4 Stelle Hotel

di GRIOT - Pubblicato il 05/11/2015

A Roma, nel quartiere di Tor Sapienza, c’è un albergo a 4 stelle in cui campeggia una frase di Dostojevskij: “Ognuno è responsabile di tutto davanti a tutti“.  Ma dell’hotel di lusso attorno a quella frase c’è solo lo scheletro: la struttura ha chiuso improvvisamente per fallimento nel 2011 ed è stata occupata dopo un anno da 200 famiglie di 30 nazionalità diverse che avevano bisogno di un tetto. Così il 4 stelle è diventato un condominio, un esperimento unico di auto-organizzazione e convivenza multietnica, multilinguistica e multiculturale per 500 persone.

Valerio Muscella e Paolo Palermo con il web documentario sociale 4 Stelle Hotel hanno raccontato l’emergenza, la dignità, i diritti e i sogni degli occupanti dello stabile.

Noi abbiamo incontrato Valerio una sera in un bar del Pigneto per una chiacchierata sul progetto.

GRIOT: Com’è nata l’idea di 4 Stelle hotel?

Valerio Muscella: Sapevamo che in quello stabile  stava succedendo qualcosa. Eravamo curiosi. Sono nato e cresciuto a Roma e avevo l’esigenza di capire meglio cosa stesse succedendo nella mia città. Così con Paolo Palermo siamo andati a bussare. Ovviamente non abbiamo iniziato subito a scattare o a filmare, c’è voluto del tempo.

Quanto tempo è durata la fase di conoscenza degli abitanti, di avvicinamento e infine di produzione?

Siamo entrati il secondo giorno di occupazione e siamo stati lì due anni. Da allora non abbiamo mai smesso. Siamo diventati parte della protesta a un certo punto. Conosciute tutte quelle storie, ci siamo appassionati.  Il confine è diventato labile. Siamo andati lì con quelle intenzioni, ma non si sono palesate subito. Ci interessava avvicinarci gradualmente, integrarci, capire le storie dall’interno.

Sapevamo tutti che qualcosa di nuovo stava accadendo in città e volevamo farne parte. I progetti che si portano dietro tanta vitalità ti portano a legarti al posto e a creare una relazione con le persone. Dopo la relazione, fotografare o fare video è diventato necessario. Col tempo, quello che volevamo documentare è diventato sempre più chiaro, in seguito abbiamo capito che sarebbe diventato un web documentario interattivo.

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© Valerio Muscella
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© Valerio Muscella | Ramadan
Tarek attende il calare del sole per interrompere il digiuno durante il mese di Ramadan.

Perché proprio questo formato?

Ci siamo chiesti come si poteva, combinando i nostri linguaggi, esprimere una simile varietà. Abbiamo deciso di “meticciarci” anche noi, di unire i prodotti per rispecchiare la loro e la nostra identità. 4 Stelle hotel è un lavoro a più mani che unisce fotografia, video e web, realizzato insieme a Paolo Palermo, Fabio Ragazzo e Martino Bresin.

Com’è stata l’accoglienza dei migranti? Sono stati subito disponibili ad entrare in contatto con voi?

In tutti i contesti c’è chi vuole raccontare storie e chi no, qualcuno si è avvicinato subito mentre qualcun altro mai.

Secondo te cosa hanno trovato loro nel progetto? Oltre alla relazione con voi, la visibilità per la loro causa?

Più che di trovare qualcosa all’interno del progetto, hanno avuto voglia di mettersi in gioco davanti alla telecamera o alla macchina fotografica. Si è trattato più di partecipare per contribuire alla narrazione.

Quindi il progetto è stato realizzato insieme agli occupanti, una vera e propria collaborazione. Com’è stata la loro reazione quando si sono visti sullo schermo?

Sì assolutamente, esiste solo grazie alla relazione che abbiamo creato tutti insieme. Abbiamo fatto delle proiezioni intermedie. Durante la proiezione finale in prima fila c’erano quaranta bambini di tutte le nazionalità e dietro i grandi, a commentare parentele, conoscenze e scene… È stato emozionante.

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© Valerio Muscella | La famiglia Petru – Romania- stanza 264.
Petru è il capo famiglia e ha costruito una casa molto ampia e curata in alcuni uffici dell’albergo al primo piano. Sono circa 10 le famiglie di Rom rumeni che vivono nell’occupazione

I filmati raccontano le storie degli individui e delle singole comunità insediate, oltre che la vita della comunità nel quotidiano. Una esperienza che è una finestra su quello che potrebbe essere un futuro multiculturale.

Sì infatti l’idea è quella di esplorare “il possibile”. Uno degli obiettivi, sin dall’inizio, è stato quello di  proporre una visione alternativa di come si può vivere tra etnie diverse. La relazione che si crea porta a risolvere i problemi, sono persone che esplorano nuove possibilità di convivenza.

