1 Million Roses è La Mostra Che Riunisce L’Arte, L’Iconografia E L’Eredità Di Angela Davis

La mostra cerca di tracciare una linea temporale dalla campagna "Free Angela" alle attuali conversazioni sulla giustizia sociale.

di Eric Otieno Sumba - Pubblicato il 25/02/2021
1 Milion Roses for Angela Davis - Sadie Barnette, My Father's FBI File, Project 4 2017 - Courtesy of the artist and NOME, Berlin, Photo by Gianmarco Bresadola

Cara Angela Davis! I nostri bambini sono ancora piccoli, ma hanno tutti dipinto un fiore rosso per te nel modo più bello che potessero fare. Ogni fiore è per dirti che tu, cara Angela, hai molti amici nel mondo.”

Così si legge in una lettera del 24 gennaio 1972, inviata ad Angela Davis da bambine/bambini e dai custodi di un asilo nella città della Germania orientale di Dresda. Tra il 1970 e il 1972, Davis, che era in attesa di essere processata per un crimine che non aveva commesso, ricevette centinaia di migliaia di lettere proprio come questa, la maggior parte erano in tedesco, che Davis parla fluentemente, e alcune in un inglese stentato.

Su iniziativa della dittatura del Partito di Unità Socialista di Germania, che la maggior parte degli ex cittadini over 50 della Repubblica Democratica Tedesca RDT (Germania dell’Est, 1949-1990) ricorderà vividamente, le lettere facevano parte della monumentale campagna Free Angela. La RDT ne approfittò appieno per far apparire il paese coerente e unito, utilizzando strategicamente le richieste per il rilascio di Davis per i propri fini. L’impatto della campagna fu tale che quando la 28enne Davis atterrò a Berlino Est nel 1972, non meno di 500.000 persone l’aspettavano, 500 delle quali, secondo alcuni resoconti si precipitarono freneticamente verso l’aereo quando le porte furono finalmente aperte.

Modello di cartolina, Junge Welt, 19.01.1971 ©Verlag 8. Mai GmbH/Junge Welt

Non sorprende che la popolarità della Davis abbia lasciato una traccia sia nell’arte della RDT che nella Germania occidentale. Nel 1972, durante la VII Mostra d’arte RDT a Dresda, la sua straordinaria immagine ispirò i dipinti di Willi Sitte, Bernhard Franke e Christoph Wetzel. Questi lavori fanno parte dell’attuale mostra, che è stata inaugurata il 10 ottobre 2020 e proseguirà fino al 30 maggio 2021, nel mezzo di un lockdown nazionale. Nel contesto degli eventi del 2020, la mostra cerca di tracciare una linea tra la campagna Free Angela e le attuali conversazioni sul tema della giustizia sociale.

Melvin Edwards, Samora (For Samora Machel), 1986. Melvin Edwards / VG Bild-Kunst, Bonn 2020, Courtesy di Alexander Gray Associates, New York; Galerie Buchholz, Berlino/Cologna; Stephen Friedman Gallery, Londra

Accolta come ospite di Stato nella RDT, dopo la sua assoluzione, Davis sperava in un movimento internazionalista verso la democrazia socialista, femminista e antirazzista, che era in netto contrasto con le sue esperienze di violenza e oppressione come donna Nera negli Stati Uniti. Questo momento di speranza è il punto di partenza storico dal quale parte questa mostra, che presenta dozzine di artiste e artisti contemporanee/i, tra cui Yael Bartana, Ângela Ferreira, Coco Fusco, Ellen Gallagher, Claudia Martínez Garay, Kapwani Kiwanga, Julie Mehretu, Senga Nengudi, Julia Phillips, Elske Rosenfeld, Anri Sala e Cauleen Smith, per menzionarne alcune/i.

Vista della mostra, 1 Milion Roses for Angela Davis
Heinz Wodzicka, Angela Davis, 1972. © SKD, Foto di Laura Fiorio

Willi Sitte, Angela Davis und ihre Richter, 1971 [Willi Sitte, Angela Davis and her Judge, 1971] ©VG Bild-Kunst, Bonn 2020
Sono 52 le opere d’arte presentate, insieme a un vasto materiale d’archivio e inclusa una selezione di cartoline di Solidarity Action, che un tempo diedero conforto alla Davis, mentre era nella sua cella. Tuttavia, la mostra include anche opere cross-mediali di artiste e artisti contemporanee/i che lavorano intorno all’iconografia di Angela Davis, da un lato, ponendo al centro della produzione artistica contemporanea il suo attivismo e il suo lavoro accademico. Ad esempio, Sadie Barnette crea un’installazione con i file di sorveglianza dell’FBI su suo padre, che fu un membro del Black Panther Party per l’Autodifesa, e per un po’ guardia del corpo della Davis. Un’altra artista, Gabriele Stötzer, affronta in una performance video il periodo della sua incarcerazione durante l’era della RDT, creando un arco narrativo della pena detentiva di Davis e del lavoro abolizionista. Stötzer affronta la contraddizione centrale della RDT, che sosteneva la campagna di liberazione della Davis ma reprimeva violentemente gli sforzi di riforma, e a parole si limitava a sostenere l’antirazzismo in casa.

Carrie Mae Weems, Josephine Baker (from the series Slow Fade to Black), 2009-2011. ©Carrie Mae Weems, Courtesy of Jack Shainman Gallery (New York), Galerie Barbara Thumm (Berlin)
Senga Nengudi, Performance with Inside/Outside, 1977. ©Courtesy of the artist, Sprüth Magers, Thomas Erben Gallery, and Lévy Gorvy – Photo by Ken Peterson

Nelle fotografie, nei video, nelle sculture, nelle installazioni sonore e nelle opere concettuali della mostra, una giovane generazione di artiste e artisti pone uno sguardo sul continuo impegno della Davis per la giustizia sociale, la sua lotta contro il razzismo e il sessismo e l’iconografia della sua immagine in un storia globale della resistenza. In conversazione con ampi materiali d’archivio e opere di artisti della RDT, a Dresda viene creato a uno spazio sperimentale di incontro tra passato e presente. Poiché i musei tedeschi sono stati chiusi subito dopo l’apertura della mostra, il catalogo bilingue—disponibile da Mousse Publishing—sarà una risorsa importante per coloro che non possono recarsi a Dresda per vedere questa mostra necessaria.

1 MILION ROSES FOR ANGELA DAVIS
10 ottobre 2020 – 30 maggio 2021
Kunsthalle im Lipsiusbau
Dresda, Germania

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Sono uno ricercatore e studioso di decolonialismo. Lavoro sull'intersezione tra giustizia sociale, politica, economia, arte e cultura. Amo leggere, ballare, andare in bicicletta e il capuccino senza zucchero.