
‘Entanglements’ | Reclusione, identificazione e identità secondo Fiamma Montezemolo
Il 14 dicembre scorso la galleria Magazzino d’Arte Moderna ha inaugurato Entanglements, personale di Fiamma Montezemolo (Roma, 1971; vive e lavora a San Fransisco) curata da Matteo Lucchetti.
Tre le stanze, tre i lavori in mostra attraverso i quali l’artista e antropologa romana percorre più direzioni, idealmente intrecciate, che parlano di reclusione, identificazione, identità, interrogando e suggerendo le logiche dietro il concetto di alterità.
Nella stanza più ampia, che ospita l’opera video inedita Il serpente (2019), un uomo tatuato si spoglia della controversa etichetta pseudo-scientifica lambrosiana che in virtù di quei segni lo catalogava geneticamente e indelebilmente come criminale (L’Uomo delinquente, 1876, di Cesare Lombroso), costringendolo alla reclusione e spesso alla morte. Nell’installazione video, immersa in un buio illuminato ad intermittenza da teschi di barro nero di Oaxaca, appesi nel vuoto, il rettile aggrovigliato nel corpo tatuato del carcerato lombrosiano svuota l’uomo del pregiudizio, si trasforma, e lo trasforma, nel Dio serpente piumato Quetzalcoatl, divinità mesoamericana del vento, protettrice della conoscenza e delle arti.

Fiamma Montezemolo, Il Serpente (2019)
In Progetto Perucatti (2018), una riproduzione poetica del carcere borbonico nell’isola ponziana di Santo Stefano, opera realizzata con l’architetto e designer José Parral e che si ispira al panopticon di Jeremy Bentham, la torretta centrale, al tempo simbolo di controllo dei corpi imprigionati nelle celle disposte a circolo, cambia veste e proietta immagini evocative. Ispirandosi alla lettura dei diari, delle lettere, dei desideri dei prigionieri dissidenti politici confinati in questo carcere durante il fascismo (tra cui il presidente Sandro Pertini, e Altiero Spinelli, tra i membri fondatori dell’Unione Europea), Montezemolo interpreta, umanizza il controllato, e materializza il suo mondo, fatto di cieli e paesaggi aperti, di giochi dei bambini e di altre evocazioni. Il titolo dell’installazione fa riferimento a Eugenio Perucatti, uno degli ultimi direttori del carcere (dal 1952 fino al 1960, con la chiusura avvenuta nel 1964), che si batté per l’abolizione dell’ergastolo e per la trasformazione dell’esperienza carceraria da punitiva a riabilitativa.

Fiamma Montezemolo, Progetto Perucatti (2018)
Imprigionato fisicamente e socialmente in letture scarne e strategie di aumento e capitalizzazione del potere politico, del consenso sociale e culturale, il corpo contemporaneo, migrante, rappresentato dall’artista in Green, White Red (Mediterranean Blue) (2018) sembra quasi (con)fondersi con il mar blu Mediterraneo, sempre più prigione e tomba, che con il suo moto inesauribile e infinito suggerisce sia movimento che resistenza, e veste e interroga in loop il bianco della bandiera e dell’identità italiana. Questa forse l’opera più complessa delle tre: il corpo considerato alieno e/o diverso, nonostante la sua singolarità e pluralità fatica ad evitare le trappole di definizione e analisi monolitica di cittadinanza, confini e migrazione, perdendo diritti e identità.

Fiamma Montezemolo, Green, White Red (Mediterranean Blue) (2018)
In generale, in Entanglements l’artista recupera ed espone il corpo dissidente, povero, straniero—leggibile in combinazione singola o multipla—rendendolo protagonista di una linea temporale biopolitica senza tempo, che rovescia distanze storiche, geografiche, politiche, portando in superficie i sé, diversi dal supposto diverso del passato e del presente.
ENTANGLEMENTS
Fiamma Montezemolo (n. 1971)
Magazzino d’Arte Moderna
Via dei Prefetti 17, Roma
Dal 14 dicembre al 31 gennaio 2020
Ingresso Libero
English – Imprisonment, identification and identity in Fiamma Montezemolo’s ‘Entanglements’
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Immagine di copertina | Fiamma Montezemolo, Progetto Perucatti, 2018 – Tulle le immagini | Per gentile concessione di Magazzino

Johanne Affricot

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