritto da nessuna parte!” ci ha confessato. “A volte dover spiegare il mio lavoro è molto difficile, quindi è molto sorprendente quando qualcuno ti capisce attraverso le tue opere. Penso molto dopo le mostre, rifletto, dubito di me stessa, non sono mai sicura di quello che faccio, e parlando con le persone imparo molto su me stessa. È un work in progress, la mostra non è la fine, è solo un momento nella vita dell’opera d’arte.”

Come artista tunisina con sede a Parigi, Snoussi elabora e decostruisce la complessità della scoperta di sé attraverso i suoi disegni, smantellando le obiezioni ai tanti dilemmi che ha affrontato durante la sua crescita e educazione. E se per alcuni artisti nordafricani la Primavera Araba ha agito come un forte catalizzatore per il cambiamento e il risveglio artistico, nel caso di Aïcha non c’è stata una tale influenza sulla produzione artistica.
“La rivoluzione è stata un momento molto speciale, perché sentivamo tutti qualcosa di molto forte, eravamo tutti uniti e non avevamo idea di cosa sarebbe successo dopo. Tuttavia, non posso davvero collegarla al mio lavoro perché io ho iniziato la mia rivoluzione crescendo e imparando a dire no a mio padre, per esempio. Quando ero piccola mi sono sempre chiesta perché c’erano regole per le ragazze e non per i ragazzi. In Tunisia la strada è un posto per soli uomini, i bar sono per soli uomini, non puoi fumare per strada senza che tutti inizino a fissarti. Beh, io esco a notte fonda, fumo per strada, vado nei bar e molte altre ragazze lo fanno. La mia famiglia non è molto religiosa, ma c’erano molte cose che venivano decise per me. In Tunisia inizi una rivoluzione quando parli di sesso o di genere, perché non puoi vivere liberamente la tua sessualità, anzi puoi andare in prigione fino a tre anni. E’ una cosa folle, quindi abbiamo molto lavoro da fare.”

La prossima occasione utile—e forse anche l’ultima—per vedere gli sketchbooks di Snoussi sarà la 50° edizione di Art Brussels che si terrà dal 19 al 22 Aprile in Belgio. Infatti, dopo aver lavorato sui quaderni per più di due anni, l’artista ha deciso di terminare questo periodo e provare qualcosa di nuovo. “Sono tornata a Tunisi il mese scorso e ho trovato un sacco di roba che avevo raccolto o che non avevo finito, ed è stato fantastico ritrovare tutte le mie vecchie cose. Mi manca davvero questa parte di me, quando ero piccola non era arte ma semplicemente chi ero, mi piaceva collezionare e provare a creare cose, ma poi ho iniziato la scuola e ho iniziato a sviluppare il mio stile. Ora voglio prendermi un po’ di tempo, smettere di disegnare e tornare al collezionismo per provare a connettermi di nuovo la giovane me stessa. Ho molti piccoli progetti in corso, voglio studiare e scoprire di più sul genere e sulla sessualità, ma non ho un’idea chiara, è un momento di riflessione e sperimentazione.”
Scopri di più sull’arte di Aïcha Snoussi.
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English – Aïcha Snoussi | On deconstructing eroticism and sexuality through art
Tutte le immagini | Per gentile concessione dell’artista, Aïcha Snoussi
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Sono una persona molto eclettica con un’ossessione per la musica e la sociologia. Nata e cresciuta in Italia, Londra è diventata la mia casa. Qui creo beat, ballo, canto, suono, scrivo, cucino e insegno in una scuola internazionale.