Hai mai assistito a qualche conflitto?

Sì ma non etnico o razziale, solo semplici liti di condominio.

Un altro tema importante e su cui porta l’attenzione 4 StelleHotel è il Piano Casa, sostenendo e incoraggiando la firma di una petizione lanciata dai Movimenti per la casa.

Sì, il Piano Casa sta avendo effetti devastanti, non solo per i problemi riguardanti le pratiche di residenza, la possibilità di mandare i figli a scuola, l’assistenza medica. Oltre ad essere un problema nel presente è un’ ipoteca sul futuro, un chiaro messaggio sull’intenzione delle istituzioni verso chi vuole uscire dalle sacche di emarginazione di solito controllate dallo Stato, verso quei sistemi autorganizzati che sfuggono al sistema.

Come si vive con la paura costante?

Ogni famiglia spera di avere una casa propria un giorno, è legittimo sperare di avere una casa e di non andare per strada. Al 4 Stelle sanno tutti benissimo quale è il rischio ma per garantirsi il proprio diritto, o meglio, per ricevere un diritto che gli dovrebbe essere garantito, devono purtroppo entrare nella sfera dell’illegalità. Purtroppo senza questo paradosso che loro vivono quotidianamente, non avrebbero alternative.

La città di Roma ha subito dei colpi durissimi rispetto agli spazi indipendenti, molte occupazioni sono state sgomberate e i progetti che venivano portarti avanti tra quelle pareti, cancellati.

Sì, nei paesi che vivono la crisi e in generale dove si vive con difficoltà, è normale cercare luoghi e modi per esprimersi e attivarsi. A Roma si è fatto in tre direzioni: TERRA (orti urbani, riutilizzo degli spazi, riappropriazione delle terre etc.) CULTURA (ripresa di spazi dedicati alla creatività, che generano movimenti difficili da contenere, perché colpiscono anche persone che pur avendo tetto sulla testa partecipano per nutrirsi di questa vitalità e di queste possibilità) e CASA (bene fondamentale), naturalmente le tre esigenze sono legate. Il mio punto di vista è che bisogna andare avanti e continuare a organizzarsi.

Ho curiosato tra i tuoi progetti, ce n’è anche uno su Lampedusa. Mi aspettavo di vedere la Lampedusa degli sbarchi, dei centri di accoglienza e delle catastrofi al largo delle coste, ma tutto questo rimane sullo sfondo, il tuo occhio sceglie di raccontare con un altro sguardo, quello di un abitante disabile dell’isola.

Quando decidi di raccontare una fetta di realtà, puoi scegliere sempre come veicolarla. È difficile per me raccontare un posto senza le persone. Nel caso di Lampedusa si è verificata una situazione che mi capita sin da bambino, perché da sempre tendo ad attirare le persone più particolari dei luoghi in cui mi fermo, ci sono abituato e ora favorisco questa cosa.

Nel caso di Salvatore sono potuto andare nel luogo che sta sulla bocca di tutti e vivere un’esperienza al di fuori di quello che ormai leggiamo quasi tutti i giorni sui giornali, volevo viverla personalmente senza farmi condizionare.

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© Valerio Muscella

Ho assecondato le mie inclinazioni e gli eventi anche in quel caso, appunto, come l’incontro con Salvatore.
Più cerco di raccontare l’esperienza che sento e non quella che penso, più le immagini che produco sono sensate, se cerchi di raccontare quello che vivi le immagini sono vere. Nel caso di Lampedusa, ho visto un’isola abbandonata a se stessa, che qualche volta l’anno è sotto i riflettori del mondo con i migranti (che non ho mai visto), ma l’abbandono del luogo è palpabile, ci sono molti militari, molta solitudine.

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© Valerio Muscella

Com’è scattata la molla del reportage?

Dalla voglia di raccontare quello che succedeva nei miei viaggi. Ho iniziato praticamente da ragazzino, per questo non c’è una vera data di inizio. Il primo reportage ad aver avuto una diffusione più ampia è stato un lavoro sui ragazzi di strada della Bolivia. Vorrei continuare a mettere insieme passione e formazione accademica. Ho studiato psicologia clinica di comunità e mi sono specializzato in psicologia transculturale, vorrei continuare a collegare le due sfere, fotografia e sociale.

E il futuro?

È in produzione il documentario di 4 stelle hotel e siamo in fase avanzata.

Ottimo. Lo posso scrivere o è un segreto?

Sì lo puoi scrivere, anzi, incrociamo le dita!

4 stelle hotel
Valerio Muscella Photography

 – di Virginia Marchione

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